Sicilia: scandalo guardie forestali. Stipendio pubblico e…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 9 Marzo 2016 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA
Sicilia: scandalo guardie forestali. Stipendio pubblico e...

Sicilia: scandalo guardie forestali. Stipendio pubblico e… (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Lifestyle Tiscali con il titolo “Sei un delinquente? Eccoti uno stipendio pubblico. Lo scandalo siciliano”:

Fino a ieri si pensava che la semplice esistenza delle guardie forestali in Sicilia fosse uno scandalo: 25 mila, molto più di tutte quelle presenti nel resto d’Italia. E’ sempre stato ovvio che non avevamo quasi niente da fare: la Sicilia non è una regione interamente coperta da boschi. Anzi, ce ne sono pochi. Il problema, insomma, non era occuparsi dei boschi, ma distribuire degli stipendi. E quindi quelle 25 mila persone avrebbero potuto avere qualsiasi altra qualifica: tanto non era richiesta a loro alcuna prestazione.

Di solito, a questo proposito, si citano i casi del paese di Pioppo, che con appena due mila abitanti ha più guardie forestali dell’intero Piemonte (che qualche albero ce l’ha). Oppure il paese di Sortino, novemila abitanti, che ha più guardie di tutta la Lombardia.

E questo era lo scandalo noto fino a poco tempo fa. Adesso salta fuori che in mezzo a questa folla di inutili guardie forestali ci sono ben 3500 condannati per vari reati, e 17 sono quelli sospettati di appartenere alla mafia. Insomma, uno scandalo nello scandalo.

In teoria dovrebbero esistere controlli molto specifici, ma in Sicilia, evidentemente, non sono mai stati fatti: nemmeno è stato chiesto, prima dell’assunzione, il semplice certificato penale.

Non esistono commenti su una vicenda del genere. Siamo oltre l’incredibile. L’unica spiegazione è che in Sicilia la pubblica amministrazione ritiene suo preciso dovere distribuire comunque degli stipendi e che non vale la pena di perdere tempo per controllare se almeno chi li prende è una brava persona oppure no.

D’altra parte questa sciatteria amministrativa non sorprende. Da anni la regione Sicilia è un pessimo esempio. E, di fatto, è una regione tecnicamente fallita. Ma che, nonostante questo, continua a andare avanti, fra sprechi colossali e nessuna azione di risanamento.

E’ ben protetta dal suo essere una regione a statuto speciale, cosa che le conferisce molti privilegi e che limita la capacità si controllo dello Stato. E infatti i migliori intellettuali dell’isola da tempo sostengono che la Sicilia potrà cominciare a riprendersi solo il giorno in cui rinuncerà, autonomamente alla qualifica di regione a statuto speciale. A quel punto dovrebbe rientrare nella norma e certi sprechi dovrebbero finire.

Non credo però che questo accadrà molto presto. Forse mai. E la ragione è piuttosto semplice: la Sicilia è un serbatoio di voti decisivo. Nessuno quindi ha interesse a usare le maniere forti.

L’unica strada per chiudere questo immenso spreco di denaro, purtroppo, richiede una riforma costituzionale. Una riforma che abolisca una volta per tutte, se non  le regioni (e sarebbe una cosa ottima), almeno quelle a statuto speciale, che ormai non hanno più senso.

Però le riforme costituzionali hanno tempi lunghissimi, richiedono forti maggioranze parlamentari, e quindi temo che la regione Sicilia andrà avanti con i suoi sprechi e le sue 25 mila inutili guardie forestali per anni, malavitosi  compresi, pagati con denaro pubblico.