Università: i professori dovranno insegnare, basta ricercatori colf

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Gennaio 2012 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Brutte notizie per la Cepu e per i professori universitari nella bozza del decreto semplificazioni a cui il governo sta lavorando. L’articolo 56, lettera E, stabilisce infatti che vengano escluse “tutte le università telematiche dalla ripartizione di una quota dei contributi di cui alla legge sulle università non statali legalmente riconosciute”. In particolare si tratta dei fondi per il merito, soldi che alle telematiche potevano arrivare grazie ad una norma introdotta dalla riforma Gelmini, e ribattezzata appunto “emendamento Cepu”. Un’altra importante novità riguarderà poi i ricercatori di tutte le università: ai ricercatori a tempo indeterminato infatti, non potranno più essere affidati “compiti di tutorato e didattica integrativa”. Dovranno fare ricerca punto e basta, e i professori dovranno tornare a fare i professori. Cioè dovranno lavorare molto più di quanto non facciano oggi.

Che i ricercatori debbano fare i ricercatori e i professori i professori, appare come un’ovvietà. Ma nelle nostre università tale non è. I ricercatori svolgono infatti spesso, quando non sempre, compiti di “didattica integrativa”. Fanno in altre parole quello che dovrebbero fare i professori, cioè tengono lezioni ed esaminano gli studenti. In questo modo di tempo per la ricerca a loro ne rimane ben poco ovviamente, mentre ai professori di tempo ne rimane, e molto.

Tempo per scrivere libri o concedere munifiche consulenze. O ancora per tenere corsi in università private o magari anche solo tempo per andare al cinema o, visto che di problemi all’interno delle nostre università ne esistono, e che i prof non sono tutti degli scansafatiche, anche tempo da dedicare all’università stessa. Ma che sia per una buona o per una cattiva causa, con i ricercatori che svolgono il compito dei professori, questi fanno per forza di cose altro. Ora, se questo paragrafo del decreto passerà, i professori dovranno tornare a fare i professori. E gli studenti, spesso costretti ad inseguire i loro insegnanti per un colloquio, non saranno più costretti a parlare con un giovane ricercatore, ma potranno sedersi, incredibile ma vero, di fronte al loro professore.

E se i professori dovranno tornare a sedersi in cattedra, il provvedimento sulle semplificazioni toglierà poi quei fondi concessi alle università telematiche dal precedente ministro competente: Mariastella Gelmini. Ministro che, con un emendamento ribattezzato malignamente “emendamento Cepu”, aveva concesso lo status di vere e proprie università agli atenei telematici. I maligni aveva visto in quella riforma un regalo al fondatore e titolare del mondo dell’apprendimento privato italiano, cioè Francesco Polidori, guardacaso uno sfegatato fan del Cavaliere. Con le semplificazioni via status e via, soprattutto, fondi. Con buona pace del Cavaliere e di Polidori.