Terremoto. Scrisse su Facebook: “Errani si dimetta”, Ingv punisce la sismologa, Boschi: “Dimettetevi tutti”

di Enzo Boschi *
Pubblicato il 14 Febbraio 2017 - 06:43 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto. Scrisse su Facebook: "Errani si dimetta", Ingv punisce la sismologa, Boschi: "Dimettetevi tutti"

Terremoto. Scrisse su Facebook: “Errani si dimetta”, Ingv punisce la sismologa, Boschi: “Dimettetevi tutti”

Il 9 novembre del 2016 il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, scrisse al Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Carlo Doglioni, per sapere se l’Istituto condividesse le opinioni su Vasco Errani, commissario straordinario di Governo alla Ricostruzione delle aree colpite dal Terremoto del Centro Italia, espresse nella sua pagina Facebook dalla dirigente Ingv Fedora Quattrocchi. La lettera si chiude così:

“Si resta in attesa di un sollecito riscontro per definire, anche congiuntamente, le future linee di comunicazione e informazione ai cittadini”.

Non si fa attendere la risposta del Doglioni che, accoratissimo, a poche ore di distanza esprime stupore e amarezza; si scusa usando termini come “disdicevole, indegna…” e si impegna solennemente ad “avviare i provvedimenti del caso”.

Un Presidente di un istituto di ricerca, consapevole del suo ruolo, si sarebbe limitato a rispondere che non condivideva o che non si pronunciava su quanto scritto dalla Quattrocchi e avrebbe risolto l’episodio internamente all’ente.

Questo non per omertà ma perché il legale rappresentante di un Ente di Ricerca non può e non deve avere o mostrare la minima sudditanza nei confronti di chicchessia.

Addirittura la nostra Costituzione sancisce che gli Organi di Ricerca nelle loro opinioni non devono  sottostare al potere esecutivo.

Doglioni avvia con solerzia quanto promesso, scrivendo in modo perentorio a Salvatore Barba, direttore della sezione INGV di cui la Quattrocchi fa parte.

In poche parole, il testo di questa lettera si può interpretare con: “La reproba va punita in maniera esemplarmente severa!”

Salvatore Barba è un fidatissimo collaboratore di Doglioni. Li si trova accomunati in loro teorie sull’origine dei terremoti che tanta discussione hanno prodotto nella comunità sismologica.

Ovviamente l’Ufficio per i provvedimenti disciplinari INGV non si tira indietro e con grande celerità “irroga la sanzione disciplinare”: un giorno di sospensione!

Una sanzione solo apparentemente innocua: con tre di quelle sanzioni si viene licenziati.

Ma che cosa aveva detto la Quattrocchi, che è anche rappresentante sindacale, di tanto grave da scatenare le ire del Capo della Protezione Civile e pretendere un severo intervento sanzionatorio nei suoi confronti?

La Quattrocchi è molto popolare su Facebook e le vengono spesso chieste informazioni di varia natura nel campo delle varie calamità geologiche e non solo. Le chiedono perché almeno i monumenti più importanti dell’Appennino Centrale non siano stati messi preventivamente in sicurezza dopo la scossa del 24 agosto.

Inoltre, come rappresentante sindacale, è sempre impegnata e pronta a prendere le difese del suoi colleghi ricercatori, tecnici o amministrativi che siano.

La Quattrocchi risponde che non sa che cosa è stato fatto per i monumenti ma invita il Commissario per la Ricostruzione Errani a dimettersi prima possibile ricordando sue esperienze nella Bassa emiliana colpita da terremoti nel 2012.

È molto conosciuta e stimata in quei luoghi: vi ha lavorato incessantemente per anni aiutando la gente a capire i vari fenomeni e conosce molto bene i disagi che tuttora i terremotati emiliani devono subire.

Comunque il diffamato è eventualmente Errani e dovrebbe essere Errani a lamentarsi. Non lo ha fatto e neanche Curcio parla di “minacce e diffamazioni” parole riportate invece da INGV.

La Quattrocchi non ha espresso assolutamente alcun giudizio negativo sull’INGV, il solo e unico motivo che avrebbe giustificato l’intervento contro di lei (seppure con rischio di comportamento antisindacale)

È più che sicuro che uscirà indenne da questa grottesca vicenda e che potrà pretendere ricche somme di denaro di risarcimento soprattutto se svolge concorsi di un certo tipo in cui questi “disciplinari politici” potrebbero contare e le prove di questo sono tante in Italia!

Probabilmente ne subiranno le conseguenze solo i tre membri dell’Ufficio dei Provvedimenti disciplinari mentre ai “capi” non verrà imputata  responsabilità alcuna.

Analizziamo l’evoluzione di questa vicenda per capire a quale livello si colloca l’Istituto-

Errani viene invitato a dimettersi. Il Capo della PC se ne adonta. Doglioni viene invitato a fare “giustizia”. Il Doglioni passa l’incarico punitivo al suo fido Barba. Barba passa il compito all’Ufficio dei Provvedimenti  disciplinari che “irroga”!

Non si può sostenere che Errani, un uomo certamente abituato allo scontro politico anche duro, abbia responsabilità in questa vicenda invereconda. Anzi potrebbe non saperne niente e che tutto sia avvenuto per successivi eccessi di spontaneità.

