David Cameron, droga e sesso: la vendetta di lord Ashcroft

di Anna Boldini
Pubblicato il 22 Settembre 2015 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA
David Cameron, droga e sesso: la vendetta di lord Ashcroft

David Cameron

LONDRA – La vendetta di lord Michael Ashcroft è arrivata e ha travolto David Cameron. Una vendetta scritta, non autorizzata, a base di droghe e sesso. L’ex vicepresidente e finanziatore dei Tories umilia il premier britannico dello stesso partito, colpevole di non aver concesso ad Ashcroft cariche di rilievo dopo le elezioni del 2010. Cinque anni dopo la vendetta arriva sotto il titolo di “Chiamami Dave: la biografia non autorizzata di David Cameron” (“Call Me Dave: The Unauthorised Biography of David Cameron”). 

Scritta da AShcroft insieme alla ex giornalista politica del Sunday Times Isabel Oakeshott, il libro ripercorre la vita di Cameron dagli anni del college. Qui il premier faceva part del Flam Club, un gruppo dedito principalmente alle droghe, e in particolare alla marijuana. Cameron stesso, del resto, non ha mai negato di avere fumato spinelli. Come non ha negato di aver fatto uso di cocaina prima di entrare in Parlamento. Anche in questo caso la biografia di Ashcroft sostiene che nella casa londinese di Cameron di polvere bianca ne girasse in abbondanza.

Dalla droga al sesso, il passo è quasi ovvio. E la vendetta scritta dal rivale politico contiene la notizia, falsa o vera che sia, di una presunta iniziazione sessuale ad un ristrettissimo club (il ‘Piers Gaveston’, dodici membri in tutto) a base di maiale morto, di cui abbiamo scritto ieri. Su questo dettaglio il web è impazzito, sono stati lanciati fotomontaggi di Cameron con suini e sono stati coniati gli hashtag #PigGate e #Hameron (da ham, prosciutto). Downing Street si astiene da smentite con un gelido “no comment”.

Resta il fatto che Ashcroft, che ha la cittadinanza britannica e del Belize, beneficiava dello status garantito a chi gode della doppia residenza, e che permette di non pagare le tasse sui guadagni avvenuti all’estero. Cameron sostiene di aver saputo della frode solo nel 2010, dopo le elezioni. Ashcroft smentisce questa versione: secondo lui il collega di partito sapeva benissimo, ma tacque per il voto. E politicamente, forse, questo pesa più della cocaina e delle teste di maiale.