Maroni a Palazzo Chigi? Gelmini a Milano? Ma Tosi e Zanetti mai

di Silvia Cirocchi
Pubblicato il 8 Gennaio 2018 - 09:58| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
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Maroni potrebbe rimettere in corsa Pirozzi nel centrodestra

ROMA – Atteso, rimandato, riatteso e alla fine c’è stato. Ieri a Villa San Martino, residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore si è tenuto l’incontro dei tre leader dei partiti principali che compongono la compagine di centro destra. Un incontro, a dire di Berlusconi, fruttuoso. È stato tra l’altro raggiunto un accordo che dà l’ok ad eventuali alleanze con il ‘quarto polo’, ma porta chiusa sui nomi che non sono condivisi da tutti i leader dei tre partiti principali, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. È quanto si apprende da fonti qualificate dopo il vertice di centrodestra ad Arcore fra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il veto sarebbe rivolto in particolare all’ex esponente del Carroccio Flavio Tosi e a Enrico Zanetti, vicino a Mario Monti.

I leader dei tre partiti si incontreranno di nuovo, a breve. A proposito del programma, i partecipanti si sono dichiarati soddisfatti a proposito della “piattaforma di lavoro ampia” e l’incontro è stato definito “lungo, proficuo e approfondito”. “Meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dall’Europa, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, riforma della giustizia e giusto processo, revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della Legge Fornero, realizzazione della flat tax, difesa delle aziende italiane e del Made in Italy, imponente piano di sostegno alla natalità, controllo dell’immigrazione: saranno questi i primi passi dell’azione di governo di centrodestra che uscirà dalle politiche del prossimo 4 marzo”, riporta il comunicato congiunto dei leader. E ancora: “Tra le priorità anche l’adeguamento delle pensioni minime a mille euro, il codice di difesa dei diritti delle donne e la revisione del sistema istituzionale col principio del federalismo e presidenzialismo”. “Tra le decisioni di oggi, anche quella di costituire due delegazioni comuni, che si incontreranno già martedì prossimo, per definire i dettagli del programma e dei collegi”.

Salvini su Twitter esulta “Cancellazione della legge Fornero nel programma del centro destra: missione compiuta”.

Ma l’aspetto più interessante della giornata alla fine sembra non essere il vertice a tre in Brianza, bensì la probabile rinuncia di Roberto Maroni alla ricandidatura a Presidente della Regione Lombardia. Una decisione che aprirebbe vari scenari possibili.

Maroni scioglierà verosimilmente il dubbio, in conferenza stampa dopo la riunione di Giunta, convocata per domani a Palazzo Lombardia, a Milano, alle 12. È possibile che il governatore non si ricandidi per le elezioni regionali e non è escluso un suo ritorno a Roma, nonostante il diretto interessato abbia smentito l’ipotesi nelle scorse settimane. Il governatore sta prendendo tempo per decidere. Il verdetto potrebbe arrivare “per motivi personali”, ma non si hanno dettagli in merito. Sta di fatto che una vittoria del centrodestra alle elezioni politiche potrebbe, però, indirizzare l’ex ministro del Welfare e dell’Interno verso eventuali incarichi di governo. Tra i nomi che circolano per il candidato del centrodestra, Berlusconi spingerebbe ancora per la candidatura della Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia. L’alternativa leghista a Maroni, invece, potrebbe essere l’ex sindaco di Varese, Attilio Fontana. Mancano meno di due mesi alle elezioni. E il centrodestra non vuole farsi scappare l’occasione di tornare a Palazzo Chigi.

Questa situazione potrebbe avere delle ripercussioni anche sulla scelta del candidato Presidente per la Regione Lazio. Il nome probabile di Maurizio Gasparri potrebbe vacillare se la Presidenza della Regione Lombardia toccasse a Forza Italia con Gelmini, candidato presumibilmente più forte di Fontana, il Lazio non spetterebbe più a FI ma alla Lega, quindi potrebbe tornare in corsa il nome di Sergio Pirozzi, sostenuto fin dall’inizio da Salvini. Anche se le ultime indiscrezioni danno il leader della Lega pronto all’appoggio incondizionato a Gasparri, mollando senza troppi problemi il sindaco di Amatrice.

Una serie di decisioni ad incastro che sembrano ormai indirizzate ad una soluzione in tempi brevi.