Tassare Google e multinazionali: non è impossibile, ma…

di Sergio Cofferati
Pubblicato il 11 Febbraio 2016 - 06:35| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Tassare Google e multinazionali: non è impossibile, ma...

Tassare Google e multinazionali: non è impossibile, ma…

BRUXELLES – A un anno dallo scandalo Luxleaks, in Europa non si riesce a trovare l’accordo per approvare regole più efficaci contro evasione e l’elusione fiscale dei grandi gruppi. Parliamo di “aziendine” come Google, Apple… “Perché il governo Renzi non porta avanti in Europa una battaglia per tassare le multinazionali?”, si chiede l’europarlamentare di Socialisti & Democratici Sergio Cofferati.

Pubblichiamo due suoi interventi, online sul sito www.sergiocofferati.eu. Nel primo Cofferati rivolge un appello al governo italiano, nel secondo insiste sul concetto della trasparenza, fondamentale per combattere l’evasione e favorire la competitività fra le aziende che pagano le tasse:

PERCHÉ IL GOVERNO NON COMBATTE IN EUROPA L’EVASIONE DELLE MULTINAZIONALI?
Più di un anno è trascorso dallo scandalo di Luxleaks, che ha mostrato con chiarezza l’inaccettabile dimensione dell’evasione e dell’elusione fiscale portate avanti dalle multinazionali e le complicità degli stati europei. È triste costatare che assai poco è cambiato in Unione Europea. Mancano infatti la volontà politica e il quadro istituzionale per prendere le decisioni necessarie a combattere efficacemente evasione ed elusione.

La Commissione Europea si è limitata finora a colpire (giustamente) alcuni atteggiamenti irregolari di Stati europei che fornivano condizioni troppo vantaggiose e sleali a multinazionali per portarle a pagare le tasse nei loro Paesi. Tali giuste decisioni sono però accompagnate dalla conseguenza paradossale che le imprese avvantaggiate devono restituire i benefici illeciti agli stati che si sono comportati in maniera scorretta. Insomma un premio per i paesi europei che non hanno rispettato le regole.

Nel frattempo i governi hanno bloccato, in sede di Consiglio, la discussione su un’imposta comune consolidata sulle società, che avrebbe permesso di limitare l’elusione fiscale delle multinazionali, ed hanno impedito maggiore trasparenza sui cosiddetti ‘tax rulings’, che erano stati al cuore dello scandalo Luxleaks. Tali accordi preventivi sulle tasse da pagare tra imprese e stati resteranno quindi nell’ombra.

Manca la volontà di colpire evasione ed elusione perfino sul tema della trasparenza fiscale. Il Parlamento Europeo ha proposto in luglio che le grandi multinazionali debbano rendere pubbliche alcune informazioni sulle loro attività e le tasse che pagano paese per paese. Tale rendicontazione permetterebbe alle autorità fiscali e al pubblico di sapere quali multinazionali portano avanti strategie fiscali aggressive, a danno dei bilanci degli stati e delle PMI. La Commissione Europea e i governi (incluso ahimè quello italiano) non supportano però questa proposta e stanno bloccando l’avanzamento della discussione.

Nel frattempo l’entità di evasione ed elusione e dei danni da loro prodotti diventa sempre più evidente. Sono stati recentemente pubblicati in questo senso due importanti rapporti, “Un’economia per l’1%” di Oxfam e “50 sfumature di fisco creativo” di Eurodad, che sottolineano la dimensione scandalosa di questi fenomeni e la loro influenza nell’aumento d’ingiustizia e disuguaglianza a livello nazionale, europeo e mondiale.

Azioni incisive a livello europeo per combattere le strategie di evasione ed elusione fiscale portate avanti dalle multinazionali sono necessarie e sempre più urgenti. Bisogna proporre un cambiamento dei trattati che garantisca un meccanismo decisionale più democratico e comunitario sul tema della tassazione, per favorire cambiamenti reali. Nel frattempo però i governi, a partire, per necessaria coerenza, da quelli più critici verso l’attuale direzione delle istituzioni europee, devono assumersi le loro responsabilità e favorire i passi avanti che sono già oggi possibili.

Un primo obiettivo nella lotta a evasione ed elusione fiscale è oggettivamente a portata di mano: i governi dimostrino di difendere gli interessi dei loro cittadini e non quelli delle lobbies, sostenendo le misure di trasparenza fiscale per le grandi multinazionali proposte dal Parlamento Europeo.

TASSAZIONE DELLE SOCIETÀ: LA TRASPARENZA È FONDAMENTALE PER GARANTIRE IL RISPETTO DELLE REGOLE
La scorsa settimana, durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di misure, legislative e non, per combattere evasione ed elusione fiscale. Nel mio intervento in aula ho sottolineato che le proposte contenute nel pacchetto non sono sufficienti e non sono coerenti con le linee politiche ambiziose prospettate.

Esse sono infatti lontane dall’esigenza, che la Commissione stessa vuole garantire, di avere un comportamento fiscale rispettoso delle regole da parte dei cittadini e soprattutto da parte delle imprese.
Nel pacchetto manca in particolare l’idea che ci debba essere trasparenza sulle strategie fiscali delle multinazionali principalmente attraverso lo strumento del cosiddetto country by country reporting. Le proposte della Commissione seguono le indicazioni dell’OCSE, che chiudono e imprigionano queste informazioni nell’ambito delle amministrazioni fiscali, senza renderle note ai cittadini, e questo è negativo. La trasparenza ha infatti un effetto di deterrenza straordinario.

Comprendo le preoccupazioni della Commissione Europea ed è corretto che si completi il lavoro intorno alla valutazione d’impatto di una misura del genere. Tenendo però in conto che, quando è stata fatta la stessa valutazione per le banche (già soggette a tali requisiti) si è arrivati alla conclusione che la trasparenza non creava problemi alla competitività, ma anzi la rendeva più forte. La stessa misura va ora applicata a tutte le multinazionali.

Infine, ho affrontato nel mio intervento il tema della tempestività e ho chiesto alla Commissione, una volta finito il lavoro sulla valutazione d’impatto, di non proporre un nuovo strumento legislativo, ma di collocare le misure di trasparenza dentro la direttiva sui diritti degli azionisti, che è già in stato avanzato di discussione. In tal modo sarebbe possibile risparmiare mesi e mesi di discussione e consentire di applicare il più presto possibile le necessarie misure di trasparenza sulle politiche fiscali delle multinazionali.