Rimpasto, Conte non lo vuole ma non basta nella pantomima fra Pd e M5s

Rimpasto? “Nessuno me lo ha chiesto”, risponde il premier: E’ la verità? Può darsi, ma tutte le circostanze indicano il contrario.

Dopo il referendum e le elezioni regionali il governo torna a fibrillare non perché sia messo in discussione. Forse e senza forse Giuseppe Conte è stato l’unico ad uscire vittorioso dalla doppia consultazione. Gli elettori hanno detto praticamente che si fidano di lui e non gradirebbero scossoni o, peggio ancora, nuove elezioni che porterebbero il Paese nel caos in un momento in cui c’è, invece, bisogno di pace e tranquillità. Dovrebbero presto arrivare 209 miliardi dall’Europa, altri probabilmente dal MES. Chi la gestirebbe questa somma se l’Italia fosse senza governo?

Tutto giusto, tutto sacrosanto. Il fatto è che nelle due forze politiche di maggioranza che dominano il proscenio (Pd e 5S) gli obiettivi sono diversi e non si riesce a trovare un minimo comune multiplo. I Dem hanno riportato ottimi risultati il 20 e 21 settembre, si risentono forti e presentano il conto ai pentastellati che sono usciti con le ossa rotte dalle elezioni. Nicola Zingaretti è lapidario: ”Subito il salva- stati, la sicurezza e la legge elettorale”. Sul MES i Grillini nicchiano. Non dicono no, ma nemmeno si. Sulla sicurezza sono perplessi perché le norme in vigore furono  firmate e varate dal governo gialloverde, cioè da Salvini e Di Maio. Sulla legge elettorale i dubbi e le perplessità sono molti.

Quindi, lo scontro è aperto, ma i 5S sanno di avere una netta maggioranza in Parlamento. Se si dovesse andare alla conta, il Pd dovrebbe piegare la testa. E allora? Si torna al punto di partenza e cioè al rimpasto. Con un esecutivo nuovo e più bilanciato, la situazione cambierebbe e i Dem potrebbero avere più forza per le decisioni da prendere. Ma la realtà  è che Conte non ne vuole sapere di cambiare i ministri. Così è quasi libero di prendere i provvedimenti che preferisce senza intermediari. Non dimenticando pure che il centro destra chiede a gran voce nuove elezioni perché così com’è il Parlamento non è in sintonia con la maggioranza degli elettori.

Gli ostacoli da superare sono tanti: oltre al MES (che i Grillini rifiutano) c’è il problema della legge elettorale che dovrebbe essere proporzionale con uno sbarramento al cinque per cento. I più deboli sbraitano, si oppongono con tutte le forze. Soprattutto Italia Viva di Matteo Renzi insieme con Liberi e Uguali che ha il ministro della Salute Roberto Speranza nell’esecutivo. Sopravviverebbero alla mannaia del 5 per cento? Probabilmente no ed allora l’ex presidente del Consiglio lancia sul tavolo la briscola, perché senza di lui questo Governo non ha la maggioranza al Senato. È lui l’ago della bilancia e sa di esserlo. Mentre a destra si insiste per il maggioritario. Chi vince governa per 5 anni senza inciuci. Chi perde rimane all’opposizione e svolge il suo ruolo di “cane da guardia”.

In tutta questa grande confusione, al di là del tema rimpasto, c’è l’incognita dei Grillini divisi e bastonati dalle urne. Ieri, l’assemblea che doveva prendere decisioni importanti è andata deserta o quasi.  Molti vogliono il Congresso che consegnerebbe ai nominati ruoli ben precisi. Però, fino a quel giorno che succederà? “Apriamo gli stadi di calcio”, gridano in parecchi. Ci chiediamo: è solo il pallone il problema del Paese? Suvvia, non scherziamo.

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