I sonar dei sommergibili disturbano le sirene: Tatiana Basilio alla rivoluzione culturale

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 1 Agosto 2017 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
I sonar dei sommergibili disturbano le sirene: Tatiana Basilio alla rivoluzione culturale

I sonar dei sommergibili disturbano le sirene: Tatiana Basilio alla rivoluzione culturale

Tatiana Basilio è la deputata grillina che da anni si batte in difesa delle sirene. Giuseppe Turani, in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.

Il mondo è pieno di gente che crede a qualsiasi cosa, ma non si può negare che i più fantasiosi siano finiti in parlamento grazie al Movimento 5 stelle, che li ha selezionati casualmente via web. Fra i più brillanti spicca una sconosciuta Tatiana Basilio. I grillini, quasi per definizione, credono a qualsiasi cosa purché sia abbastanza improbabile e irreale. Ma questa è certamente una numero uno.

Tatiana, una milanese di una quarantina d’anni, diplomata in lingue e con alle spalle mestieri di vario tipo, ma in genere pubbliche relazioni (a parte una stagione in cui si è occupata di un maneggio di cavalli), si è distinta per il voto contro la obbligatorietà dei vaccini e la astensione sul reato di tortura. Da anni Tatiana Basilio sostiene una battaglia molto convinta sul fatto che esistono le sirene e che dobbiamo tenerne conto.

Difficile da credere? Mica tanto. Di recente ha postato sul suo profilo Facebook un video tratto da Discovery Channel in cui le sirene si vedono, dice lei. E quindi è provato che esistono. Ma va oltre: accusa esplicitamente il NOAA (National Oceanic and Atmophferic Administrazion), un rispettabilissimo ente governativo  americano, di negare l’esistenza di queste sirene e di ostacolare anche la loro esistenza. Va detto, per onore di cronaca, che alcuni grillini l’hanno  invitata a scegliere la strada di casa, lasciando il Parlamento, dove non è che proprio stia facendo un gran figura. Ma lei insiste, tenace.

Gli scienziati del NOAA, a sentire Tatiana, saprebbero tutto, le avrebbero viste e fotografate, ma stanno nascondendo la verità. E questo per ragioni che ne nemmeno Tatiana sa spiegarsi. Forse perché c’è troppa paura, persino al NOAA, del nuovo, dell’inatteso. O forse perché a quelli del NOAA delle sirene non importa proprio nulla, a differenza di Tatiana, che invece è per la difesa di ogni essere vivente, alberi e zanzare comprese.

Per la verità proprio su questo punto, che è centrale nella sua attività parlamentare, Tatiana deve forse aver capito di averla sparata un po’ troppo grossa, e quindi sta facendo una sorta di complicata retromarcia, con uscita laterale. Spiega, cioè, che esistono certi cetacei che hanno la coda, come le sirene, e che allattano i loro piccoli. Se non volete chiamare questi esseri sirene, prosegue, chiamateli appunto cetacei, ma la sostanza  non cambia. Sono pochissimo diversi da noi.

Ma la vita di questi esseri che vivono nel mare (e che di fatto sono quasi-umani) non è semplice, accusa la deputata grillina, perché nel mare ci sono troppe onde sonar emesse dai sottomarini (che se ne servono per navigare). In sostanza, questo comporta che le povere sirene-cetacei sono costrette a una vita d’inferno in mezzo a tutto quel frastuono sonar.

In commissione difesa ha anche protestato perché l’Italia avrebbe in produzione due sottomarini attrezzati appunto con questi maledetti sonar capaci di trasformare il mare delle sirene in una specie di discoteca del sabato sera.

Questa la denuncia di Tatiana. Non si capisce che cosa vorrebbe fare poi. Spegnere i sonar e lasciare che i sottomarini vadano a sbattere? Eliminare i sottomarini? Creare un grande area di rispetto dove le sirene-cetacei possano evolvere pacificamente fino a guadagnarsi tutti i diritti di cui godono gli esseri umani?

Da quel che si è capito non c’è una risposta. Per ora Tatiana si limita a sostenere che questi esseri (con la coda) esistono e che dovremmo smetterla di infastidirli.

A capire che cosa le gira per la mente, un po’ aiuta qualche nota biografica da lei stessa dettata: “È arrivato un giorno in cui mi sono dovuta “sedere” e pensare a cosa avessi voluto fare da grande e ho deciso di fermarmi e intraprendere la carriera di casalinga (non disperata). Da quasi 13 anni studio le filosofie Orientali ed i vari metodi di guarigione naturale, partecipando a corsi e testando su me stessa ciò che studio. Non ho mai smesso di partecipare attivamente a manifestazioni per promuovere qualsiasi tipo di forma di Cambiamento fosse possibile da portare al genere umano”.

Insomma, Tatiana si iscrive di diritto, sia pure come casalinga, fra i grandi riformatori dell’umanità. Ma ha anche delle idee politiche interessanti: “La natura insegna e con questa semplicità, forzando quegli ingranaggi arrugginiti della politica, i quali da troppo tempo ci tengono bloccati vorrei vedere un futuro nitido e pulito per i cittadini italiani, per essere da esempio, come lo è l’ Islanda, per le altre Nazioni. Il mio sogno è portare in Parlamento tutto ciò per cui mi batto da quando ho 14 anni e da quando ho abbracciato il MoVimento: una politica migliore, più salubre e meno ladra. Vorrei portare il pensiero di apertura e collaborazione, poiché con le differenze si possono trovare le soluzioni migliori per approdare al BENE COMUNE. Aria, Acqua e Suolo, devono esistere come Patrimonio dell’ Umanità. Le sedute di Camera e Senato dovranno essere condivise con la cittadinanza e permesso loro di intervenire, poiché i luoghi istituzionali sono le case dei Cittadini. Per tutto il resto c’è molto da fare per noi, noi i quali siamo visti come il male maggiore. Lavorerò sodo per la Rivoluzione Culturale!”.

Che dire? E forse non è nemmeno la peggiore fra gli esponenti a cinque stelle. Purtroppo, anche lei, che starebbe bene in qualche setta naturalista di tipo orientale, ci costa (fra stipendio e servizi) sui 40 mila euro al mese, cioè come una trentina di bravi metalmeccanici. Solo che non piega lamiere, non avvita bulloni, ma spara scemenze in difesa delle sirene-cetacei di cui caldeggia il riconoscimento e l’evoluzione. E sogna sedute parlamentari alle quali possano direttamente partecipare sessanta milioni di italiani.

Chiamare un’ambulanza? Forse sì.