Gianluigi Paragone, da pupillo di Bossi alla corte di Beppe Grillo

di Silvia Cirocchi
Pubblicato il 25 Gennaio 2018 - 07:14| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Gianluigi Paragone (foto Ansa)

Gianluigi Paragone (foto Ansa)

ROMA – Gianluigi Paragone, classe ’71, nasce da una famiglia di origine sannita trapiantata a Varese. Proprio dal profondo Nord parte la sua carriera, lanciato come direttore de “La Padania” e leghista convinto seguace della accoppiata vincente Bossi-Maroni.

Proprio grazie a questo ruolo riesce ad approdare a Libero e, sempre in quota Lega Nord, approda in RAI. I suoi programmi tv affrontano i temi caldi della politica con una diversa prospettiva, quella di centrodestra appunto. In contrapposizione ai vari Santoro di turno. Una carriera lanciata quindi hanno iniziato a pensare tutti, e invece no.

La deriva del qualunquismo inizia ad appropriarsi della figura di Paragone che lentamente si avvia sulla strada della “macchietta”. Nel 2012 arriva la prima crisi di personalità e si crede un cantante rock incompreso nella sua trasmissione “L’ultima parola”.

Una band che lo accompagna (Gli scassacasta), gli ospiti – imprenditori, economisti, politici – che parlano sul sottofondo musicale. E poi l’orecchino. L’orecchino gli chiesero? «È legato al Boss, a Bruce Springsteen. Dopo il suo ultimo meraviglioso concerto, ho deciso di rimettermi l’orecchino che avevo da ragazzo. Sa molto di ribellione, di rottura».

Se le dicono che sembra un programma della Dandini? «Beh -si giustificava Paragone- la prima Dandini ancora ancora… Mi sono ispirato al Funari di A bocca aperta, ma anche Santoro mi è rimasto addosso per come racconta il sociale, io sono il Santoro del nord. Il mio punto di riferimento però è il Paolo Rossi di Su la testa!». Ed oggi arriviamo all’ultima trasformazione dell’ex meridionale trapiantato al nord, dell’ex leghista, dell’ex rockettaro.

L’evoluzione (anzi involuzione direi) qualunquista è avvenuta, finalmente ha trovato casa approdando nel Movimento 5 Stelle. Scrive sul blog del suo nuovo partito: “[..] il centrodestra non esiste, è un accordo elettorale, è un modo per spartirsi dei voti, è una merce contraffatta, taroccata, una specie di pacco, doppiopacco, contropaccotto che vorrebbero rifilare agli elettori, ai cittadini italiani. Ora sta a voi decidere da che parte stare. Di là non hanno niente che li tiene insieme se non una voglia di tornare a prendere il Palazzo, ritornare a comandare in quei palazzi con i risultati che ben conosciamo, dall’altra parte c’è il Pd che in caduta libera. Poi c’è il Movimento, ci siamo noi del Movimento con un programma che non deve fare accordi con nessuno, l’abbiamo ripetuto mille volte. A voi la scelta.”

Che se non facesse piangere verrebbe davvero da ridere. Il pensiero che Gianluigi Paragone, si Gianluigi Paragone ripetiamolo, si senta in diritto di criticare gli altri partiti e non solo, ma di far credere agli elettori che il Movimento 5 Stelle abbia un programma che sia attuabile è davvero il colmo. Anche se alla fine riflettendoci bene, un trasformista voltagabbana, che si definisce “con un passato leghista e un presente di nulla”, qualunquista e populista, ma secondo voi, in quale altro partito avrebbe potuto trovare spazio?!