Tremonti esclude nuove tasse: “Niente mano in tasca agli italiani”. E la ripresa? Sì, c’è, forse, però

Pubblicato il 19 Aprile 2009 - 17:01| Aggiornato il 16 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Alcune importanti dichiarazioni sono venute dal ministro italiano per l’economia Giulio Tremonti e sono state diffuse dall’agenzia di stampa Agi.

La più importante, perche nel campo fiscale Tremonti è la massima autorità in Italia, riguarda le voce circolate nei giorni scorsi che volevano nuove tasse e imposte per finanziare la ricostruzione dell’Abruzzo terremotato.

Tremonti, che si trovava a Berlino per un convegno internazionale, ha detto: “Non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini perché non ce n’è bisogno”.

“Chi vuole donare di più – ha aggiunto – probabilmente potrà dedurre di più”. –

Seconda smentita, più per addetti ai lavori: non sono vere le indiscrezioni circolate su alcuni quotidiani secondo cui il governo preleverà circa 4 miliardi dal fondo per l’economia reale e le imprese della presidenza del Consiglio, per destinare la somma alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto dell’Abruzzo: “Mi sembra lievemente infondato: e poi non è  per le imprese e non è di 4 miliardi”.

Segue non una smentita, ma un’affermazione. Un po’ contorta, ma l’argomento lo impone. Dice Giulio Tremonti: cominciano a intravvedersi alcuni “segnali positivi” di ripresa dell’economia, ma ci troviamo ancora “dentro una terra incognita”.

Ribadisce che “il rischio di un armageddon finanziario dovrebbe essere escluso tanto negli Stati Uniti che nell’Est Europa” e sottolinea il cambiamento di clima dai vertici di Berlino e di Londra in poi.

Ad avvalorare la sua tesi il ministro cita alcuni esempi: “Pochi giorni fa il governo polacco ha chiesto al Fondo monetario internazionale un intervento” e l’operazione “è passata senza conseguenze negative del mercato”. Se questa richiesta fosse stata avanzata due o tre mesi fa, aggiunge Tremonti, “le conseguenze sarebbero state molto più complesse”.

Il ministro vede anche dei segnali di speranza tutti italiani: “Ho un po’ di indicatori: la caduta dell’import-export fisico nei porti italiani è in rallentamento”. Un altro indicatore sono le poste: “Anche nelle lettere e nei pacchi postali c’è stata una caduta che sta finendo”.

Infine “sembra che si siano stabilizzati i traffici sulle autostrade”. Per Tremonti “è  presto per attribuire a questi dati valore di sistema pero’ sono tutti abbastanza indicativi rispetto alla fine della caduta”.

Il ministro ha poi ribadito che “è  difficile e sbagliato fare previsioni categoriche. Questi dati sono indicativi ma siamo ancora in terra incognita” quindi è  necessario “aspettare prima di trarre conclusioni”.

C’è anche una dichiarazione contro l’evasione fiscale, che Tremonti definisce, giustamente, “scandalosa”, ma che, secondo lui, non è peggiorata negli ultimi tempi. C’è da dire che gli italiani non sono i peggiori evasori del mondo, come a volte si tende a credere, con una forma di ambiguo e perverso orgoglio nazionale. Forse perché la Germania è il più ricco paese d’Europa, tutti i dati emersi dai vari G, 8 e 20, fanno pensare che una buona parte delle Mercedes e delle Bmw che attraversano ogni giorno il confine con il Lussemburgo abbiano i bagagliai pieni di banconote. Per non parlare degli Americani, che pur subiscono una pressione fiscale molto inferiore a quella di noi poveri italiani. Pur in presenza di un apparato inquisitivo ben più efficiente dell’Italia, gli Americani che frequentano la Svizzera e altri paradisi fiscali fanno parlare nel loro paese di un’evasione di cento miliardi di dollari.