Decadenza Berlusconi: fuori dal Parlamento sempre pericoloso, anzi vittima

di Senator
Pubblicato il 26 Novembre 2013 - 07:50 OLTRE 6 MESI FA
Decadenza Berlusconi: fuori dal Parlamento sempre pericoloso, anzi vittima

Berlusconi commosso piange. Da grande commediante, saprà diventare vittima e raccogliere molti voti

Settimana cruciale, quella che si è aperta ieri per gli italiani e per l’Italia, con molteplici punti di crisi. La votazione al Senato sul disegno di legge di stabilità che mette alla prova la tenuta del Governo, già messo in minoranza in commissione per i distinguo di ForzaItalia.

Poi, sempre al Senato, il 27, la votazione sulla decadenza di Berlusconi accompagnata da una manifestazione di piazza per esercitare una pressione sui senatori, convocata con i toni duri cui ricorre spesso il Cavaliere e che hanno fatto parlare di eversione. E indotto il Capo dello Stato a diramare una nota particolarmente severa.

A rischio, dunque, il Governo e la sua maggioranza, perché sul voto si divideranno Partito Democratico, ForzaItalia e gli ex montiani. Un voto inevitabilmente destinato a lasciare strascichi pesanti, anche perché Matteo Renzi, sicuro vincitore delle primarie nel PD,non sembra disponibile a fare sconti a quella parte della maggioranza che ritiene responsabile dello scarso impegno del Governo sui temi cari al Partito.

Certa la decadenza di Berlusconi, è anche molto probabile che il viso delle armi mostrato dinanzi ai giovani di ForzaItalia lascerà il posto ai toni dei quali il Cavaliere è un maestro di consumata abilità. Vestirà i panni della vittima della magistratura e del partito di governo che vuole uccidere l’alleato, per prepararsi ad una campagna elettorale dai toni accesi, in senso anticomunista, rinnovando la battaglia per la libertà che è stata costantemente il leit motiv della sua propaganda, toccando il tasto caro ai moderati italiani.

E qui emergono anche gli errori della sinistra, dimostratasi agli occhi dei medesimi moderati particolarmente intollerante, a cominciare da quella inopportuna conferenza stampa di Guglielmo Epifani a pochi minuti dalla lettura del dispositivo della sentenza della Cassazione. Con toni enfatici molto più adatti ad una vittoria elettorale che ad una sconfitta dell’avversario politico per iniziativa della magistratura.

E di errore in errore il PD ha continuato a dare argomenti a Berlusconi ed ai suoi. Come la pervicace opposizione all’ipotesi di chiamare la Corte costituzionale a decidere sulla legittimità della legge Severino, anche di fronte a dubbi di costituzionalità da più parti sollevati. Dubbi probabilmente infondati ma che avrebbero potuto sostenere un rinvio al giudice delle leggi a dimostrazione che non c‘erano timori di sorta.

Invece no. La sinistra teme la rimonta di Berlusconi e non vede l’ora di toglierlo di mezzo. Giusto desiderio di una parte politica di fronte all’avversa. Ma ritenere che fuori del Parlamento Berlusconi possa rivelarsi azzoppato è un errore di valutazione pericoloso, anzi pericolosissimo.

Tutta questa vicenda, infatti, rischia di non pregiudicare lo schieramento di destra, oggi articolato in ForzaItalia e NuovoCentrodestra, ma anzi di rafforzarlo. È tempo, infatti, che l’elettorato di destra, che pure si caratterizza per un elevato senso di legalità, si mostra insensibile alle imputazioni penali di Berlusconi considerandolo comunque un imprenditore di successo, un leader che ha salvato l’Italia e gli italiani dalla sinistra comunista e illiberale.

In sostanza si ha l’impressione che con la sua abilità comunicativa il Cavaliere sia riuscito ad oscurare i suoi difetti, che del resto sono del tutto identici a quelli di altri imprenditori, e passi soprattutto come un perseguitato da giudici “di sinistra” che se-sbagliano-non-pagano. Immaginiamo come potrà commuovere gli italiani “di destra” una volta dichiarato decaduto, quando si potrà dire che è stato vinto dalle toghe e non dai voti.

Quando si sarebbe potuto dimostrare che, avendo governato con maggioranze straordinariamente consistenti per molti anni, non è riuscito a portare a casa nulla di quanto aveva promesso, né minori tasse, né maggiori posti di lavoro, né quella semplificazione dello Stato che tanto pesa sui cittadini e le imprese.