Trump sulla Corea: “Il dialogo non è la risposta”. Allora la guerra? Quando la soluzione non c’è

di Riccardo Galli
Pubblicato il 31 Agosto 2017 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA
Trump sulla Corea: "Il dialogo non è la risposta". Allora la guerra? Quando la soluzione non c'è

Trump sulla Corea: “Il dialogo non è la risposta”. Allora la guerra? Quando la soluzione non c’è (foto Ansa)

ROMA – Trump sulla Corea twitta: “Il dialogo non è la risposta”. Difficile dargli torto. Aggiunge lo stesso Trump che sono “25 anni di dialogo che hanno portato solo estorsioni da parte del regime della Corea del Nord”. Ed effettivamente sono decenni che la Corea del Nord, di padre in figlio, ricatta la comunità internazionale con crescenti minacce militari ed estorce più che ottiene aiuti economici. Forse pochi ricordano che dalla grande carestia che aveva portato alla fame (alla fame vera, non quella di cui ci riempie la bocca a casa nostra) milioni di nordcoreani il paese è sopravvissuto grazie ad aiuti alimentari pagati dal resto del mondo.

Difficile dar torto a Trump quando dice che il dialogo non è la soluzione. Difficile, quasi impossibile se onestamente si esaminano i fatti. Ad ogni tornata o accenno di dialogo sempre il regime della Corea del Nord ha attuato la tattica di prendere quel che veniva offerto e mai concedere nulla. Ad ogni tratto di dialogo, quel che è peggio, non solo la manifesta volontà di non rispettare alcun patto anche minimo, ma ad ogni tratto di dialogo diplomatico ed economico sempre corrispondeva e corrisponde da parte dei vari Kim un aumento della minaccia militare. C on il dialogo la Corea del Nord ci fabbrica prima cannoni, poi bombe atomiche, quindi missili che le possono trasportare praticamente ovunque.

Quindi con il Kim in carica che ama farsi ritrarre bello e rotondo mentre dà l’ordine di lancio missile sulla testa di coreani del sud e giapponesi oggi e magari domani chissà sulla testa di chi il dialogo non è la risposta alla minaccia. Anzi, non alla minaccia. Perché ormai la minaccia è qualcosa di più: è pericolo.

Allora la guerra è la risposta? Se il dialogo non è la risposta realistica e praticabile, la guerra alla Corea del Nord è la risposta realistica e praticabile? Proprio no, per nulla no. E non per pacifismo o perché una guerra non si possa e debba mai fare. La guerra alla Corea del Nord non è la risposta perché è una guerra che militarmente non può essere vinta.

Certo, un attacco preventivo, al tempo stesso selettivo e massiccio, farebbe in breve macerie di basi, impianti, sistemi e rampe di lancio e delle reti comando e comunicazione dei missili nord coreani. Gli aerei americani, sud coreani e forse anche giapponesi e di altri alleati degli Usa nel Pacifico avrebbero ragione di forze e impianti nord coreani e potrebbero essere assistiti e accompagnati nell’attacco da incursione di forze speciali avio trasportate. Tecnicamente la missione bombarda e spiana avrebbe successo.

Ma non sarebbe comunque una guerra vinta. Perché nulla e nessuno, nessun attacco e nessun sistema d’arma può garantire che una rampa di lancio non sfugga all’annientamento e basta parta un solo missile e raggiunga una sola città sud coreana o giapponese e la guerra per gli Usa e i suoi alleati è persa. E perché, anche distrutti i missili di cui dispone, comunque la Corea del Nord avrebbe modo e tempo di bombardare Seul con l’artiglieria, con centinaia di cannoni di lunga gittata già disposti lungo il confine.

Una guerra con decine di migliaia di morti tra i civili in Sud Corea, col rischio concreto di un’arma nucleare sui suoi alleati o perfino su una sua base nel pacifico non è per gli Usa una guerra vinta. Neanche se si fa fuori tutto l’arsenale nemico e si fa fuori perfino l’ultimo Kim. E qui si esamina lo scenario di una guerra che va secondo ragionevoli previsioni. Che talvolta però non prevedono il più di quel che accadrà: chi aveva previsto che invadendo l’Iraq e abbattendo Saddam si finiva per incrementare la guerra religiosa tra sciiti e sunniti, si finiva per fare della Siria e Iraq un unico campo di battaglia dove tutti son contro tutti, si finiva per irrigare il campo da cui è nata la pianta Isis?

Quindi come dice Trump il dialogo con la Corea del Nord “non è la risposta”. E la guerra nemmeno. In questo caso c’è da credere e sperare che quando Trump fa sapere “tutte le opzioni sul tavolo” e fa volare caccia bombardieri al confine sia opportunamente e scientemente tutto chiacchiere e distintivo. Perché la guerra, proprio come è per il dialogo, non è la risposta, tanto meno la soluzione.

E allora qual è la soluzione? La soluzione unica, definitiva, efficace e risolutiva appunto non c’è. Accade molto spesso nella storia delle nazioni, dei popoli, delle economi (e anche degli individui ma questo è altro discorso) che la soluzione che tutto risolve non ci sia. Spesso la soluzione non c’è, c’è solo un gestire, un guidare al meglio o alla meno peggio il problema. Eppure le comunità, i popoli, le opinioni pubbliche, gli elettorati amano e invocano, pretendono e implorano la soluzione. La vogliono dai loro leader e dai loro governi. E questi di solito assecondano la finzione, fanno finta che sia. La espongono su un balcone o su un tweet la soluzione immaginaria e miracolosa. Guai a dire a popoli e pubbliche opinioni la dura verità sulla soluzione che non c’è.