Dalla Russia con l’Hiv. Casi di Aids in Europa: +80% dal 2004

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Dicembre 2014 - 15:51| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Dalla Russia con l'Hiv. Casi di Aids in Europa: +80% dal 2004

Dalla Russia con l’Hiv. Casi di Aids in Europa: +80% dal 2004

ROMA – Aids, in Europa negli ultimi 10 anni i casi sono aumentati dell’80%. E la situazione più critica è in Russia e nell’est dell’Europa. Là, a detta di Alessandra Cerioli, presidente della Lila (Lega italiana per la lotta all’Aids), c’è “l’epidemia peggiore di Aids che si sta registrando al momento” . E la colpa è della difficoltà di accesso alle terapie che sarebbe addirittura più difficoltoso in Russia che in Africa. Spiega Cerioli:

“Anche se in Africa c’è il maggior numero di casi, si è visto che dove è stato migliorato l’accesso ai farmaci è calato il numero di infezioni. In Russia e in altri Paesi dell’Est Europa c’è un minor accesso al trattamento rispetto a quanto avviene in Africa, e questo ha portato ad aumento esponenziale dei casi negli ultimi anni. In alcune realtà sono addirittura triplicati”

Cifre di cui si parla oggi 1 dicembre, data in cui ogni anno si celebra la giornata della lotta all’Aids. Lotta che prima di tutto passa per informazione e quindi prevenzione. Perché, per quanto possa sembrare assurdo, di Aids si parla meno che in passato e secondo le stime ci si ammala nell’80,7% dei casi per rapporto sessuale non protetto.

Anche in Italia i numeri sono preoccupanti: nel 2013 le nuove diagnosi di infezione sono state 3.600 con un netto aumento tra i giovanissimi. E dall’inizio dell’Epidemia nel nostro Paese sono morti in 42 mila.

Altre cifre arrivano dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin:

“In Italia al momento ci sono 95mila persone in terapia, dal 1982 a oggi abbiamo avuto 65mila casi segnalati, di cui 42mila morti. Secondo le ultime stime, nel 2014 i viventi sieropositivi saranno 123mila. I nuovi casi del 2013 sono 1016, ma le nuove diagnosi sono 3608”.

Altro aspetto preoccupante è l’ignoranza, ancora diffusa, sulla malattia. Due persone su 10 sono infette senza saperlo e ancora nel 2012,  metà dei nuovi casi scoperti erano già in fase avanzata. Ancora: un’indagine della Lila e dell’Università di Bologna mostra un altro dato inquietante: il 6% degli intervistati crede che i rapporti sessuali non siano un veicolo di contagio.