Scontro treni Puglia. L’indecenza ferroviaria

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 13 Luglio 2016 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Scontro treni Puglia: 15mila km binario unico, ok al telefono come...

Scontro treni Puglia: 15mila km binario unico, ok al telefono come…

ROMA – Scontro treni Puglia. L’indecenza ferroviaria. Di fronte alla tragedia pugliese bisogna cercare di evitare la facile demagogia e le accuse di comodo. Siamo di fronte infatti a una tragedia in un certo senso “tipica” della realtà italiana: rimuoverla non sarà facile. Si tratta, tanto per cambiare, di politica. E di politica pesante, complicata.

La vicenda dei treni italiani è abbastanza semplice da spiegare. Si tratta di una realtà nettamente spaccata in due parti. I treni “nazionali” sono gestiti dalle Ferrovie dello Stato e, in qualche caso (Italo, ad esempio) dai privati. E questa è la parte dove sono stati realizzati i progressi più notevoli, ad esempio con l’Alta Velocità, che è un requisito essenziale per una società moderna.

E qui incontriamo una prima posizione demagogica da sfatare. Quelli che dicono che non si sono spesi soldi per il trasporto locale perché tutte le risorse sono state indirizzate verso la fascia alta del mercato, cioè l’Alta Velocità (di cui potevamo anche fare a meno, sostengono alcuni) fanno un’affermazione che non ha senso.

Infatti del trasporto locale ferroviario non si occupano le ferrovie dello Stato, ma le Regioni. E le Regioni, non avendo strutture proprie, alla fine hanno appaltato quasi tutto a operatori privati. Con risultati che si possono immaginare. Fra l’altro risulterebbe che fra questi operatori privati il gestore della tratta su cui è avvenuto il terribile incidente sarebbe uno dei migliori.

Ma il punto non è questo. La questione vera è che il trasporto locale spesso avviene in condizioni al di sotto della decenza e senza le necessarie (e ormai disponibili) misure di sicurezza.

Questo accade perché le Regioni, che hanno voluto la competenza sul trasporto locale, poi non hanno le capacità per gestirlo (infatti appaltano quasi tutto), ma soprattutto le Regioni (sempre a caccia di soldi) non hanno i mezzi finanziari per ammodernare la rete ferroviaria di loro competenza. E quindi tutto invecchia e degenera.

E quando i soldi arrivano da Bruxelles (in questo caso, a Corato, per il raddoppio del binario sono stati stanziati addirittura nel 2012) ci si mette la burocrazia, la difficoltà di fare gli espropri dei terreni e probabilmente qualche rissa politica locale.

In sostanza, non è scritto da nessuna parte che il trasporto ferroviario locale sia nelle condizioni pietose in cui si trova (salvo qualche eccezione). L’esperienza dell’Alta Velocità ha permesso di mettere a punto sistemi di sicurezza straordinari. Sistemi che andrebbero trasferiti sull’intera rete.

Ma il problema, come abbiamo già indicato è che si tratta di soggetti diversi. Da una parte troviamo le Ferrovie dello stato con la loro “cultura alta” del trasporto ferroviario, dall’altra parte decine di regioni sempre in guerra con i bilanci e spesso paralizzate da conflitti politici.

Le cose da cambiare sono queste Probabilmente serve un’agenzia per il trasporto ferroviario locale, ben collegata con il governo centrale e con le Ferrovie dello Stato, capace di selezionare gli operatori locali e capace di imporre loro condizioni di funzionamento adeguate. (Uomini & Business)