Scuola, e La Repubblica fabbricò 350 mila prof da assumere

Pubblicato il 16 Marzo 2015 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA
Scuola, e La Repubblica fabbricò 350 mila prof da assumere

Scuola, e La Repubblica fabbricò 350 mila prof da assumere

Far le pulci ad un articolo di quotidiano è sempre un atto di presunzione: bisogna presumere di saperne un po’ di più di chi l’ha scritto quell’articolo e quasi sempre poi proprio così non è. Atto di presunzione fare le pulci a un testo altrui, di presunzione anche pericolosa, perché si rischia grosso di fare cattiva figura. Di far la figura del saccente, magri saccente in errore. E comunque quella del fastidioso importuno. Insomma per prudenza, esperienza, cortesia far le pulci ad articolo altrui è cosa che non si fa. Qui trasgrediamo alla regola, ce ne scusiamo e subiti spieghiamo perché ci siamo concessi l’eccezione: perché l’articolo in questione trasuda ideologia. Con tutta probabilità ideologia inconsapevole di se stessa, o forse no. Comunque è alla debordante ideologia che facciamo qualche modesta pulce.

Tutti hanno detto, tutti hanno scritto, tutti hanno letto che la sedicente “buona scuola” di Matteo Renzi prometteva l’assunzione a settembre 2015 di circa 150 mila docenti nelle scuole di ogni ordine e grado come si diceva una volta. Tutti hanno scritto, letto e detto che le assunzioni saranno, se ci si sbriga in Parlamento e con la burocrazia. circa centomila a settembre 2015 e poi…dio vede e provvede. Tutti hanno letto, scritto, discusso, protestato, spiegato: centomila sono meno di centocinquantamila. Chi sono i cinquantamila che “avanzano”? Già protestano i cinquantamila. E poi li assumeranno davvero i centomila? Il Parlamento vorrà, saprà davvero trasformate il disegno di legge in legge in tempo utile per assumere? O Renzi dovrà ricorrere al decreto legge dopo che il Parlamento avrà sprecato il suo tempo? O Renzi perderà la faccia? Qualcuno ha perfino detto/scritto che se ne assumevano centomila perché non c’erano i soldi per centocinquantamila e che era tutta una manfrina…

Si è detto, letto, scritto di tutto e la sostanza è sempre stata: 150 mila assunzioni promesse, centomila possibili ma a rischio, cinquantamila esclusi salvo vedere a chi tocca, chi delle varie famiglie e tipologie di docenti precari ha in mano il “numeretto” giusto o sbagliato nella fila, nella lista di attesa. Ma improvviso arriva da La Repubblica la notizia mai scritta, mai detta, mai letta: quelli da assumere sono 460 mila.

Quattrocentossesantamila, il conto lo fa Corrado Zunino appunto su La Repubblica. Ed è un notizione: avendo la scuola italiana circa un milione di docenti, secondo i calcoli del quotidiano la scuola italiana dovrebbe veder crescere il personale insegnante niente meno che del 50 per cento. A causa di un boom demografico che ingolfa e strasborda elementari e medie e licei e tutto il resto di bambini e ragazzi? No, non risulta. Anzi. A causa di un ingresso massiccio di nuove materie di studio, di nuove competenze da apprendere per il cui insegnamento occorra personale specializzato non riscontrabile tra coloro che già oggi insegnano? No, non risulta. Purtroppo. E allora perché questi 460 da assumere nella scuola? Perché come scrive Zunino “Tolti i centomila assunti da primo settembre, fuori resta un numero enorme: 360 mila aspiranti docenti”?

Già, perché? Eccolo il perché, sempre tra le stesse righe, implicito ma evidente: “Se si va a cercare nella terza fascia (i non abilitati-laureati) si scopre che lì ci sono 337.458 iscritti. Il disegno di legge li lascia tutti a casa…”. Attenzione: si suppone, si dà per scontato, ovvio e doveroso che i laureati non abilitati debbano essere assunti nella scuola, debbano fare i prof perché…perché hanno una laurea. Così si individuano 337.458 aventi diritto alla cattedra per diritto di…pezzo di carta. Se hanno diritto all’assunzione, cattedra, e stipendio pubblico quelli che hanno diritto per laurea e solo per laurea, figurarsi se non hanno più diritto quelli che che in una scuola e in una classe ci sono entrati magari per qualche settimana o giorno di supplenza. Sommandoli tutti si arriva, La Repubblica arriva a 460 aventi diritto.

Ed hanno talmente diritto, per pezzo di carta o per saltuaria presenza che sia che La Repubblica li racconta tutti mentre “smettono di respirare”, si sentono “pugnalati alle spalle”, violati in questo diritto naturale e acquisito a diventare professori di ruolo. Il che, spiace dirlo ma sarebbe brutta cosa nasconderlo, è pura, purissima ideologia. E neanche delle più pure di ideologie. Ideologia da sindacalismo già mutato definitivamente in corporazione. Il sindacato infatti difende, conquista, contratta le condizioni di lavoro dentro l’istituzione scuola che ha per finalità quella della trasmissione di saperi e competenze. Il corporativismo difende, conquista, contratta il massimo possibile a vantaggio dei suoi “iscritti” e del resto allegramente se ne frega.

Non vi è chi, in coscienza e in sapienza, non veda come un milione e mezzo di insegnanti invece che dell’attuale un milione di prof alla scuola, agli studenti non serva e arrechi danno. Non vi chi non possa capire che mezzo milione di cattedre e stipendi in più sarebbero insieme insostenibili e dannosi, una pestilenza per i fini istituzionali della scuola. Ma l’ideologia della corporazione dice che se hai una laurea hai “diritto” a un posto pubblico, preferibilmente a una cattedra a scuola. E che, a maggior ragione, se hai svolto insegnamento saltuario ed episodico, se in misura anche minima sei stato precario della scuola, la scuola ti “deve” prima o poi un posto in ruolo.

Quindi secondo ideologia i conti dei prof che servono non si fanno sulla base di quanto ne servono alla scuola e a che servono a scuola. Si fanno sulla base delle lauree prese e delle ore di supplenza impartite. Di qui la notiziona-denuncia dei 35o mila prof da assumere esclusi. Peccato nella realtà non siano in grandissima parte né prof, né da assumere e tanto meno esclusi.