La “Tessera del Tifoso”, pasticcio di un’Italia che vorrebbe “disinfestare” gli stadi

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 13 Luglio 2010 - 21:45| Aggiornato il 13 Dicembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni

C’è un pasticcio chiamato “Tessera del Tifoso” che sta per entrare nelle vite di chi frequenta gli stadi italiani. “Pasticcio” perché l’oggetto in questione non è, infatti, una legge dello Stato, né un decreto-legge emanato dal Governo (che pure se ne fa alfiere, con il ministro dell’Interno Maroni).

Si tratta di una circolare amministrativa del 14 agosto 2009 in cui si dispone alle società di serie A e B e Lega pro di «garantire il rilascio della “tessera del tifoso” a chiunque la richiederà, contestualmente all’acquisto di un biglietto o all’esibizione dell’abbonamento». È un provvedimento che non è mai passato per una votazione in Parlamento e neanche per una discussione in consiglio dei Ministri.

E già nelle righe della stessa circolare si intravede che il carattere di obbligatorietà della “tessera del tifoso” è perlomeno labile: «I Prefetti della Repubblica sentiti i Questori, sono invitatiad attuare ogni consentita attività di coordinamento, anche con il coinvolgimento delle società sportive, al fine di promuovere le attività sopra descritte in sede di condivisione delle strategie e degli obiettivi comuni».

Si dice che la “tessera” funzionerà come una carta di credito: in parte sarà così. L’attuazione del provvedimento porterà – nella peggiore delle previsioni – un paio di milioni di nuovi correntisti alle banche italiane. I “fedelissimi”, se vorranno abbonarsi alla propria squadra, o semplicemente avere la possibilità di poterla seguire in trasferta, dovranno farsi una “card” prepagata dal costo iniziale di 10-18 euro, ricarica iniziale obbligatoria di 25 euro, rinnovo annuale di 3. E dovranno ricordarsi di non lasciarla mai a zero, altrimenti sarà inutilizzabile.

Le differenze con una normale carta di credito o tessera fedeltà del supermercato è che chi vuole sottoscriverla passa per la questura. In teoria è vietata a chi è stato condannato in primo grado per reati “da stadio” e a chi sta scontando il Daspo (la diffida, misura preventiva e non punitiva, che non passa per un processo) ma è aperta a chi lo ha scontato 5 anni prima e poi non ne è stato più colpito. Ma tutto questo «salvo diverso parere della P.S.». In pratica è quindi grande la discrezionalità lasciata alle questure, che potranno decidere concedere o non concedere la “tessera” sulla base di insindacabili valutazioni. Ah, chi ha «violato il regolamento d’uso degli impianti», cioè ad esempio chi si sia seduto in un posto diverso da quello assegnato dal biglietto o abbia sventolato una bandiera di grandezza superiore a quella prevista, non potrà fare la “tessera del tifoso”.

Manifestazione contro la “tessera del tifoso”

C’è un’altra peculiarità di questo oggetto: sarà dotato di tecnologia RFID (radio identificazione a distanza), usata finora per la tracciabilità delle merci e del bestiame. Sperimentata come strumento anti-terrorismo. E ora reinventata in Italia come dispositivo rintraccia-tifoso. Da casa all’autogrill, dal bar allo stadio, dai gradoni della curva al parcheggio della macchina. Non proprio come una carta di credito.

Al momento in cui scriviamo, questa “card” così speciale è stata adottata da quasi tutte le società di serie A, eccetto Cagliari, Lecce, Napoli e Udinese. Ma all’inizio del campionato manca ancora più di un mese. Gli ultras di tutta Italia, con rarissime eccezioni, hanno annunciato il boicottaggio: questo significherà che senza dubbio mancheranno all’appello centinaia di migliaia di abbonamenti. E che davanti agli stadi l’atmosfera non sarà comunque quella rarefatta dei centri commerciali, obiettivo finale delle logiche di “marketing securitario” che alla “tessera” hanno portato.

Stiamo parlando, a mio parere, di un provvedimento – peraltro inedito in Europa – concepito come “svuota-curve”, che affronta il fenomeno dei tifosi, delle curve e degli ultras con l’approccio della disinfestazione, che la storia e l’esperienza delle casalinghe ha già ampiamente bollato come fallimentare. Così come i topi finiscono tutti in casa del vicino, l’incasinato mondo legato allo stadio si trasferirà nelle strade delle città. Fenomeno che si è già verificato nella tanto esaltata Inghilterra.