Guardiamo ai fatti.

Non c’è alcun dubbio che si dovevano mettere in sicurezza gli edifici di valore architettonico come la Basilica di San Benedetto di Norcia come denunciato da Don Avenati al cospetto di Errani e Curcio- seguito sui giornali da Fedora Quattrocchi dopo le  scosse del 26-30 Ottobre 2016 distruttive a Norcia. Questo doveva accadere – addirittura dopo il terremoto del 2009. O, almeno, da dopo i terremoti emiliani del 2012:  quattro anni colpevolmente non utilizzati per la prevenzione.

Non si è fatto niente neanche dopo la forte scossa di Amatrice del 24 agosto del 2016!

Dal terremoto del 2009 era più che evidente a sismologi con competenze vere sulla sismicità italiana che fra Colfiorito e L’Aquila c’era una pericolosa lacuna sismica .

Una lacuna sismica è un luogo altamente sismico, cioè un luogo dove si sono verificati forti terremoti nel lontano passato e che, sulla base delle moderne conoscenze della fisica della sorgente sismica, si può ipotizzare con notevole confidenza che sarà nel breve periodo sede di forti scosse dopo che forti scosse si sono verificate ai suoi estremi.

Non si tratta ovviamente di una previsione come normalmente la si intende. Tuttavia se ci fossero state opportune indicazioni dalla Commissione Grandi Rischi, la Protezione Civile poteva dedicarsi a quel ben definito segmento appenninico: avrebbe avuto il tempo necessario per demolirvi edifici fatiscenti, informare la gente porta a porta, farvi consolidamenti essenziali, mettere in sicurezza le opere d’arte architettoniche, preparare una strategia per la sopravvivenza delle mandrie di bestiame e molto altro ancora!

Niente! Assolutamente niente di tutto questo è stato fatto!

La Grandi Rischi non ha discusso l’alta pericolosità dell’Appennino Centrale e non ha dato indicazioni operative. Peraltro si riunisce rarissimamente, per lo più solo dopo le catastrofi.

Anche gli ultimi due presidenti dell’INGV insieme al Consiglio Scientifico dell’Istituto, prima del 24 agosto del 2016, non risulta si siano occupati operativamente del settore dell’Appennino Centrale tuttora sede di un’importantissima sequenza sismica!

E dire che l’attuale presidente INGV circa sette anni fa dichiarò di aver capito come si prevedono i terremoti! La stessa capacità  di fatto se la attribuisce anche un membro della Grandi Rischi e del Consiglio Scientifico INGV che si definisce “scienziato competente”.

Dopo la scossa del 24 agosto, dopo quella del 30 ottobre e quelle più recenti in prossimità di Campotosto, la Grandi Rischi ha pronosticato possibili altri disastri.

Ricordiamo che dopo il terremoto del 20 maggio 2012, la prima scossa che colpì l’Emilia, la CGR tacque.

Il 29 maggio si verificò però la scossa che provocò il maggior numero di vittime.

Quando poi la sequenza era evidentemente conclusa, la Commissione convinse il Presidente del Consiglio dell’epoca a lanciare un allarme in diretta televisiva: l’8 giugno 2012 Mario Monti pronosticò una scossa devastante per il ferrarese! Scossa che, nelle loro intenzioni, se fosse avvenuta avrebbe rivalutato i vertici della Commissione. La scossa non si verificò ma nessuno dei “previsori” subì conseguenze dal procurato allarme e dalla evidente scarsissima conoscenza sismologica dimostrata!

L’8 giugno, quando Monti dette l’allarme, i sismologi avrebbero dovuto dichiarare che la sequenza sismica emiliana era sostanzialmente conclusa!

Anche nel 2012 il Presidente della CGR era un fisico delle particelle che poi si fece sostituire dall’attuale altro fisico delle particelle.

Gli altri attori della vicenda emiliana fanno ancora parte della Grandi Rischi.

In varie occasioni sono state evidenziate inutilmente le incongruenze della Regione Emilia Romagna in tema di rischio sismico. Per esempio: il non aver recepito la Mappa della Pericolosità immediatamente dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Rispettando le appropriate indicazioni di ingegneria sismica si sarebbe impedito il crollo dei capannoni che provocò il maggior numero di vittime.

Prima del 2012 si organizzavano addirittura convegni per “snellire” le norme antisismiche che discendevano dalla nuova normativa.

La Regione di Vasco Errani costituì una commissione (ICHESE) con lo scopo di individuare cause dei terremoti del 2012.

Cause che dovevano essere alternative alla normale tettonica a placche.

Fatti, quelli sopra descritti, che indubbiamente giustificano le critiche della Quattrocchi.

Si può in ogni caso affermare che Errani, benché beniamino delle Cooperative delle costruzioni, non ha le competenze tecniche per gestire la ricostruzione in Appennino. Meglio sarebbe un ingegnere sismico, con competenze acclarabili nelle tecniche costruttive e nei loro costi. I politici hanno già fatto abbastanza chiacchiere e troppe omissioni nella prevenzione dalle catastrofi. Può essere quindi più che comprensibile l’invito ad Errani a dimettersi. Sarebbe anche giusto che si dimettesse il Presidente dell’INGV e che Salvatore Barba lasciasse il suo incarico direttivo.