Fukushima, le foto dall’interno della centrale un anno dopo lo tsunami

Pubblicato il 29 Febbraio 2012 - 07:52 OLTRE 6 MESI FA

FUKUSHIMA (GIAPPONE) – ”La situazione è molto diversa rispetto a un anno fa, ora è piuttosto stabile”. E’ il commento riassuntivo di Takeshi Takahashi, manager della Tepco a capo della disastrata centrale di Fukushima, incontrando nel bunker antisismico dell’impianto un pool di media stranieri, tra cui l’Ansa. Sul mantenimento dell’impianto, duramente colpito dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011, nello stato di ‘arresto a freddo’, come dichiarato lo scorso dicembre dal governo nipponico, Takahashi ha ammesso che “non è possibile dire che se le nostre attuali apparecchiature sono al riparo da rischi”.

L’incognita principale resta quella dell’evento catastrofale, “come terremoto e maremoto”, mentre il livello di attenzione, per altro verso, non deve mai diminuire. La centrale nucleare di Fukushima è oggi ‘aperta’ ai media per la terza volta in assoluto, ma questa volta in modo pressoché esclusivo a favore di quelli stranieri che hanno potuto visionare gli sforzi del gestore Tepco e del governo per portare sotto controllo la crisi nucleare più grave dopo Cernobyl.

A quasi un anno di distanza dal sisma/tsunami che devastò il nordest del Giappone, la regione del Tohoku, la situazione della struttura che ha fatto trattenere il fiato al mondo intero è lontana dall’essere risolta, pur tra i progressi descritti dall’Aiea, l’Agenzia atomica che fa capo all’Onu. Dopo la dichiarazione di stato compatibile con ‘l’arresto a freddò decisa a dicembre dal governo nipponico grazie alla temperatura nei reattori danneggiati ‘stabilmente’ ben al di sotto degli 80 gradi, è stata autorizzata da ultimo l’apertura dello spazio aereo fino a 3 km dall’impianto, la distanza ora considerata di sicurezza, molto meno della ‘no-fly zone’ precedente del raggio di 20 km, pari alla zona di evacuazione totale a livello di superficie per il rischio contaminazione.

I problemi all’interno della struttura – i reattori n.1-3 hanno subito la fusione parziale del nocciolo e il n.4 è stato seriamente danneggiato dalla forza dell’onda anomala di almeno 15 metri – non sono affatto finiti. L’Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica (Nisa) ha infatti rilevato, dopo un’accurata verifica dell’impianto di Fukushima, di aver trovato una decina di errori fatti dall’operatore Tepco che spaziano dalle modalità per le attività da svolgere in sicurezza fino alla sorveglianza delle condizioni di esercizio nello stabilimento. L’ispezione, di 19 giorni e la prima fatta sul capo dallo scoppio della crisi, ha preso di mira il sistema di circolazione dell’acqua di raffreddamento dei reattori, incluso un termometro rivelatosi difettoso e responsabile di apprensioni inutili all’unità 2 viste le temperature segnalate erroneamente al rialzo. Resta sempre difficile la situazione per i 3.000 ingegneri, tecnici e operai che lavorano senza sosta a Fukushima, malgrado l’allentamento della rigidità dei turni.

La morte per infarto avvenuta lo scorso maggio di un uomo di 60 anni, dipendente di una società edile subappaltatrice, è da collegare al super lavoro (il cosiddetto ‘karoshi’) svolto presso la centrale, ha scritto la stampa nipponica. E’ la prima volta, secondo il ministero del Welfare, che è stato riconosciuto il decesso di un lavoratore coinvolto nella crisi nucleare come risultato dello stress accumulato. Nel percorso di avvicinamento al J-Village, ‘la Coverciano del Giappone’ diventata base di coordinamento delle operazioni nella crisi di Fukushima, ai limiti dell’area off-limits, la prima tappa con tre colleghi tedeschi è a Hitachi, città di 200mila abitanti nella prefettura di Ibaraki, una novantina di km dal punto di ritrovo.  E’ qui che nel 1910 il visionario Namihei Odaira fondò la Hitachi, la conglomerata ora tra i colossi mondiali del nucleare e che ha realizzato negli Anni ’70 il reattore n.4 di Fukushima.

A seguire le foto Ap/LaPresse all’interno del reattore a quasi un anno di distanza: