Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è un fenomeno. Ammettiamolo. Di più: è un recordman. All’incontrario.
Constata Antonello Piroso su La Libertà. In soli 30 giorni -altro che i primi 100 di cosiddetta “luna di miele” con l’opinione pubblica, che seguono di norma un’elezione- è riuscito ad irritare perfino chi l’ha votato.
Prendete l’annunciato premio ai dipendenti dell’Ama (la municipalizzata che si occupa di rifiuti) se non marcheranno visita fino al prossimo 31 dicembre.
Iniziativa tra il surreale e l’offensivo per i tanti lavoratori che non si fanno fare da medici prezzolati comodi certificati per starsene a casa.
In effetti, una gratifica a chi non è assenteista è un inedito assoluto.
Perfino Repubblica, di certo non un giornale antipatizzante, ha rilevato: “Si tratta la normalità come una virtù”.
Ciò nonostante, l’assessore all’ambiente Sabrina Alfonsi ha spiegato con nonchalance: “Il bonus è legato alla disponibilità del lavoratore a garantire la massima presenza”.
Maddai.
L’ex sindacalista Marco Bentivogli, che di destra certo non è, ha sparato ad alzo zero: “Non c’è nulla di sindacale in questo accordo con Ama, è solo il corporativismo di chi vive di rendita politica”.
Se il buongiorno si vede dal mattino, chissà cos’altro potrà succedere quando sulla Capitale pioveranno i soldi del Pnrr, del Giubileo 2025, dell’Expo 2030.
Ma andiamo con ordine.
Gualtieri come Raggi
In occasione del suo insediamento, lo scorso 21 ottobre, il neo primo cittadino replica a modo suo la celebre quanto improvvida affermazione dell’ex sindaco Virginia Raggi, “il vento sta cambiando, signori: il vento sta cambiando”. E quindi avverte: “Bisogna stare sul pezzo”.
Roba forte. Bene.
E quindi?
“Ho incontrato i vertici di Ama e stiamo programmando la pulizia straordinaria di Roma”.
Ma non si potrebbe garantire quella ordinaria?
Macchè. Lui, imperterrito, fascia tricolore e petto in fuori: “Pensiamo di farcela per Natale”.
Natale? Ma è domani.
Non contento, Gualtieri si deve essere detto, novello Totò: ma perchè una data così lontana? Facciamo vedere che abbondiamo, e ha rincarato: “Forse pure prima, se riusciremo a essere rapidi”.
Rapidi a pulire, come la Fulgida
E come no: più veloci della Fulgida nel “ripulire i cumuli di rifiuti, spazzare le strade, falciare l’erba e liberare le caditoie”.
Le caditoie, queste sconosciute (ai più, che infatti le chiamano “tombini”).
Ciliegina finale: alla titanica impresa Gualtieri ha pensato bene di chiamare tutti i romani, “valorizzeremo l’apporto di quanti ci vorranno aiutare”.
Residenti che già tartassati dalla più alta addizionale Irpef comunale e regionale, dovrebbero pure rimboccarsi le maniche. Un capolavoro.
A un mese dalla festività ci si è ovviamente resi conto che la promessa di far brillare il comune più popoloso (2.800.000 abitanti) e più esteso (1.300 chilometri quadrati) entro Natale si era rivelata azzardata.
Perchè “la grande monnezza” della “grande bellezza” è un Moloch da far tremare i polsi.
Gualtieri vuole stimolare la produttività dell’Ama, come?
E siccome i dipendenti dell’Ama non sono famosi per la loro produttività (“Tra gli oltre 4.300 operatori ecologici circa 1.500 risultano inidonei, parzialmente o totalmente, temporaneamente o permanentemente, alla specifica mansione assegnata”: uno su tre, report 2019 della stessa Ama), et voilà l’ideona della mancia, pardon: gratifica alla produttività, di 360 euro lordi.
Per complessivi 3.000.000 deliberati dal Comune quale finanziamento straordinario ad Ama.
Al cui vertice, al posto del dimissionario Stefano Zaghis di nomina pentastellata, Gualtieri ha scelto Angelo Piazza, già ministro agli affari regionali nel primo governo di Romano Prodi e della Funzione Pubblica nel primo governo di Massimo D’Alema.
Gualtieri nel fare la Giunta di Roma ha accontentato tutte le correnti
E qui veniamo al secondo tasto dolente, di questo primo mese vissuto spensieratamente: la composizione della giunta e il costo dello staff del sindaco.
Per la prima, Gualtieri ha accontentato chi di dovere, cioè le correnti di rito romano del Pd, arruolando come assessori una franceschiniana, un ex rutelliano, quello di sinistra-sinistra e quella benedetta da DemoS (Democrazia solidale), facendo però un dispetto a Nicola Zingaretti.
Come? Annunciando proprio il 21 ottobre, quando ancora non si era neppure iniziato a lavorare sui nomi per la giunta, di aver scelto come proprio capo di gabinetto Albino Ruberti, cioè…il capo di gabinetto del presidente della regione Lazio.
Scelta concertata? O piuttosto sconcertante per Zingaretti? O tutto un gioco delle parti? Sta di fatto che è stata annotata l’apparente freddezza tra lui e il Sindaco alla festa di compleanno di Goffredo Bettini, il ras romano premio Oscar come miglior sceneggiatore (perchè presente in tutte le trame, secondo alcuni per davvero, secondo altri solo per millantato credito e abuso di credulità popolare).
Lo stipendio di Ruberti in Comune a Roma
Ruberti guadagnerà pure 14 mila euro in più, ha calcolato Il Tempo di Roma, per oltre 200.000 euro lordi, comprensivi di un’indennità ad personam di 69.000. La segretaria particolare di Gualtieri, Cristina Maltese, ne prenderà invece 113.000, quasi il triplo di quanto incassato da Fabrizio Belfiori nello stesso ruolo con Virginia Raggi, 42.000.
Ruberti è già noto alle cronache per essere stato sorpreso a violare il lockdown per una grigliata a casa di amici nel maggio 2020. “Non era una grigliata, e si trattava di una colazione di lavoro” specificò lui, apparendo infastidito dal dover rendere conto di un comportamento vietato ai comuni mortali, ma smentendo di aver proferito la fatidica frase “lei non sa chi sono io” ai poliziotti che l’avevano fermato.
I quali, secondo Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, erano stati “sbeffeggiati solo perchè ‘colpevoli’ di svolgere il proprio lavoro in favore della collettività”.
Violato il lockdown: Roma non è Londra
Ruberti sarebbe sceso in strada “con atteggiamenti irrispettosi, senza mascherina e senza rispettare la distanza di sicurezza”, apostrofandoli: “Le normative le scrivo io, tu non sai chi sono io”. Ruberti confermerà di aver usato il “tu” (“li ho visti giovani, poi mi sono subito corretto”), ma negherà di essere ricorso a “parole che non mi appartengono. Volevo solo spiegare che era un incontro di lavoro e quale fosse il mio ruolo”.
Negli stessi giorni, in Gran Bretagna, il superconsulente del premier Boris Johnson nella lotta al Covid, l’epidemiologo di fama mondiale Neil Ferguson, si dimise -causa mancato rispetto del lockdown- per aver raggiunto la sua amante attraversando Londra.
Da noi, ça va sans dire, le dimissioni non sono state nè presentate nè richieste da alcuno.
Ruberti si è scusato per “la leggerezza”, ed è andato in pace. Amen.
* da La Verità