Zelensky, c’è un Coletta al telefono, le vorrebbe parlare…

Un responsabile della messa in onda di fiction e show a supervisionare e concedere il teorico nulla osta alla messa in onda dell'appello di un presidente di un paese costretto alla guerra.

di Lucio Fero
Pubblicato il 2 Febbraio 2023 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA

Presidente Zelensky o, più direttamente, Volodymyr ti vogliono al telefono! Prime notizie dal campo della rinnovata offensiva russa? Da Est direttiva Donbass o da Nord passando per Bielorussia? No, non deve essere quello, quelle notizie arrivano per altre vie e non certo per telefono, arrivassero con tempi e modi telefonici russi sarebbero già a oltre il Dnipro…Però continua: Volodymyr, il telefono, te lo passo? Sarà la notizia che sono arrivati i primi Ground launched small diameter bomb, insomma arrivati dagli Usa i missili che colpiscono nel raggio di 150 chilometri (e non più 80) così che se i russi attaccano e avanzano possiamo colpire le loro linee di rifornimento e depositi e quindi sono costretti a tenerli lontani dalla prima linea? Ma figurati se chiamano da Washington via telefono…Presidente, chiamano da Roma!

Chiamata da Roma per Volodymyr

Da Roma? La Meloni? Già sentita, forse presto viene a Kiev. Ha garantito (insieme con Macron) batteria anti missile. Non è possibile ci abbia ripensato. Presidente, al telefono è un certo Coletta. Coletta? Ministro di qualcosa? Un alto funzionario Onu? Coletta chi? Presidente, dicono che chiamano dalla Rai. Rai, Rai…Mentre Volodymyr Zelensky presidente dell’Ucraina in guerra feroce contro l’aggressione russa realizza cosa è la Rai che lo chiama, chi sia questo Coletta non subito e proprio viene in mente a Volodymyr e neanche a chi gli filtra le telefonate. Consultazione tra il frenetico, l’incuriosito e l’infastidito di device che spieghino chi sia Coletta…ecco Coletta Rai Stefano, responsabile niente meno prime time Rai. In questa suprema funzione di governo Stefano Coletta chiama. Chiama perché altra e massima funzione deve assolvere: mettere il visto si veda in tv il messaggio di due minuto di Zalensky presidente nell’ultima serata festival Sanremo. E’ Stefano Coletta incaricato di vagliare e concedere il nulla osta. Per questo telefona.

Volodymyr, c’è Coletta, che gli dico?

Coletta si è preparato un bel discorsetto, gentile, cortese, amichevole e rispettoso. Ma non vuoto e supino. Quindi, quando gli passano un collaboratore di Zelensky, fa i complimenti alla efficace stringatezza del messaggio, formula auspici di pace e…ecco, appunto, non si potrebbe far ripetere al presidente più volte la parola pace che è così bella parola mentre la parola armi magari limitarla un po’ nella frequenza che da noi, in Parlamento e tra il pubblico di Sanremo e la nazione tutta facciamo tutti contenti ed evitiamo grane? Il collaboratore di Zelensky resiste alla tentazione di dire a Coletta al telefono quel che davvero gli verrebbe da dirgli e magari chiede a Volodymyr: che gli dico a questo che queste cose ci viene a dire?

Anche Zelensky reprime la risposta giusta che pur gli affiora sulle labbra e consegna a Coletta Rai questa informazione: scusateci per la nostra insistenza su un particolare di una qualche rilevanza, su questo nostro essere monotematici ma il fatto è che ci bombardano e ammazzano ogni giorno e notte, ci attaccano e combattiamo per continuare ad esistere, si chiama guerra. Sa, i miei appelli al mondo non sono proprio fatti perché dorma in pace ma perché ci aiuti a non perdere questa guerra. Coletta ascolta, un pizzico si rammarica di non aver proprio arrotondato l’appello di Zelensky, ma comunque darà il nulla osta, lui il suo l’ha fatto. Come da mandato del Cda della Rai.

Cronaca surreale. Ma secondo italico canone mica tanto

Quella che avete letto è una cronaca surreale di una telefonata che, se avvenisse, guadagnerebbe l’Oscar universale ed eterno della sceneggiatura del grottesco. Surreale, fuori dalla realtà, anzi fuori dalla realtà plausibile. E dentro l’immaginario e l’immaginabile solo nelle coordinate spazio-tempo del ridicolo e tragicomico. Ma è quel che il canone comportamentale italico ha elaborato: un responsabile della messa in onda di fiction e show tv che supervisiona il discorso del presidente di un paese in guerra, paese che l’Italia sostiene e aiuta anche in armi. Una fiction appunto perché l’idea che Coletta suggerisca compatibilità o meno di ciò che dice Zalensky con ciò che secondo Rai andrebbe detto è pura e solo fiction, recitata a vantaggio dell’ipocrisia diffusa del “non deve essere un messaggio di guerra”. E di cosa dovrebbe parlare Zelensky agli italiani, della prossima stagione turistica in Ucraina?

Un responsabile della messa in onda di fiction e show a far finta di supervisionare ciò che Zelensky va a dire al mondo sulla guerra. L’idea è la pronipote di quella che portò a mettere spessissime calze nere a coprire le gambe delle gemelle Kessler, fecondata dalla cultura della par condicio, sotto l’alto patrocinio del valore supremo del rispetto e ossequio al bro-grottesco. Al povero Coletta è toccato il cerino, a Zelensky non telefonerà mai. O almeno speriamo. Al povero Zelensky è toccato, tra molto, moltissimo altro e infinitamente peggio, non Sanremo il Festival della canzone italiana una volta l’anno a febbraio, ma la permanente, 365 giorni l’anno,  e sempre più scadente in qualità, sagra della commedia pubblica italiana.