Christy Mack, pornostar violentata da fidanzato: scalpo, stupro in doccia FOTO e VIDEO CHOC

Pubblicato il 15 Novembre 2014 - 21:35| Aggiornato il 18 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Un campione di arti marziali, specialità MMA, mixed martial arts, Jonathan Paul Koppenhaver, nome d’arte “War machine“, macchina da guerra, è comparso davanti a un giudice del tribunale di Las Vegas, nel Nevada, Las Vegas, Melanie Andress-Tobiasson. Sul suo capo pendono 34 capi d’accusa, tra cui il tentativo di omicidio, violenza sessuale più o meno riuscita e il rapimento della sua fidanzata, la porno star Christy Mack, al secolo Christine Mackinday. Rischia di passare in carcere il resto dei suoi giorni.

Movente: la gelosia. Scena, la casa di Christy Mac a Las Vegas. Secondo il fratello di Koppenhaver, War Machine, separato da qualche mese da Christy Mac, era entrato in casa di lei e l’aveva trovata a letto con un altro uomo, Corey Rhomas, star in declino di reality show. Christy Mac nega e sostiene che erano entrambi vestiti.

Al processo, Koppenhaver era in stato di detenzione, con le catene alle mani e ai piedi che, riferiscono i cronisti della Fox, facevano un leggero rumore ogni volta che cambiava posizione sulla sedia, mentre Christy Mack raccontava il dramma, che stava per sfociare in tragedia, avvenuto l’8 agosto 2014: temeva che Koppenhaver avesse in pugno un coltello per ucciderla e fuggì di casa, nuda e sanguinante, per chiedere aiuto ai vicini.

In altra occasione aveva detto che aveva anche cercato di scalparla. Sulla violenza sessuale ci sono versioni discordanti. In una occasione Christy Mack aveva detto che War machine non era riuscito a violentarla, per “incapacità a performare”. Secondo la pubblica accusa, che ha chiesto di aumentare il capo di imputazione con un altro episodio di violenza sessuale, Koppenhaver stuprò Christy Mack una volta di più di quanto prima asserito dalla polizia.

Secondo il sito Tmz all’epoca dell’incidente, War Machine buttò Corey Thomas fuori della casa, fece denudare la donna e fare la doccia davanti a lui, forse per pulirla delle tracce del contatto con l’altro.

Poi, ha riferito Christy Mac, ebbe inizio il pestaggio, concluso con 18 ossa rotte attorno agli occhi, naso rotto, un dente mancante, una costola fratturata e fegato spappolato.

Nella testimonianza, Christy Mac ha detto di ricordare il sapore del sangue quando riprese conoscenza sul piatto della doccia che continuava a scorrere. Poi, mentre cercava di alzarsi, un calcio nell’addome la ributtava sul pavimento del bagno:

“Non potevo respirare, non ricordo come feci a uscire dalla doccia, ricordo solo che ero sul pavimento, nuda sul pavimento freddo”.

Mack ha pianto quando le hanno mostrato le foto delle sue ferite, anche alle gambe e alle natiche. Aveva, ha ricordato, tagli sulla testa, Koppenhaver  le aveva messo un coltello in un orecchio mentre la minacciava di morte.

Il coltello si ruppe mentre Koppenhaver le tagliava capelli e extention. Decise di scappare quando intese Koppenhaver che in cucina cercava nei cassetti un altro coltello.

“Tremo al pensiero di quello che le sarebbe successo se non fosse fuggita”, ha commentato il giudice Melanie Andress-Tobiasson.

Christy Mack ha risposto “yes” alla domanda se ci fosse stata violenza sessuale e a questo punto Koppenhaver ha iniziato a ridere. Il Pm ha chiesto alla corte di mettere agli atti che l’imputato “rideva e scuoteva la testa” e all’obiezione del difensore il giudice ha tagliato corto:

“L’ho osservato mentre rideva”.

Koppenhaver non ha deposto ma il suo avvocato, Brandon Sua ha detto che intende dichiararsi non colpevole.

Dopo l’episodio Koppenhaver fuggì. Fu catturato in un albergo di Los Angeles il 15 agosto. Aveva avuto modo di scrivere su Twitter due messaggi che poi cancellò:

“Lei è mia proprietà e lo sarà sempre”.

E ancora:

“ChristyMack ti amo e spero tu stia bene. Sono arrivato in anticipo per sorprenderti e aiutarti a prepararti per il tuo spettacolo. Non posso credere a quello che ho visto e non posso credere a quello che è successo”.

 

Il video del processo: