Matteo Renzi, la giusta accelerazione in vista delle Europee

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 23 Febbraio 2014 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA

Matteo Renzi, la giusta accelerazione in vista delle EuropeeROMA – Salvatore Sfrecola, magistrato e presidente di Sezione della Corte dei Conti, fu anche capo di Gabinetto e sulla base di una conoscenza dall’interno ha scritto questo articolo per Un Sogno Italiano:

Matteo Renzi ha accelerato sulla successione a Palazzo Chigi per una buona ragione. La credibilità ed il successo di un partito di governo non vengono giudicati dagli elettori per le idee che manifesta in Parlamento, nelle piazze, nei circoli, nelle sezioni o in altri similari luoghi o organismi dove si mobilita il consenso. Perché al momento in cui compilano la scheda nel segreto della cabina elettorale i cittadini hanno presente quel che il partito ha fatto al governo, qual è il successo che questo può vantare nelle politiche pubbliche, dall’ordine interno alla sanità, dalla scuola all’industria, al fisco, i temi che interessano i cittadini, perché con questi si confrontano giorno dopo giorno.

In sostanza ogni elettore è portato a valutare, al momento del voto, se e come le proprie esigenze sono state soddisfatte in adempimento delle promesse elettorali, di quell’indirizzo politico che è stato approvato nelle ultime elezioni. Ed esprime un giudizio che riversa nel voto.

È naturale che sia così, anche se spesso questo profilo è trascurato dai partiti malati di ideologismo i quali credono che le enunciazioni sui diritti, sulle regole o sugli obiettivi siano di per sé capaci di attrarre consenso, di mobilitare i cittadini. Mentre questo vale solo per gli attivisti.

Ha fatto bene, dunque, Renzi ad accelerare sul governo, perché ritiene di poter dare dimostrazione, con la sua indubbia capacità di sollecitazione dell’attività legislativa ed amministrativa, di saper avviare concretamente o addirittura di portare a conclusione almeno qualcuna delle riforme preannunciate in uno spazio di tempo che gli consenta almeno di mantenere i precedenti consensi in vista delle elezioni europee ed amministrative. È questo, infatti, un passaggio delicato, uno scoglio per tutti i partiti che nell’occasione certamente soffriranno, sia pure in misura diversa, degli effetti di una diffusa freddezza della gente per l’Europa e l’euro, a torto od a ragione individuati come responsabili della crisi economica e, pertanto, delle difficoltà che incontrano da anni i cittadini e le imprese. C’è poi da dire che la gestione degli enti locali segnala insufficienze varie nella erogazione di servizi con tariffe crescenti.

Dovrà correre, dunque, il Presidente del Consiglio e far correre i suoi ministri, soprattutto quelli che possono adottare provvedimenti capaci di rappresentare un segnale concreto di cambiamento. In materia fiscale, innanzitutto, per le caratteristiche proprie del fisco, dotato di una straordinaria flessibilità con effetti immediati, psicologici (già al preannuncio del provvedimento) e concreti, in caso di riduzione delle aliquote. Ma anche in materia di spesa, con il pagamento delle fatture insolute di imprese che hanno fornito beni o servizi, ciò che immetterebbe nel circuito della produzione quei sessanta miliardi che mancano all’appello rispetto alla valutazione del debito dello Stato verso le imprese stimato dalla Banca d’Italia in oltre novanta miliardi (essendone stati pagati intorno ad una ventina). Ancora, con qualche significativa semplificazione con l’eliminazione di adempimenti non necessari, misure da adottare in poco tempo.

Devono correre Renzi ed i suoi ministri, senza commettere gli errori che troppo spesso hanno accompagnato alcune riforme, messe in atto da incompetenti, quei personaggi dei quali troppo spesso in passato si sono circondati gli uomini di governo.

Devono correre, perché le elezioni sono vicine e l’opinione pubblica si va formando giorno dopo giorno, con un giudizio sull’Europa e sull’euro che un’azione intelligente di governo deve saper volgere al positivo. Se non altro per una sola considerazione. Gli stati nazionali sono componente preziosa di un’Europa che sappia gestire una sua politica economica, industriale e della ricerca, per rappresentare il meglio della sua cultura e della sua produzione in un mercato mondiale nel quale il vecchio Continente può dire sempre molto, con il genio delle sue imprese e la laboriosità delle sue maestranze.