Stato italiano: tagli per metà per Renzi unica strada se…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 21 Gennaio 2016 - 11:18 OLTRE 6 MESI FA
 Stato italiano: tagli per metà per Renzi unica strada se...

Giuseppe Turani: lo Stato italiano va tagliato per metà, è per Renzi l’unica strada se vuole salvare l’Italia

MILANO – Stato italiano ridotto a metà, nel senso di macchina dello Stato dimezzata in 10 anni, anzi meglio farlo velocemente, con tanti decreti legge che lascino al Parlamento, dove tutto si incaglia e muore sull’altare degli interessi elettorali dei partiti. In questa prospettiva, può starci anche una iniezione di emergenza di denaro in Italia preso a prestito. Quella di aumentare i debiti, però, è una strada pericolosa, avverte Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.

Forse è arrivata l’ora di porsi qualche domanda sui rapporti fra Italia e Europa. O, meglio: fra il Governo Renzi e Europa. La spiegazione “cattiva”  più semplice dice che Angela Merkel avrebbe semplicemente dato ordine a Junker di sbarazzarsi di Renzi. Si starebbe ripetendo, cioè, un po’ lo stesso senario già visto nel 2011 con Berlusconi. Difficile capire che cosa avrebbe spinto la signora Merkel a una decisione così drastica e complicata, proprio in un momento in cui essa stessa è piena di grane e in cui lasciare l’Italia senza governo significa affrontare rischi in gran parte ignoti (Mattarella non è Napolitano).

E infatti è molto probabile che si tratti solo di cattiva informazione giornalistica, cioè di pettegolezzi di poco peso, di gossip di chi cerca comunque un po’ di notorietà.

Ma rimane il fatto che i contrasti fra Renzi e l’Europa ci sono. Si potrebbe fare qui un elenco lungo un chilometro sui problemi che oggi dividono l’Italia dall’Europa (dall’immigrazione alle banche), ma forse tutto può essere riassunto in un solo punto: i soldi. Nel senso che Renzi, per stimolare un’economia (quella italiana) un po’ fiacca ha bisogno di immettere, in vario modo, risorse finanziarie nel sistema (sconti fiscali, bonus, incentivi, ecc.). Se non riesce a fare questo, tutto il disegno di Renzi cade al suolo, si appiattisce su un’economia che non vuole saperne di decollare.

Ma la Germania, e l’Unione europea, sono schierati da tempo su un altro fronte: l’economia si rilancia facendo le riforme, non facendo altri debiti. E su questo, probabilmente, anche Renzi sarebbe d’accordo. Ma in Italia esiste una configurazione politica per cui premere l’acceleratore delle riforme non è poi così semplice. Si fanno, ma si avanza fra mille difficoltà e con una certa lentezza. Anche perché dal sistema politico (dal parlamento) non arriva alcun aiuto. Solo sberleffi.

Quella di ricorrere quindi a nuovi debiti per rilanciare l’economia italiana, mettendole a disposizione un po’ più di risorse finanziarie, appare come una via obbligata. E’ una strada pericolosa, ma non se ne vedono altre, almeno in tempi brevi.

Quindi Renzi ha ragione e la Ue torto? Non è esattamente così. Data la fiacchezza della nostra economia, prevedere un po’ di stimoli finanziari extra non è sbagliato. Bisogna sempre ricordare però che abbiamo però il più alto debito pubblico d’Europa (e uno dei primi nel mondo). Siamo cioè un debitore cronico. In questa situazione fare nuovi debiti è certamente pericolosi.

C’è il rischio di ritrovarsi fra cinque anni non più con il 130 per cento di debito rispetto al Pil, ma con il 150. E magari, nel frattempo, l’economia non ha nemmeno preso quello slancio che si sperava. Il rischio del governo Renzi (e che allarma l’Europa) è esattamente questo: ripetere, sia pure in forme diverse, quanto è stato fatto negli ultimi venti anni. Debiti e ancora debiti per  sostenere un sistema diventato troppo costoso e poco produttivo.

Ma esiste un modo per rassicurare tutti, Unione europea e mercati? Sì, ne esistono addirittura due.

Il primo consiste nel presentare un crono-programma di riforme davvero incisive(liberalizzazioni e riduzione della macchina statale). C’è chi sostiene, e non a torto, che dovremmo addirittura prevede in dieci anni di dimezzare lo Stato italiano, inteso come macchina burocratica.

La seconda strada, che in parte coincide con la  prima, è quella di avere immediatamente un piano credibile per ridurre la spesa pubblica, non fra dieci anni, ma subito, eliminando gli sprechi più vistosi, anche ricorrendo a decretazione d’urgenza, per mettere il parlamento (che dovrà poi convertire) di fronte alle sue responsabilità.

Insomma, sì a nuovi debiti perché  oggi non si può fare altro, ma contestualmente misure per costruire uno Stato italiano meno spendaccione.