Draghi, difendi l’Europa dalla guerra valutaria

di Salvatore Gatti
Pubblicato il 19 Febbraio 2013 - 12:46| Aggiornato il 14 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ impressionante vedere come uno degli uomini più importanti dell’economia mondiale (una recente classifica lo ha indicato come il sesto uomo più potente del mondo), Mario Draghi, il presidente della Bce, la Banca centrale europea, stia sfidando il buonsenso nel tentativo di sopire le discussioni sulla guerra valutaria in atto.

E’ impressionante che che egli affermi che gli “attuali livelli di cambio siano il risultato solo di politiche macroeconomiche interne volte a potenziare le economie” stando bene attento a non menzionare il Giappone. E che “meno si parla dei tassi di cambio meglio è”.

E’ impressionante come si sia dimenticato che pochissimi giorni fa il G20 (l’organizzazione dei venti paesi economicamente più importanti del globo) abbia concluso i suoi lavori censurando “chi agisce manovrando la leva del cambio per ottenere vantaggi competitivi nel commercio mondiale”.

E’ impressionante che non tenga neppure conto dei numeri, un economista! Infatti, lo yen si è già svalutato, quest’anno, passando da un valore di 114,48 all’inizio del 2013 (euro contro yen) a un valore di 125,24 di ieri mentre, per raffronto, a luglio del 2012 era a 94,31. Insomma, una svalutazione non piccola. E che sembra essere appena all’inizio, tant’è che ieri il premier giapponese, Shinzo Abe, ha minacciato apertamente la Banca centrale giapponese di cambiargli lo statuto se non si allineerà ai voleri del governo.

E’ impressionante, in conclusione, che non abbia intenzione di proteggere l’Europa dal Giappone nel corso di una guerra valutaria iniziata lontano ma destinata a penalizzare fortemente le nostre esportazioni. Cioè noi.