Urbano Cairo, le mani sul Corriere della Sera

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 17 Luglio 2016 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA
Urbano Cairo

Urbano Cairo

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business con il titolo “Cairo, la presa del Corriere”.

Nella battaglia che nessuno dei due poteva perdere per il controllo della Rcs alla fine ha vinto Urbano Cairo e hanno perso Bonomi e Mediobanca. E con un distacco che non ammette discussioni: Cairo ha vinto il 48,8 per cento delle azioni a lui consegnate , gli avversari invece si sono fermati poco sopra il 37 per cento (il 22 per cento lo avevano già in casa come ex grandi azionisti e proprietari di Rcs).

Andrea Bonomi, che fino a poche ore prima si era detto sicurissimo di vincere e che proprio per questo si era unito a quel che resta dell’ala nobile del capitalismo italiano per contrastare la scalata di Cairo, ha salutato tutti con un elegante comunicato di poche righe.

E qui mi viene in mente, inevitabile, un’altra scalata, nel 1985, di cui fu protagonista il padre, Carlo. Una scalata devastante, sembrava, infatti all’erede di Anna Bonomi, che aveva appena preso in mano la gestione degli affari di famiglia, venne portata via la scatola di comando, cioè la finanziaria di famiglia, la Bi-Invest: tranne alcune cose particolari, stava tutto là dentro.

La mattina dopo vado a prendere il caffè’ nel suo ufficio, ancora alla Bi-Invest, e trovo un Carlo insolitamente tranquillo, direi quasi allegro. Non ha certo l’aria di uno a cui hanno appena portato via tutto. Dice che si trasferirà a Londra, parla un po’ dei suoi progetti, poi ci si saluta, e ci si rivedrà solo a qualche sfilata.

Anni dopo ricostruendo quel periodo a molti è venuto in mente che quasi certamente quella fu una finta scalata. In realtà i Bonomi, che in quel momento erano uno dei pilastri dell’ala nobile, avevano voglia di andarsene, e si sono fatti scalare. Fra quelli che hanno ceduto azioni agli scalatori c’erano infatti anche loro.

Lunga storia, vecchia soprattutto, ma che forse ha qualche legame con quello che è accaduto ieri. Si sa che i tradizionali azionisti della Rcs-Corriere avevano molta voglia di andarsene, di disimpegnarsi (la Fiat lo ha detto e lo ha fatto). Ma devono aver pensato che non fosse molto elegante ritrovarsi in un salottino e girare il comando della Rcs all’ultimo arrivato, cioè  a Urbano Cairo, uno sprovvisto di qualunque quarto di nobiltà capitalistica. E quindi hanno organizzato uno spettacolo più dignitoso:  scalata, controscalata,  avvocati, Consob, quote azionarie.

E’ una tesi un po’ azzardata? Può essere. Rimane il fatto, comunque, che da oggi Urbano Cairo è il padrone della Rcs e quindi di tutto quello che contiene, compreso il Corriere della Sera, mentre Bonomi e i suoi amici hanno in mano soltanto inutili azioni.

La storia ci dirà se queste sono solo suggestioni o se siamo andati vicino alla verità. Va segnalata ancora una coincidenza: il grande regista di questa operazione, anche se lui negherà, è stato Giovanni Bazoli. L’avvocato bresciano che aveva ripescato dalla tomba il Banco Ambrosiano e che ne ha fatto la più grande banca italiana (Banca Intesa San Paolo). Nel corso di tutti questi anni Bazoli si è scontrato più volte con Mediobanca: non ha mai perso.

Adesso, però, si tratta di capire quali possibilità ha Cairo e che cosa farà soprattutto del Corriere. E qui la prima cosa da notare che l’ex segretario di Silvio Berlusconi (perché così comincia la sua carriera, dopo molte insistenze) è riuscito a fare il salto. Se fino a ieri sera solo l’editore di una piccola televisione e di irrilevanti giornaletti, da oggi è uno dei maggiori editori italiani, visto che ha scalato un gruppo che ha dimensioni cinque volte superiori al suo. Ma, soprattutto, è l’editore del Corriere della Sera, cioè del giornale che per più di un secolo (con qualche appannamento recente) é stato il grande giornale della borghesia italiana.

E qui si apre, anche se non ci sono riscontri per ora, la questione dell’assedio politico. La conquista del Corriere da parte di un editore che finora ha dimostrato di essere molto vicino ai grillini, secondo alcuni, spiega che quest’area politica si sta irrobustendo e organizzando e che la grande borghesia, proprio quella, si è fatta da parte, dicendo: salite sul ring e sbrigatevela voi. Questa teoria ci consegna quindi un Renzi isolato a palazzo Chigi, con i signori dei soldi che se ne lavano le mani e con gli amici dei 5 stelle che avanzano e prendono posizione, questa volta addirittura in via Solferino.

Devo dire che francamente questa teoria mi sembra un po’ eccessiva, anche se è vero che Bonomi e Mediobanca potevano darsi un po’ più da fare e non farsi soffiare il Corriere nel giro di due settimane. Ma magari la storia non è questa.

Magari abbiamo solo un Cairo che voleva a tutti i costi diventare grande e degli avversari che non avevano voglia di spendere tanto.

Magari, alla fine, Cairo sarà così intelligente da non mandare in edicola un Corriere ”grillino” (i seguaci 5 stelle leggono poco). Può  essere, insomma, che invece di far diventare il Corriere grillino alla fine è Cairo che si scopre meno grillino e più “borghese” (che credo sia appunto il suo sogno).

Nel giro di qualche giorno si capirà come stanno le cose. Adesso sappiamo solo che il  Corriere e la Rcs sono suoi. E che quel che resta dell’ala nobile del capitalismo italiano ha lasciato la nave.