Matteo Renzi premier per 10 anni, destra e sinistra…

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 28 Settembre 2015 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi premier per 10 anni, destra e sinistra...

Matteo Renzi, selfie con Barbara D’Urso (foto Twitter)

ROMA – Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog “Un sogno italiano“. Sfrecola azzarda delle previsioni sugli scenari politici italiani prossimi venturi. BlitzQuotidiano vi propone l’articolo integrale:

Le ultime vicende politiche suggeriscono alcune considerazioni su scenari prossimi venturi. Per Verdini, il “taxi” – come si è qualificato – che gestisce la transumanza da Forza Italia a Renzi per un’esplicita esigenza di sopravvivenza politica, il leader del PD rimarrà in sella per i prossimi dieci anni. È possibile, ma la probabilità di una tale evenienza dipende da quanto la Destra riuscirà a presentarsi unita. I moderati, come ha ricordato Berlusconi ancora una volta nei giorni scorsi, sono la maggioranza, una riserva di voti che attende solamente di essere interpretata in un Paese, dobbiamo ricordarlo sempre, dove si vota ogni anno (per le europee, le regionali, le amministrative, le politiche). E, poi, ci sono quelli che non votano. Molti probabilmente voterebbero una Destra rinnovata.

In casa PD i dissensi sembrano appianati e questo darebbe ragione a Verdini. La riforma del Senato, dopo l’accordo tra maggioranza ed opposizione interna, è in dirittura d’arrivo. Poco rileva, se non ai palati democratici, come il segretario del partito e Presidente del consiglio intende la democrazia parlamentare umiliata ripetutamente a colpi di voti di fiducia. La minoranza ha dimostrato di non avere la capacità di esprimere, con un minimo di determinazione, idee in autonomia, neppure di fronte ad una riforma costituzionale impresentabile.

Hanno tutti fatto buon viso a cattivo gioco. Il premier ha evidentemente spaventato i suoi tiepidi oppositori ed ha ottenuto da loro pressoché una resa incondizionata, in alcuni casi blandendo in altri facendo intendere che non sarebbero stati nuovamente messi in lista.

È presumibile che cadano molte teste al momento opportuno. Le prime saranno quelle dei tiepidi, di coloro che si sono fatti trascinare per dire “sì” alle iniziative del leader. Poi ci saranno i convertiti dell’ultima ora, gli opportunisti. Non tutti sono sinceri e comunque è regola antica che del traditore non ci si può fidare. Può tradire ancora.

Di quanti lo hanno ostacolato, sia pure con scarsa determinazione tanto da accettare silenziosamente la resa, magari facendola passare per una riflessione ulteriore, Matteo Renzi farà una cernita. Alcuni li dovrà tenere per far vedere che accetta un minimo di dissenso. Quelli che non hanno un seguito significativo sul territorio e che comunque a suo giudizio sono innocui, alla Bersani, per intenderci. Gli altri saranno falciati senza pietà. E comunque la truppa sarà rinnovata profondamente, vuoi per età, vuoi per vicinanza al leader.

Nel nuovo Parlamento sostanzialmente monocamerale siederanno fedelissimi uomini di sinistra che in realtà sono di destra o sembrano di destra. Perché questa è la scelta che guida da tempo le sinistre europee che vincono solamente quando non sembrano più tanto di sinistra. Con la conseguenza, come scrive Wolfang Münchau, in un testo pubblicato da L’Espresso di origine Financial Times, che prende lo spunto dal successo nell’ambito del partito laburista inglese di Jeremy Corbyn, per dire che la strategia dei partiti di sinistra che si presentano come moderati mostra la corda.

Una tesi tutta da dimostrare perché l’elezione del segretario del partito laburista britannico non è detto che apra la strada ad una vittoria delle sinistre in una elezione ancora di là da venire. È invece sotto gli occhi di tutti che il partito della sinistra greca, che ha vinto le elezioni il 20 settembre, ha ottenuto quel successo migliorando la buona performance delle precedenti elezioni con un programma del tutto diverso, anzi opposto, rispetto a quello con il quale aveva voluto e vinto il referendum minacciando di uscire dall’Europa e dall’euro.

La tesi di Münchau attende dunque una conferma sul campo, improbabile considerato che nelle società occidentali la massa degli elettori è certamente composta da moderati che, appunto, si possono far convincere, come appare in Italia, da un leader che si proclama di sinistra ma proviene dalla Margherita, allevato alla politica negli ambienti curiali della Firenze ancora ispirata da Giorgio La Pira.

Dice di essere di sinistra Matteo Renzi ma porta in Parlamento riforme che somigliano tanto a quelle che Berlusconi, che peraltro non è realmente “di Destra”, desiderava, soprattutto in tema di liberalizzazioni incontrollate e incontrollabili e di giustizia, a proposito del falso problema delle intercettazioni telefoniche che si sarebbe potuto risolvere da tempo e che non si riesce a risolvere perché la vera intenzione di chi si fa paladino della riforma è quella di limitare la possibilità della magistratura di utilizzare questo fondamentale strumento di indagine. Le norme fin qui approvate hanno dimostrato quello che si vuole perseguire, limitare le investigazioni con la scusa che sui giornali compaiono notizie relative a fatti non di rilevanza penale, una questione, come tutti comprendono, molto diversa. Tutti ricorderanno l’esibizione di Berlusconi ad un convegno di industriali dove proclamava, al ritmo dell’applauso degli astanti, il decalogo o delle sanzioni per chi intercettava e ne diffondeva i testi. Gli astanti, tra i quali, secondo l’esperienza, si annidano molti dei corruttori.

In questo confronto fra destra e sinistra, che non percorre più la strada delle ideologie e neppure degli ideali per riversarsi su iniziative specifiche di dettaglio, sta la difficoltà della destra liberale che tradizionalmente ha perseguito gli obiettivi politici sulla base di idee di fondo sullo stato, la società, l’economia. Questa è la strada maestra per gran parte degli italiani, a cominciare da coloro che non hanno votato per non aver identificato nelle proposte dei partiti un assetto ideale capace di permeare un indirizzo politico moderno, efficace ed attuale.