“Berlusconi al Quirinale”. Immagina Silvio presidente della Repubblica…

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 28 Marzo 2013 - 13:12| Aggiornato il 21 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Berlusconi al Quirinale”, immagina se…Per il Pdl l’unica chance che un governo Bersani ha di ottenere la fiducia è subordinata all’ascesa di Berlusconi al Colle più alto. Se non lui Gianni Letta. Secondo i commentatori si tratta di un altro modo per chiudere ogni spiraglio di trattativa. Ma tutto il partito sostiene compatto questa opzione, del resto anche la deputata Biancofiore lo va dicendo da tempo nelle trasmissioni tv che la ospitano. Secondo La Repubblica, l’ultimo messaggio del capo allo stato maggiore era inequivocabile. In teleconferenza con Alfano, Verdini, Lupi, Schifani, l’ordine è arrivato chiaro: “Bersani vuole Palazzo Chigi? Mandi me o Gianni Letta al Quirinale, il resto non ci interessa”.

È vero, la politica come la storia non si fa con i se e con i ma. Ma, è pur lecito immaginare. Ora, concentrandosi, un po’ come George Clooney nella pubblicità, “imaagina” Berlusconi… già impegnato nei lavori di ristrutturazione al Quirinale, certo per restituire la magnificenza consona a una ex dimora di re e di papi (nel senso di pontefici). Tra una pausa e l’altra dell’imponente restauro, il primo atto del Presidente della Repubblica Berlusconi, la nomina del primo ministro, come da prerogativa costituzionale e ispirata a un principio imperativo e vincolante: tutti tranne Monti. Quindi Bersani, se gli accordi preliminari restano validi. Oppure Grillo, se nel frattempo, per esempio, Grillo dal suo blog ha sparato a zero contro imposte e magistrati, anzi ha addirittura proposto “tassiamo i giudici”.

Il secondo atto presuppone celerità e immediatezza di esecuzione, ci sono tutti i crismi della necessità e dell’urgenza: lo scioglimento del Csm. “Quando ce vo’ ce vo'”, registrano gli stenografi nella riunione al Consiglio Superiore della Magistratura quando il presidente in persona, dichiarata sciolta l’assemblea, risponde alle interpellanze dei magistrati. I presidenti emeriti, confinati nella lussuosissima Villa Arzilla messa a disposizione dal munifico successore, invocano la Costituzione, ma a un volume così basso che le tv non riescono a coglierne le parole. Il giorno della nomina di Berlusconi presidente, la federazione della stampa ha annunciato uno sciopero dei giornali di 7 anni.

Ora che i lavori al Quirinale proseguono senza intoppi (il laghetto artificiale costruito nei giardini non perde più), Berlusconi ha intrapreso un tour promozionale in giro per tutta Italia. Usa l’aereo solamente per i doveri istituzionali come le visite all’estero dove imita alla perfezione (Zelig?) i suoi interlocutori presidenziali (è riuscito perfino ad imitare la Regina Elisabetta quando si è accorto che gli avrebbero fatto vedere il solo Cameron). Tutti concordano che la moda di fare le corna sia stato lui ad introdurla.

A ogni tappa del tour schiere di donne in abiti succinti affollano i binari dei treni, le banchine dei porti. La “nave dell’amore” è il suo mezzo preferito. A Genova, a Napoli, a Livorno, a Venezia, ovunque scene di isteria collettiva fin quando una battuta risolutiva non riporta la calma. “Quante volte viene?”, il best seller Mondadori con introduzione di Totti e Costanzo fornisce il canovaccio privilegiato di sit-in politico/teatrali improvvisati dove gli slogan politici sfumano in sospiri e promesse di inesausti piaceri (indossare occhiali scuri dopo le fatiche degli amplessi è obbligatorio mentre l’uveite è promossa a malattia sociale).

L’amore trionfa, la generosità tracima: per Berlusconi è giunto il tempo di condividere con i suoi connazionali quel salvacondotto giudiziario che esibisce ad ogni occasione pubblica sul petto come usava fare un certo Gheddafi. La notte della Befana, a San Pietro, Papa Francesco riceve i tre Magi (nascosti dal costume orientale riconosciamo Balotelli, Niang e Boateng) che recano tre doni, tre allegorie a suffragio della nuova alleanza. Gaspare reca il legittimo impedimento per tutti i colletti bianchi troppo distratti per accorgersi delle distrazioni compiute. Baldassarre reca la copia autentica del primo falso in bilancio a Babilonia, simbolo di fortuna e prosperità. Melchiorre chiude la messa facendo vistosi segni al celebrante: messe e processi, sempre brevi siano.

Il paese, finalmente pacificato, ringrazia il generoso presidente. A Porta a Porta un commosso Emilio Fede, appena nominato senatore a vita, si limita a ribadire i numeri della storia senza eguali di un secondo luminoso ventennio, questa volta con lieto fine: la Storia d’Italia non ha mai avuto un campione che abbia vinto tre elezioni, pareggiato una quarta, conquistato 4 coppe dei campioni, fatto l’amore con migliaia di donne, guadagnato miliardi di euro…