“Veline, politici e sesso”, D’Agostino racconta 20 anni di “stessa storia…”

Pubblicato il 25 Febbraio 2011 - 13:27| Aggiornato il 4 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Roberto D’Agostino, intervistato da Il Giornale, a cura di Paolo Bracalini, interviene su “veline, sesso, politici, Arcore, bunga bunga, Berlusconi”. Il concetto cardine fornito dal creatore di “Dagospia” è che “la fine fu l’inizio”, nel senso che non c’è niente di nuovo, un continuo ripetersi per “una storia che va avanti ormai da 20 anni”.

D’Agostino ricorda: “Con una chiappa a destra e un’acchiappata a sinistra le “favolose nullità” amministrano il loro corpo come un bancomat. Sono capaci di qualunque misfatto morale pur di essere accettate, notate, paparazzate “in compagnia di”. Sgallinano le cosce mentre posano lo sguardo sul potente di turno. E se non si conclude niente magari parte la denuncia per istigazione alla prostituzione o la soffiata al settimanale, per diventare famose lo stesso”.

Un’Italia da bunga bunga già dal 1992, eppure non governava Berlusconi. “Ma stiamo attenti che Berlusconi non è la causa, semmai è stato l’effetto. È megalomania pensare che le generazioni e degenerazioni dipendano da uno solo. Dire che tutto inizia con la tv di Berlusconi è una congettura semplicistica da titolo, o da sommario. Anzi, da Sor Mario. Siamo tutti ingranaggi di una macchina che è la società”.

Ma chi erano le Olgettine di allora? D’Agostino risponde: “Mi ricordo una cosa pazzesca che mi successe quando lavoravo a Domenica in con Boncompagni. Duecento ragazze, tutte minorenni. Una volta chiamò un politico, non dico il nome, e disse: ecco mi piace quella lì, quella in seconda fila, accanto alla bionda. Poi non so che successe ma c’erano un sacco di potenti arrapati che vedevano quelle lì in tv e le desideravano. Un giorno mi dicono: c’è una persona che ti deve parlare. Viene questa tizia a casa mia e mi fa: faccio l’amore con te se mi dai il cellulare di Gianni Boncompagni. Io, siccome sono un coatto romano, gli rispondo: e allora se ti dico il suo codice fiscale che mi dai? Era una battuta, pensavo scherzasse, però quella non scherzava”.

“Non dobbiamo però scandalizzarci. L’uso della gnocca come grimaldello per aprire le porte è vecchio come il mondo, basta leggere Hollywood Babilonia, Il sofa del produttore, le memorie di Marylin. È cominciato con Eva, non è che il mercimonio del corpo avvenga perché qualcuno sta al governo”.

“É l’Età della Monnezza, che nasce dal bisogno di sentirsi vivi. Oppure, è l’Età del Caz che ha preso il posto dell’Età del jazz, ma non nel senso di membro virile. Voglio dire che c’è un grande deficit culturale, con le ideologie abbiamo buttato via anche le idee. Io sono un bacchettone ma non voglio fare il San Pietro delle Canalis o delle Belen. Non dobbiamo scandalizzarci se il mondo delle “famose per essere famose” funziona così. Le Olgettine sognano di essere come loro. Come diceva Banksy, “in futuro tutti saremo anonimi per 15 minuti””.