Edie Sedgwick, la sexy musa che lavorò con Andy Warhol ed ispirò Bob Dylan FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Settembre 2014 - 15:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giuseppe Turani, sul sito Uomini Business ha pubblicato questa rievocazione di Edie Sedgwick, cantante- attrice – modella che da Santa Barbara si trasferì a New York dove incontrò e lavorò con personaggi del calibro di  Andy Warhol, Bob Dylan e Lou Reed.

Scrive Turani:

“Se Parigi è il luogo in cui negli anni Venti è bello essere giovani, negli anni Sessanta questo luogo si trasferisce a New York. Nella Grande Mela, nella città che non si ferma mai, c’è tutto. C’è la musica, ci sono gli artisti, gli scrittori, ma soprattutto c’è una voglia di vivere che non si ritrova in alcuna altra capitale mondiale. E per un brevissimo periodo, compreso fra il marzo del 1965 e il 1966, New York ha anche una sua stella, una luminosissima cometa che per qualche mese oscura tutto il resto. Si chiama Edie Sedgwick. Ha appena 22 anni, è californiana (di Santa Barbara), è bellissima, ricca, piena di fascino, istintiva, matta, ma molto chic. E farà una fine tragica, dopo aver affascinato tutti gli intellettuali della città dei grattacieli.

“E’ davvero bellissima, al punto che quando il grande guru di New York di quegli anni, Andy Warhol la vede per la prima volta, decide subito che sarà la sua musa e il suo simbolo. Nei pochi mesi in cui brilla, Edie sarà la musa di molti altri artisti, Da Bob Dylan a Lou Reed. Fino a quel momento Edie non ha fatto assolutamente niente: si sa che è stata ricoverata in clinica per anoressia, ma questa è l’unica nota sulla sua biografia. Insieme al fatto che il padre la molestava fin da piccola e al fatto che suoi due fratelli muoiono giovanissimi a causa di disturbi psichiatrici. Non sa fare niente, dunque. Ma è speciale. Come scriverà qualcuno: “Una “cosa” carina, elegante, colorata, forse un po’ stolta, di durata breve ma di sicuro effetto”. Secondo altri, Edie è semplicemente la pop-art. Una sorta di manifesto vivente della pop-art. Un assistente di Andy Warhol ne fa questo sintetico ritratto: “Indossa un cappello e una maglietta e fa tendenza. Edie è spontanea, vera, non è un’operazione di marketing”. Magnetismo puro”.

A New York Edie esplode subito. Gira undici film con Andy Warhol, finisce sulle copertine di Life e di Vogue. E non c’è festa in cui Edie non sia richiesta e non sia presente. Anche tre o quattro per sera. Sempre in movimento, e sempre droghe e alcool in grandi quantità. A un certo punto vuole diventare la lead singer del gruppo dei Velvet Underground di Lou Reed (dietro il quale c’è anche la consulenza del solito Warhol). Ma la faccenda non finisce bene. Edie contratta a lungo perché vuole molti soldi, ma si scopre che non sa assolutamente cantare. Non sa fare niente. Se non essere se stessa. Finisce che non diventerà mai la lead singer dei Velvet Underground. Al suo posto prendono Nico, una cantante di origine tedesca che è anche molto bella, che sa cantare e che ha una voce roca stupenda. Tutti a New York si innamorano di Nico, Andy per primo. E prende il posto di Edie. Edie riesce a mantenersi meravigliosamente bella, nonostante tutte le feste a cui partecipa, le molte droghe e l’alcool che manda giù”.

“E la sua popolarità cresce, Di lei parlano (o si fanno ispirare) quasi tutti: John Cage, Truman Capote, Patti Smith, Lou Reed, Bob Dylan, Gregory Corso, Allen Ginsberg, Jasper Jones, Roy Lichtenstein, Norman Mailer, George Segal, Gore Vidal e al primo posto Andy Warhol, il suo scopritore. Nel giro della “factory” di Andy Warhol, però si fa sempre più strada Nico, Edie decide allora che bisogna cambiare aria. Se ne va, prende alloggio in un albergo, ma incendierà la sua stanza con una sigaretta accesa: probabilmente era fatta di droga al punto da non vedere il fuoco. La luce del suo successo si sta già spegnendo, ma Edie riesce a fare ancora un colpo straordinario: aggancia Bob Dylan, il più famoso cantautore americano. Dovrebbe fare l’attrice e la cantante per lui (firma addirittura un contratto), ma non canterà e non ballerà mai per Bob Dylan”.

“Nelle sue memorie Dylan negherà che fra lui e Edie ci sia stato qualcosa, ma rimane il fatto che lei è comunque l’ispiratrice di alcune delle sue canzoni più belle: “Like a Rolling Stone”, “Just Like a Woman”, “Leopardskin Pillbox Hat”. Quando Dylan le preferisce Sara Lowndes, Edie perde la pazienza e se ne va. Ormai la sua luce sta per spegnersi. Dopo Dylan si trova un fidanzato, ma sprofonda sempre di più nell’eroina. Il fidanzato se ne va perché, ammette, non è capace di gestire quella ragazza ormai preda delle droghe. A questo punto l’istinto spinge Edie a tentare di salvarsi: torna in California dalla famiglia. Finisce subito in diversi ospedali psichiatrici. Qui incontra l’ultimo amore della sua vita, Michael Post, si sposano nell’estate del 1971, ma ormai il suo tempo è scaduto. Quattro mesi dopo morirà stroncata da un’overdose di barbiturici. Non ha ancora trent’anni. E Edie va a allungare la lista degli americani giovani, belli, scomparsi ancora giovani: Marilyn Monroe, James Dean, Jim Morrison. Di lei resta poco: il gruppo The Cult scriverà una canzone “Edie (ciao baby)”. I Velvet Underground scriveranno invece “Femme fatale”. Poi ci sono gli undici film fatti con Warhol e un’infinità di fotografie, che la ritraggono bella come forse non è mai stata nessuna”.