M5s, prospettiva o una speranza mal riposta? Gli italiani si interrogano

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 10 Gennaio 2017 - 06:18 OLTRE 6 MESI FA
M5s, prospettiva o una speranza mal riposta? Gli italiani si interrogano

M5s, prospettiva o una speranza mal riposta? Gli italiani si interrogano. La crisi di Virginia Raggi, sindaco di Roma, ha scaenato una bufera. Nella foto, Raggi sul tetto del Campidoglio per non essere intercettata, come un latitante

Il Movimento 5 Stelle rappresenta per gli italiani una prospettiva o una speranza mal riposta? si interroga Salvatore Sfrecola in questo articolo pubblicato anche sul blog Un Sogno italiano.

Sono stati in molti ad interrogarsi, fin dall’indomani delle elezioni legislative del 24 e 25 febbraio 2013, sul perché il Movimento Cinque Stelle, solo di recente apparso nell’agone politico, abbia potuto ottenere un così rilevante successo che si è riprodotto successivamente, in modo significativo e per certi versi inaspettato, anche in alcune elezioni locali, in particolare a Torino e Roma dove, nei ballottaggi, sono prevalse Chiara Appendino e Virginia Raggi al successo delle quali hanno concorso molti elettori che, al primo turno, avevano votato per i partiti di Centrodestra, dalla Lega a Fratelli d’Italia, a ForzaItalia. A Roma, in particolare, NoiConSalvini. Scelte delle quali il M5S sembra non essersi dato carico nelle successive scelte parlamentari e di governo. Neppure nell’intento di consolidare in qualche misura quei consensi.

Da allora ad oggi questo Movimento, quando impegnato in funzioni di governo locale si è presentato all’opinione pubblica con qualche difficoltà nella gestione della cosa pubblica, evidenti soprattutto a Roma, senza che, tuttavia, ne sia stata lesa l’immagine. Per onestà va detto che Roma è città che, dal punto di vista amministrativo, sconta decenni di cattiva amministrazione, dalla gestione del traffico alla raccolta dei rifiuti urbani, alla manutenzione delle strade e dei marciapiedi. Questi ultimi spesso dimenticati, come sanno bene le persone anziane o con handicap e le mamme con carrozzina costrette a slalom tra pavimentazioni in vario modo sconnesse. Argomenti che, come ognuno comprende, danno la misura della efficienza del Sindaco e della Giunta comunale. I cittadini romani, tuttavia, hanno fin qui dimostrato una straordinaria pazienza nei confronti della Raggi impegnata in improbabili candidature ad assessorati chiave, come quello del bilancio o alle municipalizzate. Pazienza e comprensione per l’inesperienza della persona che certamente non sono infinite.

L’inchiesta su Mafia Capitale, per parte sua, ha dimostrato che esistono obiettive difficoltà della gestione della Città, che vi sono settori difficilmente governabili in ragione di vecchi e consolidati interessi criminali attraverso i quali gente senza scrupoli, all’ombra della politica, specula sul costo dei servizi e delle forniture le quali sono inoltre assolutamente inefficienti.

Devo dire che, come molti italiani, ho guardato con simpatia il M5S e mi sono trovato a votarlo al pari di tutti coloro i quali hanno maturato nel tempo una avversione profonda nei confronti della politica delle chiacchiere assolutamente incapace di raggiungere anche i più modesti obiettivi indicati nella campagna elettorale. Una politica che non sembra riuscire a rinnovare la propria classe dirigente ed a collocare in posizione di responsabilità persone affidabili e capaci, le quali abbiano realmente il senso dell’istituzione che sono chiamate a servire.

Ho anche condiviso l’iniziale prudenza con la quale il Movimento non si è presentato in televisione o nelle occasioni di confronto politico nella evidente consapevolezza della scarsa preparazione specifica dei singoli nel linguaggio del confronto politico a fronte dei più esperti esponenti dei vari partiti impegnati a difendere le rispettive storie responsabili della sfascio delle istituzioni. Poi sono cresciuti i Di Maio, Di Battista, Fico, Di Stefano, Bonafede, Ruocco, Toninelli, per non citare che i più noti.

Stupisce, pertanto, come il M5S, giunto alla conquista del Campidoglio, in un ballottaggio nel quale hanno concorso al successo di Virginia Raggi anche elettori del Centro destra, uniti dal desiderio di evitare la vittoria del renziano Giachetti, espressione della vecchia politica del consociativismo capitolino, non abbia compreso l’importanza dell’occasione di avviare, attraverso la gestione amministrativa della Capitale, la scalata al governo della Nazione.

