Salvini, vertice coi sindacati. Turani: “Al tavolo con Siri già cacciato dal governo”

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 17 Luglio 2019 - 06:10 OLTRE 6 MESI FA
Salvini, vertice coi sindacati. Turani: "Al tavolo con Siri già cacciato dal governo"

Nella foto Ansa Matteo Salvini affiancato da Armando Siri al vertice coi sindacati

ROMA – “Non ci sono più speranze”. Così Giuseppe Turani, in questo articolo apparso anche sul sito Uomini & Business col titolo “Spaghetti al pomodoro”, commenta l’incontro organizzato al Ministero dell’Interno con i sindacati sulla Flat Tax. Tavolo al quale, osserva Turani, il vicepremier “si è presentato con un bancarottiere già cacciato dal governo”.

Salvini ha rotto gli argini, e sta esondando. Dilaga. Ma, nello stesso tempo, scappa. L’uomo che non deve chiedere mai, l’uomo di ferro, si sottrae. Non va in Parlamento. Non va all’Antimafia, che lo ha già convocato tre volte, e così via. È diventato anche meno prolifico con le sue dirette Fb.

1- Prima ha convocato le parti sociali al Viminale. Quando il premier Conte gli ha fatto notare, giustamente, che questo era un grave sgarbo istituzionale, lui per tutta risposta ha riconvocato le stesse parti sociali per agosto con l’obiettivo dichiarato di definire una manovra finanziaria. La facciamo prima così poi non ci pensiamo più. Cioè, qui comando io e andate tutti a fare in culo.

2- Quindi sono volati per aria non solo il garbo istituzionale, ma anche le regole costituzionali: queste materie di cui si sta occupando non sono di sua competenza, non ha le strutture, i dati, le risorse. Ma non basta. Alle parti sociali si è presentato avendo al fianco tale Siri, cacciato dal governo qualche mese fa perché troppo coinvolto in certi affari su cui la magistratura sta indagando (ha già patteggiato comunque una bancarotta, non proprio un angelo). Come a dire: voi me lo avete fatto cacciare, ma io me ne frego. Qui non siamo più allo sgarbo istituzionale, ma alla prepotenza istituzionale.

3- Per il resto aspettiamo le indagini. Anche se, per una volta, bisogna dar ragione a Travaglio. Salvini avrebbe un modo per uscire dal pasticcio russo nel quale si è infilato e che rischia di soffocarlo: dichiarare che Savoini e D’Amico, suoi collaboratori, non erano autorizzati a fare quello che hanno fatto e pertanto vengono cacciati dalla Lega. Ma non lo fa. Perché? Perché non può, annota giustamente Travaglio. E perché, non può? Mistero. Non tutto, forse, è come Salvini ce la sta raccontando. Sotto il tappeto c’è altro.

4- Al di là di tutto quello che verrà fuori, comunque, rimane il fatto di un ministro dell’Interno con una forte propensione per la Russia. Una collocazione internazionale che non è la nostra e che non è mai stata decisa da nessuno. Se questo non è tradimento, trovate la parola più adatta.

5- Salvini, comunque, cresce nei voti. Conclusioni: siamo un paese malato e senza speranze. Comprate colbacchi, stivali foderati e fate scorte di pasta e sugo di pomodori. Due spaghetti aiutano sempre.