Monti premier se Bersani cade. Poi Napolitano per nuove elezioni?

di Sergio Carli
Pubblicato il 8 Marzo 2013 - 11:46| Aggiornato il 12 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Se fallirà il tentativo di Pierluigi Bersani di trasferirsi a palazzo Chigi e fare il primo ministro almeno per la durata della primavera, tutto spinge verso una proroga del governo di Mario Monti, speriamo a tempo determinato, perché finora alla carica di primo ministro non si applica la nefasta riforma che porta la firma di Elsa Fornero.

Tante le ipotesi, tante le voci sul toto premier, con una ipotesi, accreditata da Francesco Bei su Repubblica, che ha del surreale ma che in Italia potrebbe anche diventare realtà: nominato da un nuovo presidente della Repubblica il suo predecessore, proprio lui, Giorgio Napolitano. Non si capisce se per preparare le nuove elezioni o, lui, a tempo indeterminato.

Nell’immediato, comunque, come scrive Bei, “c’è solo un colpo in canna” per Napolitano, il cui “mandato presidenziale sta per arrivare a conclusione, per risolvere lo stallo prodotto dalla presenza di tre minoranze di blocco”.

Di conseguenza, “ci sarà un unico tentativo”: mandato a Bersani per provare a formare un governo”. Il piano di B del segretario del Pd di andare subito alle elezioni anticipate è messo da parte, anche se più che di un piano si tratta di una certezza.

Sulla certezza di elezioni entro pochi mesi si è espressa con chiarezza Maria Stella Gelmini, che Bei ha intercettato, casualità della cronaca, “in un vicolo intorno a via dell’Umiltà: “La scelta più ragionevole sarebbe una grande coalizione tra noi e il Pd, ma la vedo difficile. Le sentenze in arrivo contro Berlusconi sembrano fatte apposta per rendere questa ipotesi impraticabile. Alla fine si tornerà a votare a giugno”.

Su questa prospettiva sta già lavorando Berlusconi, su cui converge il rifiuto di tutta la sinistra a qualsiasi accordo e al quale la sequenza di condanne che lo aspetta ha reso evidente l’impossibilità di qualsiasi salvacondotto che non sia una amnistia generale che può essere concessa solo da un nuovo Presidente della Repubblica: migliori saranno le condizioni del provvedimento di clemenza se maggiore sarà il peso dei voti di Berlusconi per la elezione del Presidente.

Nell’immediato, tenuto conto che ora Giorgio Napolitano non ha molto spazio di azione e certo non può sciogliere le Camere, il percorso, come dicono i commentatori romani, è strettissimo. Se Bersani fallirà,resta la scelta di un governo tecnico che, questa la novità delle voci delle ultime ore, sarebbe affidato alla continuità di Monti. Una soluzione che sembra l’ideale per fare salire più il consenso attorno a Beppe Grillo, offrendogli, per la sua propaganda, un bersaglio più facile della croce rossa, visto lo stato di depressione in cui ha precipitato l’Italia nel suo anno di governo, a causa della cattiva esecuzione del piano tracciato da Giulio Tremonti e di cui, senza ritegno, si è voluto attribuire il merito, rivelandosi però inadeguato nella attuazione.

Incarico a Bersani, dunque, ma a una condizione fondamentale: che “riesca a trovare una maggioranza”, come scrive Lina Palmerini sul Sole 24 Ore: il presidente Napolitano non gradisce “l’ipotesi di governi di minoranza che hanno il fiato corto per un Paese che invece deve definire la sua posizione in Europa, in economia e sulle riforme istituzionali. […]Anche l’idea che si cerchi in Parlamento una maggioranza punto per punto preoccupa: e se su un punto non si trova la convergenza che si fa? Si cambia il programma per non far cadere il Governo?”.

Pertanto, scrive Bei, “ora che tutte le carte sono sul tavolo può finalmente iniziare l’ultima difficilissima partita del Presidente. I tempi non saranno brevi. […] Ci vorranno altre settimane. Il 19 marzo dovrebbero iniziare le consultazioni al Quirinale, fortunatamente limitate a pochi gruppi. Quindi tra il 22 e il 23 marzo Bersani potrebbe già vedersi affidato il mandato esplorativo. Altre riunioni, altri incontri del presidente del Consiglio incaricato e intanto si arriverà a ridosso di Pasqua. A quel punto mancheranno appena due settimane all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Bersani ce l’avrà fatta? Passerà la mano?”.

A quel momento, se Bersani “dovesse fallire, resterà in carica il governo Monti […] fino all’elezione del successore di Napolitano, per il disbrigo degli affari correnti. E non è un caso se Monti abbia ripreso a consultarsi con i leader politici, per creare una rete di sicurezza”, anche se, a quanto appare, due dei tre principali attori del momento, Berlusconi e Beppe Grillo, lo hanno snobbato.

Un’altra delle ipotesi che girano “è che Napolitano possa anche passare la mano anticipando di qualche giorno la sua uscita dal Quirinale per consentire al Parlamento di eleggere subito il successore. Nuovo Presidente della Repubblica, nuovo giro di consultazioni, ma stessi problemi. Così, per quanto possa suonare bizzarra, l’idea che il capo dello Stato appena eletto si affidi proprio al senatore a vita Napolitano per formare il governo continua a tenere banco nella Capitale”.

Sembrano invece cadute nello spazio di un mattino le altre ipotesi del toto premier, qualcuna magari messa in giro dallo stesso diretto interessato: “da Fabrizio Barca ad Anna Maria Cancellieri, da Corrado Passera a una donna delle file democratiche come Anna Finocchiaro”.