Trump e Biden, non è finita. Cosa accadrà il 20 gennaio? Più truppe a Washington che in tutto il mondo. Basterà?

di Ricardo Preve
Pubblicato il 17 Gennaio 2021 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA
Trump e Biden, non è finita. Cosa accadrà il 20 gennaio? Più truppe a Washington che in tutto il mondo. Basterà?

Trump e Biden, non è finita. Cosa accadrà il 20 gennaio? Più truppe a Washington che in tutto il mondo. Basterà?

Trump e Biden, non è ancora finita. In questi giorni viene da esaminare la storia degli Stati Uniti. Per capire le violente manifestazioni dello scorso 6 gennaio a Washington. Che risultarono nella morte di 5 persone (includendo un poliziotto e quattro manifestanti pro Trump) e decine di feriti. Ho trovato un interessante confronto con la storia dell’attacco giapponese alla base navale americana di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii,  il 7 dicembre 1941.

Trump lascerà il posto a Biden senza colpi bassi? Cosa può succedere questo 20 Gennaio. I sostenitori di Capitol Hill si sono rassegnati?

Certo, dopo Pearl Harbour ci fu la battaglia di Midway. È stato detto che a Capitol Hill la polizia del Congresso, ed altre agenzie del Governo responsabili per la sicurezza dei parlamentari, furono colte di sorpresa dagli avvenimenti. In questo senso il parallelo con l’attacco giapponese funziona. Negli eventi della Seconda Guerra Mondiale le forze armate americane, colpite a tradimento dal fulmineo attacco aereo giapponese, subirono pesanti perdite. Che rivelarono la loro mancanza di preparazione.

Il capo dei senatori Democratici, Chuck Schumer (New York) ha detto, dopo l’attacco dei sostenitori di Trump. “Il Presidente Franklin Roosevelt segnalò il 7 dicembre 1941 come un giorno che vivrà per sempre nell’infamia. Disgraziatamente, adesso possiamo aggiungere il 6 gennaio, 2021 a quella corta lista di date infami della storia americana”.

È incoraggiante pensare. Nello stesso modo che dopo la disfatta di Pearl Harbor gli americani riuscirono a capovolgere le sorti della guerra con una schiacciante vittoria nella battaglia di Midway. Forse l’insurrezione incitata da Trump risulterà in un fallimento strategico. Dopo tutto, quella stessa sera del 6 gennaio il Congresso americano si riunì per approvare i risultati delle elezioni presidenziali. Certificando la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris.

Per metterla in termini italiani, a Caporetto si perse una battaglia, ma non la Prima Guerra Mondiale.

Ma esistono dubbi. I sostenitori di Trump si ripiegheranno dopo le dozzine di arresti portati avanti da FBI e altre agenzie di polizia americane contro i manifestanti violenti della settimana scorsa? Ci sono indizi che essi sono tutt’altro che scoraggiati. Gruppi di estrema destra come i Bogaloo Boys e i Proud Boys hanno preso gli eventi del 6 gennaio come un segnale che il loro movimento può avere successo. E stanno pianificando nuove azioni di violenza per questi giorni.

Una differenza evidente fra il 1941 e oggi è che nel secolo scorso gli Stati Uniti erano un Paese unito. La loro vittoria nel conflitto mondiale si dovette non solo alla loro straordinaria potenza economica, industriale, e militare. Ma anche a una società coesa. Che affrontò un nemico esterno con ferrea decisione.

Oggi invece, i 75 milioni di americani che hanno votato per Trump continuano a sentire da Trump che le elezioni furono una frode. E che lui non pensa essere presente all’insediamento di Biden. Un fatto che non ha precedenti nella recente storia del Paese. L’ultimo presidente americano a non partecipare dell’inaugurazione del nuovo governo fu Andrew Johnson nel 1869.

Gli Stati Uniti sono un paese diviso. Ed esiste una minoranza dei delusi sostenitori di Trump che sono pienamente disposti a usare la violenza per deviare il corso degli avvenimenti. E in una società di 330 milioni di persone, il termine “minoranza” può essere difficile da valutare. Basta una piccolissima frazione della popolazione disposta a portare avanti atti di violenza per causare una tragedia.

Mentre scrivo queste righe, a un paio di ore di macchina a nord dalla mia casa in Virginia, decine di migliaia di soldati e poliziotti si stanno ammassando a Washington per proteggere la cerimonia di insediamento. Infatti ci sono oggi più membri delle forze armate americane in servizio di pattuglia a Washington, di quelle presenti in Siria, Iraq, e Afghanistan messe assieme. 

Alla battaglia di Midway, i piloti della US Navy lottarono con coraggio contro le forze navali giapponesi. E certamente nessuno di loro girò il suo velivolo dopo il decollo per attaccare la portaerei dalla quale era appena decollato. C’è da sperare che il prossimo 20 gennaio, con tutti i principali rappresentanti della democrazia americana ammucchiati su uno scenario nella capitale del Paese, qualche sostenitore di Trump fra le forze armate non decida di prendere nelle sue mani le sorti del destino.

Sarebbe una tragedia troppo orribile da contemplare.