Berlusconi, 25 anni di errori. “Lui” li ha scelti, “Loro” hanno sbagliato e l’Italia…

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 8 Marzo 2018 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi e Francesca Pascale (foto Ansa)

Silvio Berlusconi e Francesca Pascale (foto Ansa)

ROMA – Quanti errori hanno commesso collaboratori e colonnelli di Silvio Berlusconi nella recente campagna elettorale, a cominciare dalla composizione delle liste. Tutto vero. Sono “loro”, i collaboratori e i colonnelli, che hanno gestito la vicenda elettorale fin dalla approvazione del rosatellum, quella demenziale legge elettorale con la quale abbiamo votato domenica 4 marzo che era evidente non avrebbe consentito la formazione di una maggioranza di governo. C’è da sperare che non abbiano effettuato per tempo una simulazione degli effetti, altrimenti si dovrebbe dubitare della loro intelligenza o della loro buona fede.
Ci sono stati errori nella scelta dei collegi da attribuire alla Lega e quelli da tenere per Forza
Italia, “in cambio di voti centristi naturalmente destinati a Berlusconi e che ora invece, non avendo “Noi
con l’Italia” raggiunto il 3 %, andranno in maggior parte alla Lega. Loro e soltanto loro, hanno assemblato liste incomprensibili, con nomi messi e tolti, rimessi e ri-tolti fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno, liste fondate su simpatie e antipatie personali che hanno scatenato la rappresaglia di moltissimi esclusi di peso”.

“Loro” hanno ripetutamente sbagliato. Ma è “Lui” che li ha scelti, un tempo e successivamente, quando sembrava che la candidatura fosse assolutamente svincolata da doti personali di capacità politica e di credibilità personale. Tutti messi in posizione di rilevante responsabilità politica e governativa senza arte né parte, scelti solo perché compagni di scuola, amici di amici, giovanotti e giovinette di molte speranze ma senza alcuna esperienza e preparazione professionale, sicché in Parlamento si è vista una maggioranza impotente, assolutamente incapace di fare quello che gli italiani attendevano dal Centro destra, la semplificazione normativa che pesa sulle persone e sulle imprese, la riduzione dei balzelli che accompagnano la vita quotidiana della gente, dalla culla alla vecchiaia.
Hanno sbagliato “Loro” anche allora, ma ha sbagliato “Lui” che li ha scelti e li ha tenuti e conservati nel tempo, provocando l’indignazione di chi aveva votato Centrodestra sperando di vedere
cambiamenti significativi nel Paese, quella rivoluzione “liberale” che il premier aveva promesso ma che è rimasta nel limbo delle buone intenzioni, quelle delle quali, come è noto, è lastricato l’inferno.
Ne ho scritto in “Un’occasione mancata” nel 2006, appena uscito da Palazzo Chigi, dove avevo
svolto dal 2001 le funzioni di Capo di Gabinetto del Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini. In quel libro, che ancora mi chiedono, non svelavo retroscena di vicende politiche o amministrative, ma davo conto di un clima politico amministrativo che ha consentito fossero mantenuti posizioni di potere e di responsabilità personaggi del precedente governo. I quali si sono impegnati a sabotare, giorno dopo giorno, già dalla fase di formazione delle scelte, il programma del governo Berlusconi.
Collocare in posizioni di potere, politico e amministrativo, personaggi non affidabili, privi dei
valori che il Centrodestra aveva sbandierato sulle piazze nella campagna elettorale acquisendo uno straordinario consenso, solo perché amici degli amici è stata la più grande colpa dei collaboratori del
Cavaliere. Il quale oggi non si può dolere degli errori “Loro” che hanno portato Forza Italia al minimo
storico, con prospettive di dissoluzione in tempi rapidissimi, per l’attrazione “fatale” della Lega, non più
“Nord” di Matteo Salvini, un leader che ha dimostrato di saper dialogare con la gente anche del Sud della quale ha compreso le antiche frustrazioni alimentate da decenni di politica clientelare e dalla presenza delle lobby guidate dalla malavita.
Gli errori si pagano, sempre. Soprattutto quelli dei capi ai quali si chiede la capacità di scegliere i
migliori e di guidarli. Perché solo con i migliori si vince. Napoleone così sceglieva i suoi generali e non si preoccupava che fossero a volte più bravi di lui perché era comunque lui a guidarli.
Berlusconi ha scelto spesso male. Può accadere, ma gli errori si correggono. Non lo ha fatto. Come
non ha formato una classe dirigente di livello, anche in vista della sua uscita di scena, inevitabile al
passare del tempo. E rischia di fare la fine del pugile suonato che non sa ritirarsi dal ring al momento
opportuno, quando ancora intatto è il suo prestigio e continua a combattere finendo più volte al tappeto
fino a quando non potrà più rialzarsi.