Fisco: Google e multinazionali. Ora pagano solo piccoli. 8 luglio Europa al bivio

di Sergio Cofferati
Pubblicato il 23 Giugno 2015 - 08:29| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Fisco: Google e multinazionali. Ora pagano solo piccoli. 8 luglio Europa al bivio

Fisco: Google e multinazionali. Ora pagano solo piccoli. 8 luglio Europa al bivio

BRUXELLES – L’8 luglio il Parlamento europeo deciderà se la trasparenza fiscale delle multinazionali debba essere o meno uno degli obiettivi principali della politica europea.

Il tema è molto importante per lo sviluppo dell’Europa, che oggi trova in un sistema fiscale complesso e per nulla trasparente un doppio handicap: la mancanza quasi assoluta di vincoli fiscali per le più grandi multinazionali; un intrico di livelli di tassazione differenti da Paese a Paese che penalizzano le piccole e medie imprese.

Me ne occupo, come parlamentare europeo. La trasparenza fiscale delle multinazionali è al centro del mio rapporto, che la Commissione Affari Legali del Parlamento Europeo ha approvato, sulla Direttiva sui diritti degli azionisti.

Il risultato è tutt’altro che acquisito. La destra cerca di ribaltare la situazione o quando meno a edulcorare la direttiva.

Il Rapporto prevede un netto miglioramento nella trasparenza delle grandi imprese europee, su temi importanti come la relazione con gli azionisti, la paga dei manager e le politiche fiscali.

Sul tema della tassazione, la richiesta alle grandi imprese è che rendano pubbliche le tasse pagate in ogni Paese (anche extra-UE) nell’anno precedente.

È evidente che questa proposta, specie dopo il caso LuxLeaks, è una grande opportunità per smascherare e quindi ostacolare le diffuse pratiche di evasione ed elusione fiscale.

Cito dalla Comunicazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio d’Europa su “un sistema fiscale equilibrato e efficiente nella Unione Europea”:

“La priorità oggi è promuovere sviluppo e investimenti sostenibili. […] L’Europa ha bisogno di un sistema fiscale equilibrato e efficiente. […] Le attuali regole fiscali per le società non rispondono più al contesto moderno. I profitti delle società sono tassati a livello nazionale, ma l’ambiente economico è dicnfato più globale, mobile e digitale. I modelli di business e le strutture societarie sono diventati più complessi, rendendo più facile lo spostamento dei profitti e più difficile determinare quale Paese debba tassare il reddito di una multinazionale”.

Al contrario, come ho scritto, altre società sono ancora sottoposte a doppia tassazione: “L’attuale mancanza di coordinamento crea ostacoli per le società costrette a misurarsi con 28 differenti sistemi fiscali”.

Altro tema del mio rapporto sono i controlli e la trasparenza sulla paga dei manager. Si deve permettere agli azionisti di votare sulla politica di remunerazione delle imprese quotate. Gli stipendi degli amministratori dovranno essere legati alle performance di lungo termine, finanziarie e non, delle imprese loro affidate, attraverso l’applicazione di criteri chiari e resi pubblici.

Diverse ONG che seguono questi temi hanno salutato con favore il risultato del Rapporto e anche l’organizzazione Trasparency International Ue, in prima linea nella battaglia a difesa della trasparenza, parla di “misure concrete adeguate al livello reale dello scontro”.

Purtroppo Popolari e Conservatori, insieme con parte dei Liberali, hanno impedito che i negoziati con Consiglio e Commissione avessero inizio dopo il voto in Commissione e hanno richiesto e ottenuto a maggioranza, con una decisione senza precedenti dal punto di vista regolamentare, che la Plenaria si esprima sul Rapporto approvato in Commissione. Il Rapporto si voterà quindi il 10 giugno in Plenaria.

La destra proverà così a ribaltare il positivo risultato ottenuto e a eliminare gli elementi più ambiziosi delle proposte approvate. Spero che i deputati possano autonomamente giudicare il Rapporto della Commissione Affari Legali e supportare il nostro lavoro a favore di una maggiore trasparenza per le società europee e di misure ambiziose per combattere evasione ed elusione fiscale.

Non sarebbe accettabile se, dopo LuxLeaks e altri scandali, il Parlamento Europeo bocciasse misure che consentono reali e significativi passi avanti.