ROMA – Senator ha pubblicato questo articolo anche su “Un sogno italiano” col titolo: “L’involontario sarcasmo di Michele Emiliano. Renzi come Napoleone?”
Certamente Michele Emiliano, baldanzoso candidato alla Presidenza della Regione Puglia, non deve aver valutato il rischio che la sua affermazione, “Renzi ha caratteristiche napoleoniche”, ripetutamente trasmessa da La7 nella pubblicità de L’aria che tira, avrebbe fatto sorridere più di uno. Non tanto per l’evidente piaggeria nei confronti del Segretario del suo partito che, giusto un anno fa, lo aveva clamorosamente escluso da capolista alle elezioni europee, quanto nel paragone che richiama alla mente la satira, scritta e soprattutto disegnata in quelle vignette dove campeggia un omino con l’inevitabile lucerna in testa e la mano destra infilata nel panciotto, a significare velleità autoritarie sproporzionate.
Ormai il confronto è sul tappeto e non è possibile sottrarsi ad alcune considerazioni, tra storia e cronaca. Matteo Renzi è come Napoleone?
Chi ha qualche dimestichezza con la storia non sempre maestra di vita, ma certamente utile per capire il presente e in qualche modo per scrutare il futuro, deve concludere che il confronto è assolutamente improponibile e riporta alla mente altre incaute affermazione di chi si era definito il “più grande” presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni!
Quali somiglianze e quali differenze, dunque, tra l’Uomo di Ajaccio (15 agosto 1769) e il giovanotto nato e cresciuto in quel Rignano sull’Arno (11 gennaio 1975), popoloso centro agricolo dell’hinterland fiorentino?
Cominciamo con qualche dato anagrafico.L’età? No. Napoleone Bonaparte era molto più giovane quando ha iniziato la scalata al potere. Tenente colonnello a 23 anni, Generale a 26, Primo console a 30 imperatore a 35.
Renzi, laurea in giurisprudenza nel 1999, una formazione scout, modesta esperienza lavorativa nella società di servizi del “su babbo”, comincia la propria attività politica durante gli anni del liceo. Nel 2001 diventa segretario provinciale del Partito Popolare e quindi de La Margherita, Presidente della Provincia, diventa a 34 anni Sindaco di Firenze, la Città meravigliosa che è nel cuore degli italiani e non solo. Ma l’esperienza amministrativa di Renzi è modesta, i fiorentini sono assai meno dei romani del più piccolo dei municipi della Capitale. A 39 è Presidente del Consiglio.
Torniamo a Napoleone, considerato il più grande stratega di tutti i tempi dallo storico militare Basil Liddel Hart (per Evgenij Tàrle è “l’incomparabile maestro dell’arte della guerra” e “il più grande dei grandi”). È anche un grande uomo di stato. E grande fa la Francia, che governerà larga parte dell’Europa continentale. Esporta gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale arrivando a controllare numerosi Regni tramite persone a lui fedeli. La sua riforma del sistema giuridico (confluita nel Codice civile) introduce chiarezza e semplicità nelle norme e pone le basi per la moderna giurisdizione civile. La riteneva la sua opera più importante, quella che sarebbe passata alla storia più delle tante battaglie vinte.
L’avventura codicistica prende avvio l’11 agosto 1799 quando istituisce la commissione incaricata di redigere il codice civile (un presidente e quattro avvocati). Spesso la presiede lo stesso Napoleone, che dai verbali risulta non facesse mancare le sue osservazioni sul progetto..
Spregiudicato, ma sempre prudente, rischia più volte nel corso della Rivoluzione. Il 5 ottobre 1795 per decisione di Barras è Comandante della piazza di Parigi, con l’incarico di salvare la Convenzione Nazionale dalla minaccia dei monarchici (realisti). Riesce nell’intento e assume il grado di Generale del Corpo d’armata dell’Interno.
Risoluto, si circondava dei migliori. Non temeva, infatti, concorrenza.
Già da Primo Console Napoleone inizia la ricostruzione della Francia con una struttura amministrativa fortemente accentrata ma così funzionale che è rimasta tale fino a oggi: la Francia si articola in dipartimenti, distretti e comuni, rispettivamente amministrati da prefetti, sottoprefetti e sindaci.
Nel campo dell’istruzione, Napoleone istituisce i licei e i politecnici, per formare una classe dirigente preparata, e un esercito efficiente.
“Uom fatale” per Manzoni, affascina anche il grande compositore Ludwig van Beethoven che gli dedica la sinfonia n. 3, l'”Eroica”.Matteo Renzi, invece, si circonda di persone modeste e, ovviamente, molto presuntuose, soprattutto a livello di governo ed inizia subito, con una improntitudine degna di miglior causa, una guerra contro tutto e tutti che gli fa guadagnare inimicizie di ambienti e di persone che inizialmente lo avevano visto con simpatia, quando parlava di rottamazione del vecchio e di riforme necessarie, individuando temi di sicuro interesse ma portati avanti poi con estrema superficialità, con un affollamento delle assemblee legislative ed un uso forsennato di decreti-legge, che ha indignato molti costituzionalisti e comunque tutti coloro i quali credono nella supremazia delle Camere in una Repubblica parlamentare.
Da ultimo è impegnato in una riforma elettorale dal chiaro sapore autoritario, che assicurerebbe al Segretario del partito Presidente del Consiglio un potere incontrastato, in ragione del premio di maggioranza attribuito al partito che, pur vincendo le elezioni, rappresenta comunque una minoranza degli elettori e dei votanti.
Certo le intuizioni di Matteo Renzi in ordine alla necessità che il governo abbia maggiori strumenti operativi è reale, ma l’uomo non la inserisce in un sistema che dia garanzie di un efficace controllo di legalità, fondamentale in una Repubblica parlamentare. Le premesse sono preoccupanti. Finora ha governato annullando le funzioni del Parlamento attraverso il ricorso sistematico alla mozione di fiducia che impedisce emendamenti e discussioni.
È un passaggio delicato nella storia d’Italia, nel quale le preoccupazioni di molti per la deriva autoritaria non possono essere trascurate proprio nel giorno che ricorda il 70° della sconfitta militare degli invasori nazisti. Perché la democrazia l’aveva già ripristinata Re Vittorio Emanuele III congedando il Cavalier Benito Mussolini il 25 luglio 1943.