Antonio Azzollini a Suor Marcella: “Comando io o vi piscio in bocca”. Lui nega

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Giugno 2015 - 10:07 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Azzollini a Suor Marcella: "Comando io o vi piscio in bocca". Lui nega

Antonio Azzollini a Suor Marcella: “Comando io o vi piscio in bocca”. Lui nega (foto Ansa)

BISCEGLIE – Scrive Pierluigi Giordano Cardone sul Fatto Quotidiano che Antonio Azzollini avrebbe detto a una suora: “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca“. Il virgolettato riportato è stato attribuito a due presunti testimoni dell’accaduto. Azzollini (che ha ricevuto un mandato d’arresto nell’inchiesta sul crac della Divina Provvidenza a Bisceglie. Il senatore di Ncd ha smentito durante la trasmissione La Zanzara di Radio 24 di aver mai pronunciato quella frase: “Vi piscio in bocca? Mai pronunciate frasi di questo tipo. Non commento i procedimenti a mio carico. Ma non ricordo di aver mai pronunciato frasi d questo tipo. Ci mancherebbe altro”.

Ecco gli stralci dell’articolo di Cardone su quell’episodio: “Bisceglie, direzione generale della casa di cura Divina Provvidenza. Giungo-Luglio 2009. All’interno il legale rappresentante Suor Marcella (all’anagrafe Rita Cesa) e le altre consorelle del consiglio generalizio. L’ospedale del Vaticano è già in condizioni finanziarie disastrose. Bisogna trovare una soluzione-tampone. E la politica ci mette lo zampino. Per questo c’è una riunione importante nell’ufficio di Suor Marcella. Che ascolta, senza poter parlare, la voce del potere. “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”. Detta così, alle suore. Il senatore Ncd Antonio Azzollini non usa giri di parole. Lui è il presidente della Commissione Bilancio del Senato praticamente da sempre (dal 2001 al 2006, poi dal 2008 al 2013 e riconfermato nella legislatura in corso), può decidere favori economici non di poco conto e, in questo modo, salvare la casa di cura, gravata da un buco di bilancio che gli inquirenti della Procura di Trani e la Guardia di Finanza hanno quantificato in 500 milioni di euro. Ma in cambio vuole la gestione della struttura, vuole decidere dirigenti e assunzioni. In una parola: vuole comandare. E quando comanda non bada a spese. I conti, già in rosso, esplodono.

L’episodio della minaccia alle suore è raccontato agli inquirenti da due testimoni in altrettanti interrogatori: si tratta di Nicolino Antonio e Attilio Lo Gatto, padre e figlio, il primo ex dirigente della congregazione, il secondo dipendente della Ambrosia Technologies s.r.l., uno dei fornitori della Divina Provvidenza. Entrambi al momento della sparata di Azzollini si trovavano nella stanza adiacente a quella in cui il parlamentare ha intimato alle monache di obbedire ai suoi ordini. Per chi indaga ci sono pochi dubbi: le testimonianze sono attendibili anche perché corroborate da tutta un’altra serie di elementi che provano il modus operandi e la strategia del senatore. Che da quel giorno diventa il dominus dell’ente religioso. Tradotto: impone l’ingresso di alcuni uomini fidati ai vertici della struttura (con stipendi da capogiro per le casse disastrate della casa di cura), diventandone “dal 2009 amministratore di fatto”. Insomma: ne è il direttore e lì, nell’ospedale di Bisceglie fondato da don Pasquale Uva, si fa ciò che dice lui. L’obiettivo è chiaro: decidere “assunzioni di personale e scelte di fornitori a lui graditi, al fine di ordire la propria egemonia sull’Ente e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale“, come scrivono gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare con cui hanno chiesto gli arresti domiciliari per il parlamentare del Nuovo centrodestra. Le accuse, pesantissime, parlano di associazione a delinquere e induzione indebita a dare o promettere utilità, concorso in bancarotta fraudolenta”.