Tunisia, il caos dilaga, non va sottovalutato: è anche affar nostro, rischiamo invasione, 15 mila migranti pronti
Pubblicato il 1 Agosto 2021 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA
Tunisia in subbuglio. Due o tre cose bisogna pur dirle sul caos che sta dilagando nella nostra dirimpettaia.
1) Sono passati dieci anni dalla cosiddetta “Primavera araba”. La scintilla partì proprio dalla Tunisia. Il balilla era un giovane venditore ambulante, Mohamed Buazizi. Si era dato fuoco per protestare contro le continue vessazioni da parte delle forze locali di polizia. La protesta dilagò , il regime di Ben Ali fu accusato di corruzione e fu costretto alla fuga.
E ritornò il movimento islamista legato ai Fratelli musulmani che era al bando da circa vent’anni. Dalla Tunisia, l’incendio divampò. Toccò subito all’Egitto di Moubark ( costretto alle dimissioni ).
Manifestazioni di piazza si registrarono in Marocco, Giordania, nelle monarchie del Golfo. Anche il Bahrain e persino l’Oman si agitarono chiedendo lavoro, aumenti salariali, riforme. Poi scoppiò la protesta in Libia, i ribelli catturarono Gheddafi e le tribù andarono a nozze. In Siria e Yemen i regimi invece hanno retto. Sappiamo come è finita. La spinta al cambiamento non c’è stata. Le aspirazioni di libertà sono naufragate. Ma c’è fuoco sotto la cenere. Gli antagonismi sociali sono incandescenti. Arriverà la democrazia?
2) Il presidente della Tunisia Kais Saied ha sospeso l’attività del Parlamento ma conosce i suoi concittadini. Ha invitato tutti alla calma. Una parola. “ Non voglio vedere una sola goccia di sangue “. E ha messo il coprifuoco notturno fino al 27 agosto ( dalle 19 alle 6 ). In tutto il Paese. Vietati gli assembramenti. Si stanno muovendo ONU, Usa, Farnesina.
Auspicano tutti “che venga garantito il rispetto della Costituzione e dello stato di diritto“. Il partito islamista soffia sul fuoco sottolineando la crisi economica e la gestione disastrosa del Covid. Il premier e alcuni ministri sono stati costretti alle dimissioni. Alla tivù Al-Jazeera, vicina alla Fratellanza musulmana, è stato messo il bavaglio dopo una fragorosa irruzione. C’è poco da stare allegri (si fa per dire).
3) C’è un serio rischio dittatura. Vacilla l’unico Paese che aveva sperimentato una forma di democrazia . Si teme il peggio. Tira aria di una seconda rivoluzione (invocata dalla piazza), ci sono segnali che fanno pensare ad una guerra civile ma anche ad una dittatura. La Farnesina è in allerta.
Entro l’anno potrebbero imbarcarsi 15.000 tunisini. Se scappano, vengono in Italia. Gli sbarchi 2021 sono già a quota 5.805. Ma il timore investe l’intero Mediterraneo. Di Maio ha già chiamato Bruxelles. In dieci anni la Tunisia ha avuto dieci governi. Tutti incapaci di fermare il crollo della economia, la svalutazione del denaro, la crisi sociale. Difficile che il prossimo possa far meglio. La “bomba” migranti non è fantapolitica. E Lampedusa lo sa.