Zingaretti esulta: Hanno provato a fregarmi, non ci sono riusciti

di Bruno Tucci
Pubblicato il 8 Settembre 2020 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
Zingaretti esulta: Hanno provato a fregarmi, non ci sono riusciti

Zingaretti esulta: Hanno provato a fregarmi, non ci sono riusciti

Che mondo è mai questo in cui viviamo? Può succedere che un giovanetto – la madre lo chiamava il gigante buono – venga pestato a calci e pugni da un branco che lo uccide.

Accade a Colleferro, una manciata di chilometri dalla Capitale e quel che sanno dire gli aggressori è soltanto questo: “Era un emigrante”. Infatti si chiamava Willy Monteiro Duarte e ora che la storia si è conclusa così tragicamente torniamo a chiederci: possibile che avvengano episodi del genere nell’anno 2020?

Certo, i politici sono impegnati nelle faccende di famiglia, siamo alla vigilia di un doppio scontro elettorale: il referendum per il taglio dei Parlamentari e il voto in sette regioni.

Si può perdere tempo prezioso per un fatto di cronaca sia pure così grave e agghiacciante? Pare proprio di si perché a prima mattina sfogli le pagine dei giornali e non trovi una sola piccola dichiarazione su quanto si è verificato ad un passo da Roma.

Le notizie sono altre per i Palazzi che contano. Zingaretti che convince il Pd a votare a favore della riduzione di deputati e senatori. Il segretario del Pd che è riuscito ad uscire dal tunnel che lo voleva vicino al licenziamento. Molti Dem che storcono la bocca perché non li convince la direzione che ha preso il vertice di via del Nazareno.

Dice infatti il segretario: “Hanno provato a fregarmi, non ci sono riusciti”. Dopo un agosto inutile e parolaio, finalmente il Pd ha trovato una nuova-vecchia leadership.

Però Zingaretti non si ferma qui. Nel giorno della sua vittoria fra i compagni di partito lancia un vero e proprio ultimatum a quanti ancora sono incerti per i due appuntamenti di settembre.

Escono le prime indiscrezioni sulla crisi evitata dai Dem. Se Zingaretti avesse fallito sarebbe stato subito pronto un duo che lo avrebbe sostituito e risolto i problemi. Ma tutto questo è ormai acqua passata e in via del Nazareno si respira un’aria più tranquilla.

Però i guai restano. La pandemia che desta ancora tanta preoccupazione (ieri i nuovi casi sono stati 1108 e i decessi 12). L’economia. La scuola che ha superato sia pure con qualche difficoltà l’esordio in Alto Adige. I soldi europei promessi ma ancora di là da venire.

Eppure per il nostro Paese sono indispensabili per la ricostruzione ed i mali provocati dal Covid19. Il danaro del Recovery Fund non arriverà prima di gennaio (con ottimismo), i 36 miliardi del MES urgono, ma Conte non è dello stesso avviso. Anche se da più parti, Zingaretti in testa, si invoca una sua inversione di marcia.

Toh, chi si rivede! Le sardine (le ricordate?) preoccupate per il voto in Toscana. La regione, rossa per eccellenza, trema per la paura di un rovesciamento. Il centro sinistra è in bilico e allora il gruppo esce allo scoperto per dare una mano alla coalizione (quale?) contraria al centro destra.

Circostanza che non preoccupa il premier il quale continua a dire e a spiegare che in caso di un clamoroso flop il suo Governo non teme nulla. Giusta o sbagliata che sia, questa convinzione non piace ai suoi sostenitori perché significa sottovalutare il parere del popolo che dovrà pronunciarsi su sette regioni, fra cui la Campania, la Liguria, le Marche, la Toscana appunto.

Salvini e Meloni stanno a guardare, tuonano un giorno si e l’altro pure contro qualsiasi decisone del presidente del Consiglio e dei suoi ministri. Ma l’agguato è dietro l’angolo solo se il 20 settembre si verifica un clamoroso sette a zero, oppure un pesante sei a uno.

Comunque “evitiamo di rilassarsi” scrive nel suo editoriale il Corriere della Sera. Suggerimento quanto mai calzante che tutti, nessuno escluso, dovremmo seguire. In primis gli uomini politici che dovrebbero dare il buon esempio. Lo fanno? A Napoli si ricorda un vecchio detto che suona cosi: “Il pesce puzza dalla testa”. E’ superfluo andare oltre.