Salvini: tutti una lira in meno di tasse. Conte: presunzione di colpevolezza. In lapsus veritas

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 7 Giugno 2018 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA
Salvini: tutti una lira in meno di tasse. Conte: presunzione di colpevolezza. In lapsus veritas

Salvini: tutti una lira in meno di tasse. Conte: presunzione di colpevolezza. In lapsus veritas

ROMA – Salvini parlando di flat tax: “Tutti dovranno alla fine pagare una lira in meno di tasse”. Una lira? Va bene, non si stia a spaccare il capello in quattro, gli è scappato di dire così. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Lira invece di euro, così per dire. Un evidente lapsus, è che la parola euro proprio non gli veniva in quel momento. E’ che la parola lira gli è sembrata più efficace, familiare e popolare.

Ecco però che in questa scelta di comunicazione, in questo lessico popolare che Salvini adotta e sceglie e che fa parte integrante della sua immagine e persona, una parola non vale l’altra. Ha detto lira e non euro perché così gli è venuto da dire ma anche perché nella sua narrazione consolidata euro è cattiva parola, da non usare quando vuoi essere in sintonia con la gente. Ha detto lira invece che euro perché nel Contratto di governo la lira al posto dell’euro non c’è. Ma nella testa, nella voglia, nella cultura e orizzonte cognitivo ed emotivo di Salvini la lira al posto dell’euro c’è eccome.

Giuseppe Conte parlando alla Camera della nuova stagione di giustizia e legalità che il suo governo va a instaurare: “presunzione di colpevolezza”. Per un avvocato mica male come lapsus. In diritto e civiltà da qualche secolo (non più di tre va ammesso) esiste in Occidente ed esiste negli ordinamenti giuridici occidentali (in Russia ad esempio no, va ammesso anche questo) la presunzione di innocenza. Cioè sei innocente fino a prova contraria.

La presunzione di colpevolezza, cioè sei colpevole per sospetto e il sospetto legittima la colpevolezza fino a prova contraria è il contrario di quello che è nel diritto e nella civiltà occidentale. Ma, va ammesso, la presunzione di colpevolezza è nella testa, nella voglia, nella cultura e nell’orizzonte  di molto popolo e di molto elettorato. Bastano quattro passi su un social network o una mezza chiacchiera in bus o due battute orecchiate al mercato: gran parte della gente presume che il resto e diverso da sé sia colpevole fino a prova contraria. Colpevole lo Stato, le istituzioni, le elites, colpevole il potere, i partiti, i politici, la politica. Colpevoli tutti per popolare presunzione di colpevolezza.

Presunzione di colpevolezza che, va ammesso e riconosciuto anche questo, è la linea guida e la bussola di comportamento di una parte non piccola e non silenziosa della Magistratura, quella che da tempo ha battezzato la stessa attività politica come criminogena in sé ed ha assegnato a se stessa una funzione vicaria di controllo-gestione della cosa pubblica. Sempre ovviamente in nome del popolo che naturaliter è fonte di diritto anche quando lavora dio presunzione di colpevolezza (in fondo è facile: basta trasferire la nozione di diritto divino in quella di diritto di popolo e poi Inquisizione e Tribunali del popolo hanno la stessa legittimità suprema e sovrana).

Ora premier Conte non voleva certo allinearsi a questo poco giuridico e poco civile sentire. Conte è avvocato e giurista e sa che presunzione di colpevolezza soprattutto in mano a un governo è sfregio giuridico ma soprattutto arma assolutamente impropria. Infatti quando gli è stato fatto notare in aula, Conte ha annuito a chi gli diceva: avrà certamente avuto un lapsus nel dire presunzione di colpevolezza invece che di innocenza.

Conte faceva segno di sì, un lapsus ovviamente. Presunzione di colpevolezza non c’è nel Contratto di governo e neanche nel testo base sia pur generico assai del discorso programmatico di Conte alle Camere. Ma in tutto quello che ha detto Conte premier spira un’aria che presume, anzi statuisce una eterna colpevolezza altrui da cui si genera, a guarda bene, la legittimità stessa del cosiddetto Governo del Cambiamento. La stessa idea dell’avvocato del popolo: un avvocato del popolo contro il potere, non si scappa. Ma se il potere è l’avvocato? Allora l’avvocato dovrà inventarsi altri poteri cattivi e presunti colpevoli.

E avvocato del popolo? Quale popolo? C’è un solo popolo? Secondo Conte premier sì. E chi non è e non sta con questo unico popolo è fuori dal popolo ed è lecito presumere sia colpevole di qualcosa. Un lapsus, solo un lapsus quella bestemmia giuridica e civile della presunzione di colpevolezza come guida dell’azione di governo nel campo della Giustizia. Come solo un lapsus la lira al posto dell’euro nella meditata e attenta dichiarazione di Salvini. Però in lapsus veritas, e non poca.