Guido Ceronetti: “Vecchi senza sesso barbarie”, prostituta degrada ma fa sognare

Pubblicato il 1 Aprile 2014 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA
Guido Ceronetti: "Vecchi senza sesso barbarie", prostituta degrada ma fa sognare

Guido Ceronetti e il sogno di una donna giovane

ROMA – La vecchiaia senza sesso è “una barbarie”, proclama, Guido Ceronetti, il raffinatissimo e mai omologato intellettuale torinese che dai suoi 87 anni ha affrontato più volte scabrosi temi di tabù sessuali.

La prima pagina di Repubblica gli offre un pulpito non scontato, visto l’abituale allineamento del giornale ai luoghi comuni della sinistra meno innovativa, per

“una proposta per diminuire l’aggressiva veemenza delle infelicità esistenziali”.

Scritto nell’epoca in cui dilaga il mantra dell’auto definito “rottamatore” Matteo Renzi, l’articolo di Guido Ceronetti, rigorosamente maschilista, ma forse per pudore, è un monito contro il conformismo.

“Si fa presto a diventare vecchi”,

ha avvisato Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, attraverso Maria Latella.

La legge è scritta nella natura, meno drammatica quando la morte era diffusa da guerre epidemie mala nutrizione o semplice vecchiaia. Oggi la scienza e il progresso hanno fatto saltare i parametri, la vita si è allungata del doppio e i vecchi sono diventati un peso, che i figli non vedono l’ora muoiano o si chiudano in convento.

Guido Ceronetti dà voce ai quei tanti vecchi che non ci stanno e non pensano proprio a ritirarsi, anche se, da buon torinese, si contorce un po’: paga il dovuto all’ipocrisia che vede il male nella prostituzione: non è un rimedio alla solitudine sessuale dei vecchi, sostiene, e degrada l’uomo più della donna. Poi però chiude con una invettiva nientemeno che a Buddha, il cui concetto portante è: meglio una puttana che la castità.

Studioso dei classici, Guido Ceronetti parte da Sofocle, che definisce così il

“dramma della vecchiaia e del suo potere magico, che si paga a caro prezzo”:

«La più grande sciagura per un uomo è una lunga vita».

Ceronetti prima elabora:

“Vecchiaia è brutto, vecchiaia protratta è ininterrotto soffrire fino alle peggiori degradazioni di esseri più o meno innocenti. E oggi sono moltitudine. E in Italia più numerosi che altrove.

Poi però scopre, sotto la cenere e la neve, il fuoco:

“Là, dove si gioca a scacchi interminabilmente la partita perdente con la Morte, qualcosa d’indecifrato, di coniugante cielo e terra, di rivelatore d’essere, si nasconde”

e rivendica per i vecchi un ruolo, non solo nella vita della società.

“Togli i vecchi da una città e ne fai una città morta. La loro terribile sofferenza la protegge. Metterli da parte, costringerli all’ozio, abbrutirli di TV e psicofarmaci è un crimine inodoro che attira il male”, costituisce uno “stupefacente esempio di barbarie medica, politica, sociale: la fabbrica dei giubilati, degli esclusi, dei frustrati del sesso, e dell’amore a sfondo sessuale, a partire da un’età prossima alla settantina, o ancor prima, fino alla spossatezza e alle disperazioni di quelli che la geriatria contemporanea non abbandona neppure al di là dei cento”.

Si tratta di una rivendicazione quasi sindacale:

“Per disabili e carcerati, in paesi civili, qualcosa si è mosso e si sta muovendo; ma per i vecchi-maschi, eterosessuali, coniugati o soli (quelli di cui posso conoscere meglio e condividere le sciagure della longevità) si muoverà mai qualcuno? […].

“Dal momento che già esiste nell’Europa non cattolica il servizio erotico volontario per i disabili, non dovrebbe essere fatto un passo successi- vo estendendolo a tutti i vecchi d’immaginazione vivace e di speranza morta? Le ierodule erano persone sacre che compivano un servizio presso tutti gli antichi templi d’Occidente come d’Oriente: si tratterebbe di far riemergere secondo una socializzazione d’anno Duemila, quella sacralità femminile, del corpo offerto liturgicamente per amore della Divinità, che certissimamente non è mai morta”.

Viene da chiedere: e le donne? Ma Guido Ceronetti sembra ancorato a una precisa visione del mondo, uomini e donne hanno funzioni diverse, contrapposte. Non a caso forse parla del

“cosiddetto istinto che acceca e spinge a procreare (cosa dall’utilità discutibile), piglia altre strade: si depura e spiritualizza, o si perverte e si maializza”.

Però attenzione, perché

“spiritualizzarsi non è rinunciare, e la maialità è spiegabile coll’indebolimento del controllo mentale. […] La persistenza del desiderio è madre d’infinite disperazioni, che per lo più non poche chiavi nei nostri sepolcri psichici tengono sepolte. Hillman nel suo mirabile saggio sulla vecchiaia raccomanda di mantenere viva l’immaginazione erotica: benissimo, ma poi come esci da quel tormento?”.

La risposta è tutta da Torino:

“Il ricorso alle prostitute non è certo un rimedio. La prostituzione degrada l’uomo, molto più della donna. Del resto le battone sono una specie in estinzione”.

Una volta Torino era invasa dalle prostitute, che stazionavano sui marciapiedi di Corso Massimo d’Azeglio fin dal primo mattino. Ma oggi ci sono i siti internet specializzati, tutto è più discreto e sicuro.

E poi alla fine non sembra che Guido Ceronetti sia così negativo su un’ora d’amore mercenario:

“Disse una volta Buddha a un monaco che, in città, aveva frequentato prostitute: — Era meglio per te mettere il tuo arnese tra le fauci di una tigre, piuttosto che tra le gambe di una donna! — E come maestro di salvezza non aveva torto: quelle gambe procurano un’estasi nirvanica di attimi, ma ahimè ti giochi là qualsiasi merito in vista di un Nirvana autentico che ti libererebbe dalla catena delle rinascite, supremo male.

“Però, caro Dottor Buddha, non siamo che poveri esseri mortali, e se ai denti di una tigre preferiamo le carezze compensatrici di una donna illegittimamente giovane — per il diritto di sognare — faremo di colpo scattare l’inesorabile, se la temiamo, punizione karmica? La sofferenza è umana, ma non siamo uomini soltanto per soffrire”.