Terremoto, prevenzione impossibile, “mettiamo in sicurezza” è una bufala per finire sui giornali

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 2 Novembre 2016 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto, prevenzione impossibile, “mettiamo in sicurezza” è una bufala per finire sui giornali

Terremoto, prevenzione impossibile, “mettiamo in sicurezza” è una bufala per finire sui giornali, sostiene Giuseppe Turani (nella foto)

Terremoto, prevenzione impossibile. Sono 24 milioni gli italiani che vivono in zone altamente sismiche, nota Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business

C’è una parola  che ricorre spesso in questi giorni, anche negli scritti e nelle interviste di persone addette ai lavori, che viene sempre usata a sproposito. Si tratta dell’espressione “prevenzione”, relativamente ai  terremoti. La cosa non ha alcun senso e conviene precisarlo subito. E non dovrebbe essere difficile capire perché. I terremoti non si possono  prevedere. E nemmeno si può sapere dove si manifesteranno.

Se io ho un fiume o un torrente soggetti a esondare, con opportune opere umane (argini) lo posso sistemare e faccio prevenzione. Nel caso del terremoto (ma sembrerebbe ovvio) non posso fare nulla del genere. Sono del tutto impotente.

Ma, allora, si aggiunge “mettiamo in sicurezza le case”, facciamo come in Giappone. E qui, di nuovo, si ricasca nella superficialità.

Secondo dati ufficiali dei geologi in Italia 24 milioni di persone vivono in zone altamente sismiche. Si tratta di poco più di un terzo di tutta la popolazione. E si può stimare che tutta queste gente viva in circa 8 milioni di abitazioni, edificate in località altamente sismiche. Intorno, poi ci sono le chiese e tutte le cose indispensabili alla vita umana come i servizi (scuole, acquedotti, gas, elettricità, ospedali).

Tutto ciò andrebbe reso antisismico. Anche stimando 100 mila euro per ogni abitazione (non sono  ancora crollate, sono solo da rinforzare) si arriva alla somma di 800 miliardi di euro. Ma questo solo per le abitazioni. Poi c’è tutto il resto. Se raddoppiamo gli 800 miliardi di euro, arriviamo giusto a 1600, che è il nostro intero prodotto interno lordo di un anno.

Ma, oltre a rendere antisismiche le aree dove vivono 24 milioni di italiani, dobbiamo anche vestirci, mangiare, studiare. Con quali denari? Poi i 1600 miliardi di Pil servono anche per pagare le pensioni, la sanità e tutto il resto.

Come si vede, non si possono “mettere in sicurezza” le zone a rischio. Non esiste la possibilità materiale di fare tutto ciò. E mancherebbe persino il personale per aprire migliaia e migliaia di cantieri in tutta Italia. Insomma, “mettiamo in sicurezza” è una bufala. La si agita solo per farsi belli o per finire sui giornali.

Quello  che si può fare (ma si sta già facendo) è obbligare le nuove costruzioni a essere costruite con criteri antisismici. Mano a mano che il patrimonio edilizio si rinnova, diventa meno sensibile ai terremoti.

Ma certo nessuno può essere così folle da suggerire che 8 milioni di abitazioni vegano risistemate “alla giapponese”.

I nostri deliziosi paesini medioevale dell’Appennino sono  appunto deliziosi, ma risalgono anche a mille anni fa, sono abitati in genere da povera gente e non presentano le risorse necessarie per un loro ammodernamento. Ci deve pensare la collettività nazionale, attraverso la fiscalità generale. Saranno tutti d’accordo?

Siamo allora del tutto impotenti? No, si può fare un piano di interventi, ma sapendo che sarà un piano che dovrà coinvolgere almeno un paio di generazioni, forse tre.