Salvini diventerà De Gasperi? Banca nega i 25 mila solo (!) per assegno protestato…Coronavirus sociale

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Maggio 2020 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Salvini diventerà De Gasperi? Banca nega i 25 mila solo (!) per assegno protestato...Coronavirus sociale

Salvini diventerà De Gasperi? Banca nega i 25 mila solo (!) per assegno protestato…Coronavirus sociale (nella foto d’archivio Ansa, Matteo Salvini)

ROMA – Salvini diventerà De Gasperi? La Lega diventerà la Dc? La indubbiamente realistica domanda la si poteva trovare posta, svolta e delibata per prestigiosa e affermata firma di politologo sul Corriere della Sera.

L’intuizione e il ragionare erano più o meno questi: la Dc governò dal centro in un sistema in cui c’erano due estreme non abilitate a governare, il Pci e il Msi.

Quindi Salvini, se vuole governare, deve fare della Lega un partito di centro che abbia due estreme fuori dal governo, una di sinistra, l’altra di destra. Salvini o chi per lui nella Lega.

La dotta e ponderata lettura della possibile (auspicabile) geografia politica italiana post coronavirus (quindi in fase di ricostruzione economica) ipotizzava quindi che Salvini possa farsi De Gasperi e la Lega possa farsi Dc. Se questo succede…era l’ammiccante condizione auspicio spina dorsale dell’intervento.

Suggestivo, non c’è che dire. Un po’, anzi tanto, come: se mio nonno avesse cinque palle sarebbe un flipper o plebeità del genere quando si vuole sceneggiare una impossibilità ontologica.

Sullo stesso quotidiano, qualche pagina più in là una accorata lettrice scrive angosciata missiva. Il cui succo è: maledetta banca, mi ha negato il prestito di 25 mila euro solo (!) perché come azienda avevamo assegno protestato.

E’ un testo che va letto quello della signora piccola imprenditrice. Dice, letteralmente, “chi intraprende prima o poi qualche passo falso lo fa”. Noi qualche passo falso nell’investire o nell’intraprendere, la signora fa esplicito riferimento a cosine del genere e parenti dell’assegno protestato. Parla insomma dei cosiddetti passi falsi di necessità e sopravvivenza, prima fra tutti quelli fiscali e bancari.

Detto che chi è che non fa passi falsi con gli assegni, la signora piccola imprenditrice mostra sdegnato stupore, aveva capito che la garanzia dello Stato sul prestito significava che andavi in banca, letteralmente “mostravi documento di identità” ed ecco i 25 mila.

Dal che l’evidente convinzione e certezza (trasformate in diritto negato) che sull’onda di coronavirus debba essere proclamato un condono ,anzi un  giubileo generale e totale dei doveri socio economici e sia giunto il momento dell’universale attingere ad una cassa pubblica che si ritiene infinita per definizione.

La signora piccola imprenditrice e l’illustre politologo fanno entrambi, ciascuno a suo modo, la stessa operazione: ipotizzano un mondo che loro aggrada e poi lamentano fieramente che il mondo reale non si adegua e uniforma all’immaginato.

E, in maniera più o meno garbata, invitano la realtà a non ostinarsi ad avere immagine e sostanza difformi da ciò di cui illustre politologo e signora piccola imprenditrice hanno voglia e piacere e convenienza.

E’ lo stesso giorno, lo stesso paese, lo stesso habitat sociale dell’illustre politologo e della piccola imprenditrice quello in cui il presidente del Consiglio per la terza o quarta volta di fila addita le banche come i “cattivi” della situazione, comunicando al paese un: io i soldi ce li ho messi, sono loro…

Simpatica iniziativa quella di Conte, il modo migliore per un primo ministro di tenere le redini del paese è proprio quello di rimproverare i cavalli.

E’ lo stesso giorno, lo stesso paese, lo stesso habitat sociale in cui Arcelor Mittal sta per mollare Taranto ed ex Ilva e qualcuno è pure contento di esserci finalmente riuscito, manca l’ultimo passo: chiudere l’acciaieria e mettere tutti i 10 mila o quel che sono a reddito…di spenta fonderia? 

Stesso giorno e paese in cui Salvini fa ufficialmente sapere a Mattarella che teme manovra di magistrati ai suoi danni. Lo si registra e si passa avanti, come fosse una registrazione di atti di ufficio.

Appena il giorno dopo di quello in cui 101 (altri 15 erano vicini al traguardo) uomini e famiglie di n’drangheta si vedono contestato il Reddito di Cittadinanza finora percepito. Cento e passa pratiche, tutte relative a un fazzoletto di carta geografica di terra calabra. Inps Calabria non poteva intuire, ovvio. Come faceva Inps Calabria a sapere, anche solo a sospettare?

Lo stesso giorno in cui si rifanno i conti e ci sono probabilmente 19 mila morti in più di coronavirus, in più di quelli conteggiati come tali negli ospedali. Circa cinquantamila morti. Che però non  impediscono il pavoneggiamento plurimo Regione per Regione all’insegna del quanto siamo stati bravi, io certamente più di te.

Lo stesso giorno, gli stessi giorni in cui ogni cittadino di questo paese, ogni categoria, gruppo, famiglia e lobby e interesse costituito o costituendo si sente in amplissimo e inesauribile credito nei confronti di tutti gli altri, massimamente in credito nei confronti dello Stato inteso come cassa pubblica (per il resto lo Stato si faccia i fatti suoi) ma anche in credito massiccio ciascuno nei confronti di ciascuno.

Sono i giorni, di sicuro le settimane in cui sussidi, bonus, risarcimenti…come non ci fosse un domani.

Ma il domani c’è e arriva e sussidi, bonus e risarcimenti al domani magari ti ci portano, ma poi lì ti lasciano. Si può vivere qualche mese di sussidi, bonus e risarcimenti, poi ineluttabilmente finiscono. E bisogna sostituirli. Con cosa sostituirli l’Italia che si mostra in questi giorni non sa. 

Non sa, non vuole sapere, non ha voglia, fantasia e attitudine neanche per pensarci. Come dai suddetti piccoli e non tanto piccoli esempi, appare come colòpita da una sorta di coronavirus sociale.