Tubercolosi: torna a scuola obbligo di certificato “avvenuta guarigione”

di Riccardo Galli
Pubblicato il 25 Novembre 2011 - 15:54 OLTRE 6 MESI FA

ospedaleTORINO – “Noi possiamo adottare tutte le misure per evitare il rischio di trasmissione in classe, ma se un bambino rientra a scuola ancora nel periodo in cui il contagio è possibile, tutte le nostre precauzioni risultano vane”. Così alcuni dirigenti scolastici piemontesi dopo i numerosi casi di tubercolosi registrati tra Torino e provincia. E, visto che il problema evidentemente esiste, la Regione Piemonte ha deciso di reintrodurre il certificato di avvenuta guarigione, abolito solo tre anni fa ma che riporta la memoria a cronache d’altri tempi.

Dopo i tre tirocinanti di Medicina contagiati, l’endoscopista del Maria Vittoria, la studentessa del liceo Majorana e i due bimbi di due scuole materne torinesi, la Regione ha deciso di prendere provvedimenti. Un fenomeno, il ritorno della tubercolosi, non solo piemontese però. Il caso più eclatante risale infatti all’estate scorsa a Roma, quando una dipendente dell’ospedale Gemelli risultò essere positiva al test della Tbc e, i successivi controlli sui pazienti del nosocomio capitolino, rivelarono che più di un paziente era stato contagiato.

Torino e l’area metropolitana registrano però, fin dal 2009, un’incidenza della malattia da due a cinque volte superiore al resto delle province piemontesi e comunque superiore alla media nazionale. E, mentre si aggiungono nuovi casi, la Facoltà di medicina che frequentavano i tre studenti contagiati ha inviato a 150 tirocinanti del «canale A», quello della studentessa ricoverata e degli altri ragazzi colpiti, altrettante lettere in cui li si informa della sospensione dell’attività di tirocinio per motivi precauzionali, a partire dai reparti chirurgici, e la loro convocazione per il test della tubercolosi. «Per ora è limitata al nostro canale per il semplice fatto che tutti i casi si sono avuti da noi. Ma non è detto che, in base ai risultati dei nostri test, la sospensione si estenda al canale B», commenta un ragazzo.

Il ritorno della Tbc, malattia che sembrava scomparsa dalla nostra vita quotidiana, e di cui gli adulti di oggi ricordano al massimo la puntura che gli veniva fatta, a scuola, da piccoli, è quindi una realtà. Non un’epidemia, non un allarme vero e proprio ma la tubercolosi è tornata a contagiare. Le donne sono più colpite degli uomini e la fascia tra i 25 e i 65 anni registra il maggior numero di malati, tra i bambini e gli studenti da zero a 14 anni la malattia non è un’emergenza nuova: i casi pediatrici sono una quindicina l’anno a Torino e venti in tutto il Piemonte.

Non un vero e proprio allarme dunque ma un pericolo c’è: “occorre fare ancora molti sforzi per migliorare le misure igieniche, la formazione e l’informazione del personale e dei cittadini”. Soprattutto, aggiunge l’epidemiologa Chiara Pasqualini, “è fondamentale che le strutture esistenti non vengano depotenziate”. L’arma “è la tempestività della diagnosi”. Le guarigioni sono la stragrande maggioranza: il 90 per cento. Anziani, malati e bambini sono i più vulnerabili, e allora bentornato certificato di avvenuta guarigione. L’assessore alla Sanità, Paolo Monferino ha annunciato una modifica alla legge regionale che lo aveva cancellato nel 2008. Il documento che certifica l’avvenuta guarigione è una garanzia in più: “una procedura necessaria per monitorare ed eventualmente isolare casi di malattie infettive, anche alla luce di un aumento dell’immigrazione e delle patologie che a volte ad essa sono legate”, sottolinea Monferino. La tubercolosi è una malattia prevenibile e curabile: la principale arma di difesa è trovare, curare e isolare tempestivamente i malati per impedire o ridurre la trasmissione. Per questa ragione la Regione ha ritenuto prezioso lo strumento del certificato medico a conferma dell’avvenuta guarigione.