Antonio Marziale contesta:”Sono diventato consulente dell’assessorato cinque mesi dopo l’arresto di Prosperini. Non condivido il suo odio razziale”. Ma gli assassini….

Pubblicato il 10 Dicembre 2010 - 15:17| Aggiornato il 4 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, a proposito di un blitzblog di giovedì 9 dicembre e di un altro articolo su di lui, scrive:

In ben due occasioni, l’una datata 7 agosto 2010, l’altra datata 9 dicembre 2010, su Blitz Quotidiano il mio nome viene accostato alle vicende giudiziarie dell’ex Assessore allo Sport della Regione Lombardia, Piergianni Prosperini. Nello specifico, l’estensore degli articoli scrive di me: “Si scopre che è anche coordinatore delle Politiche Giovanili presso l’Assessorato allo Sport e ai Giovani della Regione Lombardia”, quello stesso assessorato retto, fino al 19 dicembre 2009, giorno dell’arresto per tangenti e strani traffici con i neri dell’Eritrea, dal super razzista Gianni Prosperini, quello che ai neri voleva fare “ciapar ‘l camel” e rispedirli ai loro villaggi. Forse Prosperini, che ovviamente non ce l’aveva solo con gli extracomunitari ma anche con i meridionali, ha superato l’ostilità verso questo giovane calabrese grazie alla straordinaria affinità culturale e ideologica che ha trovato sublime espressione nelle parole pronunciate oggi. A meno che lo stesso Marziale non voglia inserirsi nella scia politica di Prosperini, la cui uscita di scena ha effettivamente lasciato un grande vuoto, che si sperava incolmabile, visto che l’Italia non ha proprio bisogno di istigatori d’odio”.

Faccio presente che il mio avvento nel ruolo di Coordinatore delle Politiche Giovanili in Regione Lombardia, datato maggio 2010, è postumo all’uscita di Prosperini e non determinato dallo stesso, bensì dal successore. Dunque, sostenere che Prosperini abbia superato le proprie ostilità nei miei confronti per presunte affinità culturali è una falsità storica. Così come è tendenzioso immaginare che io mi voglia inserire sulla sua scia per istigare odio. Se ho sostenuto che il criminale che ha massacrato a botte una filippina avrebbe meritato di non essere difeso da nessun avvocato, non è stato per mancare di rispetto al garantismo, ma perchè ho immaginato che l’eccesiva elasticità delle leggi italiane potrebbe permettere l’individuazione di attenuanti di sorta, che in questo caso sarebbero mostruosamente ingiuste, soprattutto nei confronti del bambino rimasto orfano. E’ a lui che ho pensato, forse troppo emotivamente, ma continuo a pensarci.

Per le motivazioni sopra esposte, chiedo gentilmente che i due passaggi vengano eliminati perchè nulla hanno a che vedere con la mia persona, nè con il mio quotidiano e specchiato impegno. Chi mi conosce lo sa perfettamente.