Questa convergenza sul nome del giovane avvocato romano candidata sindaco avrebbe dovuto impegnare il Movimento nella ricerca di una adeguata squadra di governo della Città, certo non facile da individuare ma che avrebbe dovuto costituire un impegno forte per dimostrare una capacità di gestione della cosa pubblica tale da costituire una base di credibilità in vista delle elezioni politiche generali. Perché è evidente che se il Sindaco eletto e il movimento politico che l’ha scelta si è trovato in difficoltà al momento di individuare una ventina di soggetti per ricoprire le cariche politiche e amministrative, gli assessorati, il Capo di gabinetto, il Segretario Generale ci si può chiedere legittimamente come il Movimento possa mettere in campo quel centinaio e più di uomini e donne che dovrebbero, in caso di vittoria alle elezioni politiche, ricoprire il ruolo di ministro, sottosegretario, Capo di gabinetto, Capo di Ufficio legislativo. La domanda è legittima e la risposta non c’è stata perché, nonostante garbate sollecitazioni da più parti provenienti, il Movimento non è stato in condizioni di scegliere per gli incarichi di Giunta personalità di spessore e capaci di dialogare con la struttura amministrativa del Comune e delle aziende. Perché una cosa che sembra sfuggire agli uomini del M5S è che non basta indicare degli obiettivi di governo se non si ha la capacità di dialogare con i propri collaboratori avendo il linguaggio e la capacità di intendersi con l’apparato.

Non è facile, ne siamo consapevoli per antica esperienza nelle amministrazioni e negli organismi di controllo, ma è evidente che l’impegno che avrebbero dovuto mettere in campo il Movimento e il Sindaco eletto sarebbe stato proprio quello di presentare alla Città persone autorevoli e preparate capaci di trasferire nella gestione ordinaria dell’amministrazione le idee di buona politica che il Movimento ha o si vanta di rappresentare. Mi rendo conto, come ho appena detto, che non è facile, che in molti del M5S era evidente la preoccupazione di non imbarcare sulla navicella della nuova Giunta persone provenienti da precedenti esperienze, dal sottobosco della politica capitolina.

Mi ero accinto a scrivere di queste cose quando l’altra sera in televisione, su La7, è andata in onda una puntata di Piazza Pulita tutta dedicata a Roma, al “crac” della Capitale d’Italia, con una serie di servizi presentati da Corrado Formigli che hanno denunciato in tutti i settori gravissime insufficienze e paurose illegittimità fonte di ingenti danni finanziari al Comune e alle aziende, resi possibili da inadempimenti amministrativi e dall’assenza di controlli, nelle aziende municipalizzate, in particolare dell’ATAC, che ha il peggior parco mezzi, per continuare con impianti sportivi costosi ma rimasti incompiuti e inutilizzati. Tutte vicende sulle quali indaga la magistratura. Anche in tema di edilizia convenzionata sono state rilevate gravissime inadempienze del Comune che hanno dato luogo a speculazioni e ad altri illeciti in danno degli ignari acquirenti.

Questi fatti, certamente pregressi, sui quali la Raggi non ha saputo o potuto intervenire, non sono stati capaci di scalfire la fiducia dei romani nel loro Sindaco, tanto che, al di là di alcune limitate flessioni del consenso presto riassorbite, è rimasto alto il consenso dei romani che pure hanno assistito al balletto degli assessori e alla vicenda del Capo del personale, Marra, arrestato per corruzione. Nulla che coinvolga il Sindaco ma ovviamente la preoccupazione riguarda la sua incapacità di scegliere o comunque la limitata platea dalla quale può scegliere o è in condizioni di scegliere i suoi collaboratori a livello di amministratori e di funzionari.

Non c’è dubbio che il M5S si trovi sotto il tiro incrociato della concorrenza in un momento surriscaldato del confronto politico, all’indomani dell’esito del referendum costituzionale nel quale il Movimento si è particolarmente distinto nella critica al confuso progetto Renzi-Boschi ed all’inizio di una campagna elettorale che sarà lunga probabilmente un anno e nella quale tutti i partiti faranno del loro meglio per denigrare il Movimento che appare, qualunque sia la legge con la quale andremo a votare, il più temibile degli avversari, così a sinistra come a destra. Comunque la si pensi non è interesse degli italiani che il M5S perda l’appeal di onestà e trasparenza con il quale si è presentato agli italiani, perché comunque la sua presenza è stimolante per i partiti che costringe ad una certa virtuosità che erano abituati a trascurare.

La campagna elettorale è lunga, come ho appena detto, e certamente le accuse, le polemiche e le recriminazioni la faranno da padrone nel dibattito sui giornali e nelle televisioni che non è bene si soffermi soprattutto sulle polemiche sulle regole interne dei partiti, sui codici di comportamento e su ogni altra vicenda che riguardi le persone che è giusto siano come dice la Costituzione all’articolo 54 impegnate “con disciplina e onore” nel servizio allo Stato. Ma i cittadini vogliono anche sapere quali sono i programmi, come vogliono realizzarli i partiti e con quali uomini dei quali i cittadini vogliono conoscere l’esperienza e la professionalità. L’auspicio è che il confronto politico si realizzi su questi temi perché gli italiani possano scegliere con serenità e consapevolezza chi li rappresenterà in Parlamento.