Roma, cosa ci fanno Virginia Raggi e Beppe Grillo? Turani: Fra caramelle e Medio Evo…
Pubblicato il 19 Settembre 2016 - 07:08 OLTRE 6 MESI FA
Virginia Raggi, ma cosa ci fa in Campidoglio la bambolina imbambolata”? e cosa ci fa a Roma Beppe Grillo in barba a Costituzione e regole di democrazia le più elementari? si chiede Giuseppe Turani che si risponde così: Virginia Raggi “è come una bambina viziata desiderosa di coccole: caramelle per il sindaco”. (Articolo pubblicato anche su Uomini & Business). Beppe Grillo ci vuol portare al Medio Evo con la sua assurda “decrescita felice”, ma nel Medio Evo ci ha già riportato con il suo sistema di conduzione del Movimento 5 stelle.
Due sono i misteri di Roma in questo momento: Beppe Grillo e Virginia Raggi. Del primo, che ha promesso che a gennaio farà il tagliando al sindaco della capitale e che comunque ha già detto che alle Olimpiadi bisogna dire No, si può dire solo che siamo molto vicini alla follia, contro la Costituzione, contro la tradizione politica e altro ancora.
Nessuno ha mai eletto questo signore a qualsiasi carica, non ha quindi alcun ruolo istituzionale, il Tribunale di Napoli ha già sentenziato che il suo Movimento è fuori dalla legge, eppure continua a comportarsi come se fosse il padrone di Roma. Approva e disapprova le scelte del sindaco, boccia funzionari e assessori (o promuove), detta linee strategiche importanti (no Olimpiadi, ma anche no ai termovalorizzatori).
La cosa curiosa (già detta, ma giova ripetere) è che nessuno dei nostri valenti costituzionalisti ha speso una sola parola per denunciare questa anomalia: un signor nessuno che si comporta da padrone di tutto. E anche tre quarti dell’arco politico tace e accetta.
Ma, si dirà, è il fondatore del Movimento, gode della fiducia di un terzo degli italiani e quindi…
Errore. Non esiste che si abbia potere in politica senza responsabilità. Se si accetta questa prassi, quella dei guru che stanno a casa loro, e che da lì dirigono la politica, senza mai rispondere in un confronto pubblico, allora non abbiamo capito niente della politica e della democrazia. Siamo tornati al Medioevo senza dirlo.
Poi c’è il secondo mistero, la Raggi. Sorvoliamo sul fatto che in quasi tre mesi non ha ancora combinato niente, nemmeno è riuscita a completare la sua giunta. Cosa per cui qualunque altro sindaco di qualunque altra città italiana sarebbe stato espulso dal palazzo comunale dalla folla inferocita.
E sorvoliamo pure (noi che non abitiamo a Roma) sulle tonnellate di monnezza che ingombrano le strade senza che ci sia un’idea di come toglierla. Sorvoliamo sugli assessori nominati e dimissionati nel giorno di poche ore o su quelli scappati a gambe levate.
Dopo aver accantonato tutte simili questioni, rimane una domanda: ma chi è questa Raggi? Pare che passi il tempo in riunioni infinite, tutto il giorno, spesso girando per ore intorno a problemi che non trovano mai una soluzione. Quando quel pezzo di giunta che è riuscita a mettere assieme arriva finalmente a una decisione, anche minuta, sembra che ingenuamente lei chieda: “Nessuno mi fa l’applauso?”.
Il sospetto che si fa strada è che non sia nemmeno la “bambolina imbambolata” di Vincenzo De Luca, ma poco più di una bambina viziata, desiderosa di coccole e di caramelle. Facile a irritarsi se viene contraddetta.
Ormai è accertato che non sa fare quasi nulla, a parte rilasciare proclami e dichiarazioni che scivolano come acqua su un tavolo di marmo. Chi cercasse oggi sue tracce nella capitale, troverebbe solo sue fotografie con la fascia tricolore (la indossa appena può) e niente altro.
Poiché ha una sua furbizia da avvocato, sia pure non eccelso, non si lancia in dichiarazioni impegnative come il Di Maio e quindi non confonde il Cile con il Venezuela perché certamente conosce la differenza ma in ogni caso ha l’astuzia di non parlarne.
Per quanto ci si sforzi, questa è la conclusione, risulta quasi impossibile capire perché la Raggi oggi sia il sindaco di Roma e, soprattutto, che cosa diavolo ci faccia in Campidoglio.