Salvini & Di Maio: rumorosi ma falliranno, vanno da una parte, ma la realtà…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 16 Giugno 2018 - 06:18 OLTRE 6 MESI FA
Salvini & Di Maio: rumorosi ma falliranno, vanno da una parte, ma la realtà...

Salvini & Di Maio: rumorosi ma falliranno, vanno da una parte, ma la realtà…

Salvini & Di Maio: rumorosi ma falliranno, vanno da una parte, ma la realtà e il mondo vanno da un’altra parte. “A loro insaputa”. Virginia Raggi non sapeva nulla della via intitolata ad Almirante. Non sapeva nulla[App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,-Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] delle polizze di Romeo. Non sapeva nulla dello stadio intitolato ai contributi elettorali di Parnasi. Luigi Di Maio non sapeva nulla di Lanzalone che gli scriveva lo Statuto del Movimento e della Raggi che non sapeva nulla. La Lega non sapeva nulla dei 250 mila euro a una onlus vicina alla Lega (…ma poi che fa una onlus vicina alla Lega? I dispetti ai migranti, lo sgambetto ai meridionali? Boh). Grillo e Casaleggio non sapevano nulla di Luca Lanzalone ma cenavano con Lanzalone. Insomma nessuno sapeva nulla. Tutto avveniva a loro insaputa.Diciamo la verità, Scajola in confronto era un dilettante.”

Questo brevissimo post di Carlo Calenda fotografa perfettamente la situazione di oggi: è tutto un rincorrersi di gente che non sapeva, e intanto la baracca frana, ammonisce Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.

Ma c’è di molto peggio. Domenica scorsa il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha dato un’intervista al “Corriere” nella quale ha gettato nella spazzatura il famoso contratto: tutto quello che c’è scritto lì dentro fa a pugni con la necessità di tenere sotto controllo la finanza pubblica italiana. Via flat tax, via reddito di cittadinanza, via abolizione della riforma Fornero. Sorriso di compatimento per l’idea dei mini-Bot. E così via. Primario è tenere d’occhio il debito pubblico.

Insomma, una pietra tombale, come si diceva una volta su quel cumulo di cretinate contenute nel famoso contratto.

Tanto Salvini quanto Di Maio, però, hanno fatto finta di non avere mai letto l’intervista (e è il loro ministro) e hanno continuato a snocciolare in lungo e in largo le loro sciocchezze. Salvini, che in questi giorni è molto gasato, ne ha aggiunte anche di nuove: via i limiti all’uso del contante e, già che ci siamo, rissa con chiunque in Europa non faccia quello che vogliamo noi.

In sostanza, abbiamo un governo che va per la sua strada mentre la realtà va da un’altra parte. Di Maio si occupa dei rider (i ragazzi che consegnano le pizze), come se da questo dipendesse il futuro dell’Italia, Salvini prepara forse un Piano B per Malta (bersaglieri più Folgore?).

La realtà, purtroppo, è più severa di quanto questi due possano immaginare. Con il 31 dicembre finisce il Qe di Draghi. E non è chiaro a chi si potrà andare a rifilare i nostri Bot (indispensabili per pagare gli stipendi e le pensioni). Tutti i possibili destinatari ne hanno già troppi (2.300 miliardi di debiti).

In più, la congiuntura sta rallentando a vista d’occhio. Non siamo ancora in emergenza, ma ci stiamo andando, quasi di corsa.

E questo significa che ha ragione Tria e non i due tribuni: i margini operativi dell’Italia si stanno restringendo pericolosamente. Andiamo verso una stagione non di grandi e fantasiose spese, ma di oculati risparmi, di gestione millimetrica del bilancio pubblico, fine-tuned direbbe Barbara Lezzi (che però sogna grandi cose per il Sud).

E quindi nemmeno una delle cretinate scritte nel contratto vedrà mai la luce. Mai.

Ma allora sono proprio due ….? In questi giorni mi hanno ricordato un proverbio americano: se cammina come un’oca e fa rumore come un’oca, molto probabilmente è un’oca.