Cerca suo nome su Google, trova suo piede su sito feticisti

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Febbraio 2016 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
Cerca suo nome su Google, trova suo piede su sito feticisti

Cerca suo nome su Google, trova suo piede su sito feticisti

ROMA – Stava cercando online alcuni articoli che aveva scritto, da inserire nel curriculum. Ma quello che Alice Cachia ha scoperto con questa banale ricerca proprio non se lo aspettava. Questa studentessa inglese di 21 anni ha scoperto infatti le immagini dei suoi piedi su un sito di feticisti. Nei risultati di ricerca c’era infatti un link al sito “wikiFeet”, ci ha cliccato per curiosità, per vedere che genere di persone pubblicassero le immagini dei propri piedi, e ha scoperto i suoi. Perché Alice ha dei piedi particolari, palmati, le dita sono infatti unite da un lembo di pelle.

E poi una delusione: i feticisti hanno dato ai suoi piedi solo un voto pari a 2,5 punti. “C’era scritto che ho i piedi palmati”, racconta la ragazza a Metro. Non sa Alice come possano essere finite su quel sito le sue foto, ma probabilmente si è trattato di un “furto” dai social.

Le foto dei piedi di Alice erano effettivamente online: la ragazza aveva infatti pubblicato un articolo scientifico sulla sua condizione.

I piedi sono stati al centro di una recente vicenda di cronaca, tutta italiana. Si è concluso con un’assoluzione il processo a carico di 50enne milanese, residente a Mestre, finito sotto accusa per un episodio avvenuto nella primavera del 2011, in una stanza d’albergo di Mirano, in provincia di Venezia. Come racconta il Mattino, a sporgere querela era stata una quarantenne, che si è costituita parte civile al processo, con l’obiettivo di ottenere il risarcimento dai danni patiti.

La donna raccontò agli inquirenti che, per mantenersi, si occupava di telefonate erotiche e spiegò che, nel corso di una di queste conversazioni, accettò di incontrare un uomo, il quale era interessato ad un rapporto feticista in quanto attratto “solo” dagli odori. La donna accettò, concordando un compenso di 100 euro, ma precisò di non essere disposta a rapporti fisici. Nella denuncia la donna riferì che, successivamente, l’accordo fu violato e che l’uomo tentò di avere un rapporto sessuale completo, dopo averla spogliata e toccata. Soltanto una telefonata alla reception dell’albergo riuscì a farlo desistere. Nel corso del processo il difensore dell’imputato ha cercato di dimostrare che l’uomo non era andato oltre quanto concordato con la donna, e che dunque non si poteva configurare alcuna violenza sessuale a suo carico. E il giudice, di fronte ad un quadro probatorio non adeguato a supportare l’accusa, ha pronunciato sentenza di assoluzione.