Alessio De Giorgi, il candidato di Monti cancella i suoi siti porno gay

Pubblicato il 15 Gennaio 2013 - 20:37| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Alessio De Giorgi, il candidato di Monti cancella i suoi siti porno gay

ROMA – Un gay dichiarato nella lista Monti, il partito dell’austerità, dei professori e benedetto dal Vaticano? C’è ed è Alessio De Giorgi. Spunta il suo nome e con lui lo stupore del caso. Ma poco male, in fondo circola solo qualche foto in compagnia di una drag queen. Ma se risulta che il suddetto De Giorgi, oltre che gay dichiarato, è anche proprietario di siti internet dedicati al mondo del porno gay? Beh, qui lo stupore rischia di diventare scandalo, e infatti lo stesso candidato provvede a oscurare i suddetti siti.

Tutto inizia da una rivelazione della trasmissione La Zanzara di Radio 24: De Giorgio risulta amministratore e socio della società Gay.it, a sua volta editrice di siti porno gay come GAYSEX.IT, GAYTUBE.IT, NOWESCORT.COM e ME2.IT. Tempo qualche minuto dopo l’annuncio in trasmissione e i siti non sono più raggiungibili. Un picco di visite? Niente affatto, è lo stesso De Giorgi a fare chiarezza con un comunicato al sito Dagospia che per primo aveva lanciato la notizia nel pomeriggio:

Caro Dago, ti scrivo per chiarire lo spiacevole flash che mi ha visto protagonista sul tuo sito alle 18.13 di oggi: poco dopo, durante la trasmissione La Zanzara, il conduttore ha citato quattro siti internet di cui è proprietaria la società di cui ero amministratore e rimango socio di minoranza, Gay.it srl, editrice dell’omonimo sito. Tali siti internet sono: GAYSEX.IT, GAYTUBE.IT, NOWESCORT.COM, ME2.IT. Il primo e il secondo erano vetrine di affiliazione con siti pornografici statunitensi, dove immagino che molti italiani abbiano trovato conforto della loro solitudine. Il terzo era un elenco di utenti della community me2.it che si autodefinivano “escort”: questa parola può sicuramente far drizzare le antenne ai campioni di moralismo e giustizialismo, ma c’è da precisare che su tali utenti la Gay.it non ha mai ottenuto alcun vantaggio economico, a differenza dei tanti quotidiani nazionali e non che ospitano annunci a pagamento dietro ai quali si celano evidentemente “professioniste dell’amore”. Non si va quindi a prefigurare il reato di sfruttamento della prostituzione, questo sì previsto dal codice penale.

Tutti e tre i siti sono stati oscurati poco fa per evitare che vengano utilizzati in questa campagna sessuofobica incentrata sulla figura del sottoscritto. Il quarto sito, infine, me2.it, è una community di incontri tra persone maggiorenni e consenzienti, come possono essere ad esempio Badoo o Meetic. Il sito è online, come potrai ben vedere. Visto che nè pornografia nè incontri tra persone costituiscono reato, trovo decisamente di cattivo gusto la campagna denigratoria e la sovraesposizione mediatica di cui sono vittima, che rischia di configurarsi come una vera e propria campagna sessuofobica di cui questo paese non ha sicuramente bisogno e di cui sicuramente tu non sei paladino.