Giustizia in blocco con la beffa del ricambio se i giudici..

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 21 Settembre 2015 - 08:14 OLTRE 6 MESI FA
Giustizia in blocco con la beffa del ricambio se i giudici..

Giustizia in blocco con la beffa del ricambio se i giudici..

ROMA – Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog “Un Sogno Italiano“.

Qualcuno al Governo scrollerà di sicuro le spalle perché, in fin dei conti, la decisione del Presidente del Consiglio di Stato di dimettersi, motivando con la scarsezza di personale, è una situazione ben conosciuta a Palazzo Chigi determinata dalle scelte di Matteo Renzi. Scelte, come in altri casi, teoriche, di chi dimostra di non conoscere come si svolgono i processi e qual è il valore dei una giurisdizione, anche a trascurare l’ipotesi che, in realtà, il depotenziamento delle magistrature, da quella ordinaria, al Consiglio di Stato, alla Corte dei conti sia voluto.

“Udienze a rischio, impossibile andare avanti”, ha detto Giovannini, ripreso dal Corriere della Sera. In precedenza era stato Giorgio Santacroce, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione, a lanciare un grido di allarme appena constatato che quel “ricambio generazionale”, con il quale è stato intitolato (si chiama rubrica) l’articolo del decreto n. 90/2014, che aboliva il “trattenimento in servizio” oltre i 70 anni, era una autentica presa in giro perché a fronte di decine di magistrati anticipatamente pensionati i concorsi indetti reclutano poche unità e non negli stessi tempi, ovviamente. Sintomatico il caso della Corte dei conti, magistratura fondamentale per chi vuole controllare la spesa pubblica, che, con carenze di organico superiori al 30 per cento, si è vista autorizzare un concorso a 18 posti (d i c i o t t o!).

Mancano magistrati ma anche funzionari amministrativi, i cancellieri, in numero di oltre diecimila, una professionalità che non si improvvisa con qualche immissione da altre amministrazioni. E senza cancellieri non si tengono udienze. Mancano i funzionari della Corte dei conti, necessari a verificare le gestioni di 16 ministeri, 20 regioni, oltre 100 province, più di 8.000 comuni, per accertare sprechi ed eventuali illeciti, considerato che gli sprechi sono il più delle volte effetto di corruzione. Funzionari diretti di un minuscolo pool di magistrati per ogni regione. C’è da pensare che non si vogliano controlli efficaci.

Quanto alla Giustizia Amministrativa, che si identifica nel sistema Tribunali Amministrativi Regionali – Consiglio di Stato, un presidio forte della legalità a tutela del cittadino e delle imprese contro le lentezze e le inefficienze della burocrazia statale e degli enti pubblici, è evidente l’ostilità del Governo, manifestata a più riprese dal Presidente del Consiglio già nella sua esperienza di Presidente della Provincia e di Sindaco di Firenze, nei confronti delle pronunce dei giudici amministrativi che in alcuni casi avevano dato torto alle amministrazioni da lui presiedute. Perché è noto che ai politici di tutti i tempi e di tutti i paesi, tranne a quelli della Destra Storica (parleremo di Quintino Sella) il controllo di legalità non va proprio giù. E le sentenze che piacciono sono solamente quelle che danno ragione alle amministrazioni.

Infatti sbandierare il ricambio generazionale, certamente importante, a parole, senza far seguire iniziative adeguate a realizzarlo è dimostrazione, nella migliore delle ipotesi, di ignoranza dei problemi o di incapacità di risolverli.

È la prima volta che accade. È un gesto certamente simbolico (il Presidente Giovannini sarebbe andato in pensione a fine anno) ma di grande impatto, soprattutto in considerazione della personalità del magistrato, di grande valore e di lunga esperienza al TAR del Lazio e in Consiglio di Stato. Un magistrato molto stimato, dal tratto garbato mai coinvolto in polemiche, che oggi ricorre ad un gesto che resterà nella storia della magistratura come una risposta ispirata a grande dignità ed alto senso dello Stato nei confronti di un’ingiustizia, la riduzione di un periodo di servizio a chi era stato già autorizzato a proseguire nel lavoro, e, insieme, una risposta forte a chi ha voluto mettere in difficoltà il massimo organo di Giustizia Amministrativa, come ha fatto con magistratura ordinaria e Corte dei conti.

C’è, poi, un risvolto interno al Consiglio di Stato dietro le dimissioni del Presidente Giovannini (ma lo stesso è accaduto alla Corte dei conti), l’ostilità dei giovani magistrati a proroghe del trattenimento in servizio. Con la conseguenza che si renderanno immediatamente liberi molti posti di vertice che consentiranno promozioni a presidente di sezione. Intanto molti uffici rimarranno senza capo, a cominciare dal TAR del Lazio, ufficio delicatissimo per l’impatto sulle controversie in materia di appalti.

Giovannini aveva sollecitato, senza chiedere la proroga per sé, un intervento del Governo per un obiettivo interesse istituzionale.

Non ha ricevuto risposta.

E così, da fedele servitore dello Stato, ha preso il cappello ed ha salutato.