Imu, il caos da crisi di nervi. Stampato da un mese come pagare

di Sergio Carli
Pubblicato il 3 Aprile 2012 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un mese fa, il sette di marzo, nel suo piccolo Blitz scriveva e titolava: l’Imu in due rate, a a giugno sarà dolce, a dicembre salata. Un mese fa, prima degli allarmi e grida, prima del “caos”. Un mese fa si poteva leggere e sapere che la prima rata dell’Imu sarebbe stata calcolata e pagata sull’aliquota base, quella della vecchia Ici. Aliquota che poi i Comuni avrebbero con quasi certezza aumentato e quindi la seconda rata, quella di dicembre, sarebbe stata calcolata e pagata sulla base dell’aliquota maggiorata, con doloroso e pesante meccanismo di conguaglio. Un mese fa, bastava ricordare che l’Ici si è sempre pagata in due rate, a giugno e a dicembre, fino al 2008, mica un secolo fa, non ci voleva grande memoria. E bastava leggere quanto pubblicato pochi giorni prima che Blitz lo pubblicasse a sua volta, quanto stampato sul Sole 24 ore che non è propriamente un giornale clandestino. Il Sole spiegava come sarebbe andata a finire, il meccanismo dell’acconto e poi conguaglio, Blitz “traduceva” in giugno “dolce” e dicembre “salato”. Bastava leggere, ricordare e condire queste due non onerosissime attività con un po’ di ragionamento, buon senso e plausibilità.

E invece, anche se si sapeva tutto un mese fa, le ultime due settimane sono state quelle del “Caos Imu”. E’ bastata una preoccupazione dei Caf, una comprensibile richiesta di chiarimenti contabili, per far partire niente meno che il “caos”, l’angosciata descrizione di milioni di contribuenti allo sbando, la narrazione del consueto “otto settembre” della Pubblica Amministrazione dove nessuno sa e tutti si “squagliano”. Fino al “colpo di scena”, alla “rivelazione”, rivelazione di quanto si poteva leggere stampato un mese fa sul quotidiano economico nazionale diffuso in appena qualche centinaio di migliaia di copie. Una storia di isterismo endemico nella società e nella comunicazione. La trasformazione di un problema dalla soluzione già nota, anzi già stampata, in un “caos” inestricabile e mostruoso è la fotografia di una comunità sull’orlo di una crisi di nervi, anzi già un po’ oltre l’orlo. Una storia che purtroppo non riguarda solo l’Imu, l’Imu è solo una pagina di una storia che ormai allinea pagine numerose quanto quelle di un grosso volume.

Storia della comunicazione: non è che i giornali e le televisioni non avessero letto un mese fa Il Sole 24 ore. L’hanno letto, eccome. Ma poi subito l’hanno rimosso, hanno rimosso quanto hanno letto. Perché la “rete” della comunicazione di massa è efficiente e scattante nei suoi “buchi” attraverso i quali fa passare le suggestioni, le emozioni e tutto questo fa appunto passare nella corrente delle “notizie”. Ma la rete è come se non avesse “maglie” che trattengono alcunché. Ogni giorno è il giorno zero, ogni mattina si ricomincia da capo come se nulla fosse stato letto, pensato. Come se nulla potesse diventare nozione acquisita.

Storia della società, della “gente”. Spaventata, disorientata, esposta suo malgrado al soffio e al vento di ogni “grida”. E pochissimo disponibile ed educata alla fatica di acquisire informazione sui fatti e non sulle “grida”. Storia che parte da lontano, da molto più lontano dell’Imu o di ogni altro “caos”. Fin dalla scuola e poi all’università e quindi nella vita associata si forgia e si alleva l’attitudine ad allontanare da sé la fatica di “ritenere” un concetto, di collegare dato e dato, fatto su fatto in una catena logica e plausibile. Letteralmente si insegna a non pensare ma solo ad “esprimersi”. Il caos c’è, eccome se c’è: ma è nella lingua con cui comunichiamo tra noi e non nell’Imu e nelle sue rate.